L’ADDIO DI ETTORE AD ANDROMACA
L’ADDIO DI ETTORE AD ANDROMACA
L’ addio di Ettore ad Andromaca
Ettore guardando il bambino sorrise in silenzio, intanto Andromaca gli s’avvicinò piangendo. Gli disse: “ il tuo coraggio ti ucciderà, tu non hai compassione del tuo figlio così piccino e di me che presto sarò vedova, gli Achei ti balzeranno tutti addosso uccidendoti. Meglio per me morire, poichè senza di te non avrò altro che sofferenze. Il padre mio l’ ha ucciso Achille Glorioso, annientò la città ben popolata dei Cilici, Tebe dalle alte porte; dunque uccise Eetione,
pur senza spogliarlo delle armi, ma lo mise sul rogo insieme alle arni ben lavorate, e sopra versò un tumulo di terra; intorno a questo piantarono gli olmi
Tre volte, accostatisi qui, hanno tentato i migliori intorno ad entrambi gli Aiaci e al glorioso Idomeneo e intorno agli Atridi e al valoroso figlio dì lideo:
o gliel’ha detto qualcuno che bene conosce i responsi divini, oppure li ha spinti e guidati il loro animo stesso». A lei a sua volta diceva il grande Ettore dall’elmo ondeggiante: «Preme certo anche a me tutto questo, donna; ma provo
tremenda vergogna di fronte a troiani e troiane dai pepli fluenti, se come un vile m’imbosco al riparo della guerra; ne cosi mi detta il mio cuore, perche imparai ad essere prode sempre e fra i troiani a battendomi in prima fila,
per fare onore alla splendida gloria del padre mio e di me stesso. Cosi qualcuno dirà: e sarà per te nuova pena, in mancanza d’un uomo capace di strapparti alla vita di schiava. Ma morto piuttosto mi copra la terra gettatami sopra, prima ch’io senta il tuo urlo, oppure ti sappia rapita!». Detto così, Ettore splendido tese le braccia a suo figlio: ma si voltò indietro il bambino piangendo sul petto alla balia dalla bella cintura, spaventato alla vista del padre, perche ebbe timore del bronzo e del cimiero crinito, come lo vide oscillare pauroso giù dalla cresta dell’elmo. Risero allora di cuore suo padre e la nobile madre; subito l’elmo si tolse dal capo Ettore splendido, e lo depose per terra tutto scintillante; quando poi ebbe baciato e palleggiato in braccio suo figlio, disse rivolto in preghiera a Zeus e a tutti gli dei: «Zeus e voi altri dei, fate sì che mio figlio diventi anche lui, come già io, glorioso fra tutti i troiani, altrettanto forte e capace di avere Troia in potere;
e un giorno dica qualcuno: “è molto meglio del padre”, mentre ritorna dalla battaglia; e porti con se le spoglie cruente dopo aver ucciso il nemico, ne goda in cuore la madre». Detto così, rimise in braccio alla moglie suo figlio; quella lo prese sul petto odoroso insieme ridendo e piangendo; ne ebbe pietà il marito a vederla, la sfiorò con la mano, articolò la voce e disse: «Mia cara,
non affliggerti troppo in cuor tuo: nessuno contro il destino potrà sprofondarmi nell’ Ade; ma penso che nessun uomo sia sfuggito alla sortene un vile ne un valoroso, una volta venuto alla luce. Tornata dentro la casa, datti da fare con i tuoi lavori, con la tela e con la conocchia, e alle ancelle da’ ordine che attendano alloro; spetterà la guerra agli uomini, a tutti e
soprattutto a me quanti