NICOLA CUSANO VITA E OPERE
NICOLA CUSANO VITA E OPERE
Vita e opere
Niccolo Chrypffs nacque a Cusa presso Treviri in Germania nel 1401. Ebbe la prima educazione a Deventer dai “Fratelli della vita comune” che coltivavano l’ideale della cosiddetta devotio moderna e si ispiravano prevalentemente alla musica tedesca. Studiò ad Heidelberg, poi dal 1418 al 1423 a Padova, dove strinse una forte amicizia con Paolo Toscanelli. Si era indirizzato agli studi giuridici; ma avendo perduto il suo primo processo, si volse alla teologia e nel 1430 divenne prete. Nel 1432 fu chiamato dal cardinale legato Giuliano Cesarini, che era stato suo maestro a Padova, a partecipare al concilio di Basilea; dal concilio, che doveva fra l’altro decidere l’unione fra la chiesa latina e la chiesa greca, fu mandato in Grecia, donde ritornò in Italia con i pensatori e teologi greci più significativi del tempo. Potette acquistare così una grande familiarità con la lingua greca e con i classici greci e soprattutto conoscere direttamente quelle opere di Platone da cui trasse l’ispirazione fondamentale. Nominato cardinale (1448) e vescovo di Bressanone (1450), entrò in conflitto col duca del Tirolo Sigismondo dal quale fu tenuto in carcere per parecchi anni. Morì lontano dalla suo diocesi, in Umbria a Todi, nel 1464. La sua opera più importante è “ La dotta ignoranza”, alla quale seguirono numerosi altri scritti: Le congetture, L’idiota, La visione di Dio, Il gioco della Palla ecc.
La dotta ignoranza
Il punto di partenza del Cusano è una precisa determinazione della natura della conoscenza. Questa è da lui modellata sulla conoscenza matematica. La possibilità della conoscenza risiede nella proporzione tra l’ignoto e il noto. Si può giudicare di ciò che non si conosce solo in relazione a ciò che già si conosce; ma ciò è possibile soltanto se ciò che ancora non si conosce possiede una certa proporzionalità con ciò che si conosce. La conoscenza è tanto più facile quanto più vicine sono le cose che si ricercano a quelle conosciute. Da ciò deriva che quando quel che è ignoto e si cerca non ha alcuna proporzione con le conoscenze in nostro possesso, sfugge a ogni possibilità di conoscenza e non rimane che proclamare di fronte ad esso la propria ignoranza. Questo riconoscimento dell’ignoranza, questo sapere di non sapere, che Cusano ricollega alla sapienza antica di Pitagora, di Socrate, di Aristotele e alla sapienza biblica di Salomone, è detta “dotta ignoranza”
L’attegiamento della dotta ignoranza è l’unico di fronte all’essere come tale,cioè di fronte a Dio. Dio infatti è il grado massimo dell’essere e in generale della perfezione, è “ciò di cui niente può essere maggiore”. Dio è l’infinito; e tra l’infinito e il finito non ci può essere proporzione. L’uomo può indefinitamente avvicinarsi alla verità per gradi successivi di conoscenza; ma poiché questi gradi saranno sempre finiti e la verità e l’essere nel suo grado infinito, la verità sfuggirà necessariamente allo sforzo diretto a comprenderla. La verità nella sua assolutezza e nella sua necessità sarà sempre al di là della conoscenza. In talmodo, con questa teoria, Cusano rifiutava i tentativi compiuti dalla Scolastica del XIII sec. Di costruire una scienza naturale o razionale di Dio con gli strumenti della metafisica e della logica di Aristotele, ereditando le conclusioni più mature del pensiero del XIV sec., della scuola scolastica, soprattutto, che avevano messo in luce l’inadeguatezza della filosofia aristotelica per costruire una teologia come scienza positiva.
La conciliazione degli opposti in Dio.
Ma se Dio è al di là della ragione e delle sue capacita conoscitive vuol dire che Lui è oltre il principio di non contraddizione e quindi si trova in uno stato di coincidenza degli opposti. Noi che viviamo nel relativo e nel finito possiamo distinguere e contrapporre le cose, ad esempio il massimo e il minimo, la luce e le tenebre ecc. Ma nell’assoluto e nell’infinito ciò non può avvenire, poiché il concetto di massimo assoluto coincide con quello di minimo assoluto, esattamente come una luce infinita coincide con una tenebra infinita ecc. Casi tipici di tale coincidenza degli opposti, che possono aprirci uno squarcio sulla vita divina, li troviamo, secondo Cusano, nella matematica. Cusano cerca di giustificare tutto ciò con una distinzione platonizzante dei gradi della conoscenza: mentre i sensi e la ragione rimangono nel finito, nel cui ambito soltanto ha luogo la distinzione, la contrarietà e la contraddizione, l’intelletto, elevandosi all’intuizione dell’infinito, attinge la coincidenza del molteplice nell’unità assoluta della vita divina, sia pure soltanto nella forma della “congettura”, intendendo con questo termine di origine platonica “ un’affermazione positiva che partecipa, attraverso l’alterità, della verità come tale”. Con questa teoria, Cusano ha quindi voluto ribadire che la vita divina si svolge al di là dei limiti e delle contrapposizioni del mondo finito, e quindi al di là dei parametri umani di giudizio e di valutazione.
La nuova concezione dell’universo fisico
Il principio della dotta ignoranza porta Cusano ad una nuova concezione del mondo fisico, che prelude direttamente a quella di Copertino, Keplero e Galilei. Cusano nega in primo luogo che una parte del mondo, quella celeste, possegga una perfezione assoluta e sia quindi ingenerabile e incorruttibile. Per lui non sussiste la separazione tra sostanza celeste e sostanza composta dai quattro elementi, separazione che da Aristotele era passata a tutta la fisica medioevale. Tutte le parti del mondo hanno lo stesso valore: ma nessuna raggiunge la perfezione che è propria soltanto di Dio. Il mondo non ha un centro e una circonferenza, come Aristotele aveva supposto, giacche altrimenti fuori di questa circonferenza esisterebbe altro spazio, vuoto di realtà, mentre il mondo comprende tutto lo spazio e tutta la realtà. Il mondo ha il centro in tutto e la circonferenza in nessun luogo, giacche circonferenza e centro sono Dio stesso, che è dappertutto e in nessun luogo. Il mondo è privo di confini e di limiti, anche se non possiede l’infinità che è propria di Dio. Non essendoci un centro la terra non è al centro del mondo; essa si muove di un movimento che è circolare, sebbene non di una circolarità perfetta. È una “nobile stella” che ha luce e calore come le altre stelle. Un’altra stella è il sole, che ha la stessa composizione della terra, per quanto formato da elementi più puri. E nelle stelle possono esservi abitanti più o meno simili a quelli della terra. I movimenti che si verificano sulla terra come in ogni altra parte del mondo hanno lo scopo di salvaguardare e garantire l’ordine e l’unità del tutto. In vista di questo scopo, i corpi pesanti tendono alla terra e i corpi leggeri tendono verso l’alto; ogni movimento tende, per quanto è possibile, a quello circolare ed ogni figura tende ad avvicinarsi alla forma sferica.
La concezione del mondo usciva completamente rinnovata dall’opera di Niccolò Cusano. La quale riprende pure quella teoria dell’impetus che i filosofi della Scuola occamistica avevano formulato per spiegare il movimento dei celi e dei proiettili, negando il principio aristotelico che il motore deve accompagnare il mobile nella sua traiettoria e riconoscendo così quel principio di inerzia che è uno dei fondamenti della meccanica moderna.