L’AVVENTURA D’UN POVERO CRISTIANO

L’AVVENTURA D’UN POVERO CRISTIANO

DI IGNAZIO SILONE

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L’avventura d’un povero cristiano è l’ultima opera letteraria di Ignazio Silone, pubblicata per la prima volta nel 1968.

Il testo, scritto in forma teatrale, riprende e conclude idealmente il percorso narrativo di Silone: in esso si ritrova il tema fondamentale del rapporto fra l’individuo e la Chiesa, che si esplica nella figura emblematica di Papa Celestino V. Il periodo di pubblicazione del libro coincide con la fine del periodo delle guerre mondiali e con la conseguente rinascita occidentale; occorre ricordare il profondo coinvolgimento dell’autore nei moti politici dell’epoca, in particolare nella corrente del comunismo. Il testo vuole quindi fornire una reinterpretazione attualizzata della burrascosa vicenda di Papa Celestino V, il Papa del Gran rifiuto che, dopo un certo periodo di pontificato, rinunciò alla carica per tornare a condurre una vita normale. Con questo romanzo Silone vinse il Premio Campiello nel 1968.

Struttura dell’opera

L’opera di Silone si può idealmente dividere in diverse macrosequenze narrative. La prima di queste, che occupa il primo dei sei capitoli di cui si compone il testo, si occupa di introdurre il personaggio di Pietro (il futuro Papa Celestino) e alcuni suoi compagni di predicazione, evidenziando gli aspetti salienti della personalità di ognuno; la seconda macrosequenza, che occupa i capitoli secondo e terzo, tratta dell’elezione a Papa di Celestino e delle varie peripezie che lo porteranno infine a rinunciare alla carica suprema; la terza ed ultima macrosequenza, infine, conclude la vicenda con la descrizione dell’ultimo anno di vita di Celestino e dei suoi inutili tentativi di sfuggire al successore Bonifazio VIII – si tratta dei capitoli dal quarto al sesto.

Analisi

Il tempo della narrazione non ha un andamento regolare ne L’avventura d’un povero cristiano: la prima e soprattutto la terza sequenza abbondano di sommari e omissioni, mentre nella seconda l’autore preferisce attenersi in maniera più decisa alla cronologicità degli avvenimenti narrati. Silone preferisce estraniarsi completamente dal racconto, e si pone come un narratore esterno alla vicenda che si limita a riportare le parole dei personaggi (narratore eterodiegetico ma non onnisciente).

Le indicazioni temporali e spaziali sono abbastanza precise: il racconto copre un arco di circa un anno, dal maggio del 1294allo stesso mese del ’95 o poco oltre, e si svolge fra i paesi natali dei frati amici di Papa Celestino, il palazzo papale a Napolie il Gargano, ove Pietro si rifugerà dopo il “gran rifiuto” per cercare di trovare scampo da Bonifacio VIII. Lo spazio, nel romanzo, non ha un particolare valore simbolico; va riconosciuto però in generale che gli spazi aperti sono il luogo della discussione con gli amici e della libertà (il Gargano, l’Umbria), mentre negli spazi chiusi si assiste all’ipocrisia e all’imprigionamento morale di Pietro nelle consuetudini corrotte della Chiesa duecentesca.

Fra i personaggi distinguiamo infine fra Pietro (protagonista), il cardinale Caetani che diventerà in seguito Papa Bonifazio VIII (egli svolge il ruolo di antagonista insieme alla corruzione generale della Chiesa), i monaci e i fraticelli con cui si instaura un buon dialogo (aiutanti o comparse); ancora, svolgono il ruolo di comparse il Cerbicca, una bizzarra figura ricorrente del romanzo; l’aiutante militare del re Carlo II di Napoli; il segretario papale; il tessitore Matteo da Pratola e la figlia Concetta (aiutante); don Costantino (parroco di Sulmona). Per via della natura teatrale del racconto tutti i personaggi si presentano da sé, ed è compito del lettore delinearne un ritratto caratteriale in base ai loro comportamenti; raramente la loro presentazione è affidata ad altri personaggi.

Temi salienti

Il tema fondamentale dell’opera di Silone, come già detto in apertura, è il rapporto fra il singolo individuo e la Chiesa: la figura di Papa Celestino V, che rifiuta un modello di vita giudicato empio anche se comunemente accettato al suo tempo, è un mezzo tramite cui l’autore vuole segnalarci una filosofia di vita da seguire. In questo senso il romanzo va interpretato entro il contesto più ampio dell’attività politica condotta da Silone.

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