L’ADDIO DI ETTORE AD ANDROMACA PARAFRASI

L’ADDIO DI ETTORE AD ANDROMACA PARAFRASI


Andromaca gli andò incontro e con lei andava la tata portando in braccio il bimbo piccolo e ancora ingenuo, figlio di Ettore. Ettore lo aveva soprannominato Scamandrio, ma il popolo lo chiamava Astianatte in onore di troia. Egli sorrise in silenzio guardando il bambino: ma Andromaca gli andò vicino piangendo, gli prese la mano e gli disse: Oh, miserabile il tuo coraggio sarà motivo sarà motivo della tua morte, non hai pietà del tuo piccolo figlio, e di me che presto diventerò vedova, perchè i Graci ti uccideranno balzandoti addosso: sarebbe meglio che io morissi perchè sernza di te non avrò nessuna gioia ma soltanto dispiaceri: Io non ho più padre e madre. Il coraggioso Achille l’ha ucciso ed ha distrutto la città dei Greci, e Tebe delle alte porte; egli uccise mio padre ma non gli tolse le armi perchè ne ebbe compassione, lo fece bruciare con la sua armatura e lo sepolse; le ninfe montane figlie di Zeus piantarono olmi sopra la sua tomba. Avevo sette fratelli, che furono uccisi dalle frecce del veloce e coraggioso Achille, tutti in un solo giorno, moentre pascolavano i buoi e le pecore. Mia madre regina di Placo fu uccisa da Artemide dopo aver pagato un riscatto ad Achille per essere lasciata libera. Per me tu sei l’unica persone che ho; rimani a casa e non rendere tuo figlio orfano e me vedova, ferma l’esercito in prossimità del coprifuoco dove il muro è più accessibile e più facile assalire la città. Ettore allora che aveva un elmo in testa disse: Anche io penso a tutto questo ma mi vergognerei davanti ai troiani se resto come un vile lontano dalla guerra. Non vorrei che tutto questo accada ma ho imparato ad essere forte a combattere in mezzo ai troiani, procurando a me stesso e a mio padre grande gloria. Io so bene che verra un giorno in cui la sacra città di troia con il suo re Priamo e il suo popolo morirà: in quel momento io non soffrirò così tanto per il popolo, per mia madre, mio padre e per i miei fratelli che cadranno sotto la mano dei nemici, ma soffrirò per te che sarai fatta prigioniera da qualche acheo che ti trascinerà via piangendo: allora vivrai ad Argo e sarai costretta a tessere la tela e a portare l’acqua alle sorgenti greche: e questa sarà una vita difficile per te. E chi ti vedrà piangere dirà: Ecco la sposa di Ettore il più forte guerriero dei troiani quando lottava per la sua patria. Per te sarà una cosa straziante perchè sarai senza l’uomo che ti avrebbe potuto tenere lontano dalla schiavitù. Spero di morire prima di sentire le tue grida di aiuto. dicendo così Ettore tese le braccia al suo bambino, ma questo si ritirò sul pestto dell’ancella impaurito dall’aspetto del padre, e spaventato dal cimiero piumato che stava in cima all’elmo. Sorrisero il padre e la mare, Ettore si tolse l’elmo el posò in terrà, poi baciò il figlio e lo sollevò tra le braccia e pregò tutti gli dei: “Zeus e voi tutti dei fate che mio figlio cresca come me e che si distingua fra i troiani per la sua forza e regni su ***** e fate che un giorno si dica molto più forte di suo padre”. Quando tornerà dalla battaglia porti i corpi dei nemici uccisi e ne possa essere felice sua madre”. Dopo che ebbe detto così dette il bambino ad Andromaca; lei lo strinse a se e sorrise piangendo; Ettore si commosse a guardarla e le disse: “Misero è il tuo destino, nessuno può mandarmi nel regno dei morti. non c’è umano che può evitare il suo destino”. Dopo aver detto così accompagnò sua moglie a casa e, vedeva le ancelle piangere che sapevano che non l’avrebbero più visto in quella casa.


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