LISIA VITA

LISIA VITA

La vita

Lisia nacque ad Atene intorno al 445 a.C. Da un ricco fabbricante di armi siracusano che da non molto si era trasferito al Pireo, su invito di Pericle. Non era cittadino ateniese ma meteco, tuttavia grazie alle sue ricchezze non indifferenti e alle sue conoscenze, fece sempre parte del giro delle famiglie bene e dei circoli culturali e mondani più brillanti della città. La prima tappa importante della sua vita fu Turi, la colonia panellenica dell’Italia meridionale, dove si recò ancora adolescente. Qui imparò la retorica, secondo l’impostazione pragmatica della scuola siciliana.

La disfatta della spedizione in Sicilia (416) lo costrinse a ritornare in patria. Ad Atene, nonostante la situazione critica in cui versava allora la città, visse nell’agiatezza e nella spensieratezza, tanto da sostenere tutte le coregie e dilettarsi di oziose esercitazioni sofistiche.

Questo lungo periodo di serenità ebbe un tragico epilogo nel 404 quando i Trenta, saliti al potere dopo la caduta di Atene, non esitarono ad additare come responsabili di tutti i mali i capi democratici militaristi e meteci che dalla guerra avevano tratto ingenti guadagni e organizzarono contro di loro una spietata caccia alle streghe. Lisia, già arrestato, riuscì fortunosamente a fuggire, il fratello Polemarco fu condannato a bere la cicuta.

Ad Atene Lisia rientrò l’anno dopo, combattendo con i fuoriusciti democratici, e per un momento, quando gli fu concessa la cittadinanza, gli parve di poter realizzare il suo sogno di di dedicarsi totalmente all’attività politica. Ma il clima cambiò subito. La rinata democrazia voleva la riconciliazione delle parti e, diffidente, mirava solo a restaurare la costituzione dei padri. Così a Lisia andò tutto per il verso sbagliato. Si scagliò con un’orazione contro Eratostene, uno dei Trenta e principale responsabile della morte del fratello, ma Eratostene venne assolto; il decreto di cittadinanza fu impugnato e revocato; non riuscì neppure a rientrare in possesso dei beni paterni requisiti dai Trenta.

Per vivere decise, allora, di fare il logografo. In questo campo per lungo tempo non ebbe riveli; divenne di nuovo ricco e, pur maturo, riprese la vita mondana, come lasciano intravedere i suoi amori con una certa Metanira. Si dice che abbia composto più di 400 discorsi; a noi ne sono giunti 34, quasi tutti interi. Di essi solo tre appartengono al genere epidittico, tra cui l’Olimpico, che, dopo i soliti tempi propri dei giochi panellenici, si chiude con un’infuocata esortazione a combattere contro i tiranni. Morì vecchio, in un anno imprecisato poco dopo il 380.

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