LA POESIA ERMETICA

LA POESIA ERMETICA


L’etichetta ermetismo indica un gruppo di poeti operanti a Firenze negli anni ’30-’40. Ciò che caratterizza questo gruppo è il loro linguaggio ed il loro stile oscuro e misterioso che rendeva il tutto di difficile comprensione quindi “ermetico”. Il termine ermetismo deriva da “Hermes Trismegisto” un mitico personaggio cui venivano attribuiti testi filosofici magici e religiosi (testi ermetici) ritenuti antichissimi, di ardua decifrazione e depositari di segreti. Il nome quindi fu adoperato in senso dispregiativo dal critico Francesco Flora nel suo saggio “La poesia ermetica”.

La poesia ermetica, secondo alcuni studiosi, fa la prima prova in Italia nel 1916 e domina il panorama letterario nel periodo fra le due guerre, comunque non fu un’esperienza esclusivamente italiana. Precursori della scuola ermetica sono considerati per la complessità della struttura poetica dei loro testi, Ungaretti e Montale, ma l’Ermetismo va in realtà ristretto ad un gruppo di giovani poeti operanti a Firenze, uno dei centri culturali più vivaci del primo Novecento.

Gli ermetici poterono inoltre contare su critici militanti di primo piano (Carlo Bo ed altri) che pubblicarono e recensirono molti testi poetici e i più importanti contributi critici dei protagonisti.

QUADRO STORICO

Il periodo è quello tra le due guerre; dopo le esperienze delle avanguardie in tutta Europa si assiste ad un riavvicinamento alle esperienze decandentistiche e simboliste europee. In Italia l’Ermetismo coincide con le esperienze storiche della 1°guerra mondiale, del dopoguerra e il fascismo. La realtà del dopoguerra proponeva ulteriori motivi di crisi, di inquietudini e di dubbio fino ad arrivare al fascismo. L’esperienza ermetica, sviluppatasi durante gli anni del fascismo, in un clima di chiusura intellettuale, ha dato origine a contrapposte interpretazioni: c’è infatti chi ha visto nell’isolamento degli ermetici una posizione di distacco dai problemi politico – sociali e un tacito consenso al fascismo, e chi invece considera quell’esperienza una forma di “resistenza passiva al regime” a cui non era possibile opporre alternative, non potendo appunto contestare apertamente il regime.

POETICA ED IDEOLOGIA

Questi poeti, al di là delle loro caratteristiche individuali, si riconobbero per comuni intenti e finalità e attraverso uno stile e un linguaggio legati da evidenti affinità. La poesia ermetica tende ad enfatizzare la parola e a caricarla del massimo significato anche allusivo: tecnicamente punta allo sfruttamento delle capacità evocative della parola, quindi si tende all’essenzialità, alla purezza della parola.

Nella poesia ermetica si nota l’influenza dei decadenti stranieri (francesi maledetti), da Mallarmè a Valery, da Rimbaud a Verlaine, dove la poesia viene ricercata in piccole illuminazioni, frammenti ed attimi. Il linguaggio è scarno e difficile come quello decadente e simbolista; ridotto all’essenziale fatto prevalentemente di termini astratti, quasi sempre al plurale, con frequente abolizione degli articoli e in genere dei legami logico sintattici, inoltre si ricorre all’uso dell’analogia e della sinestesia (“l’urlo nero”), di metafore ardite e di libere associazioni di immagine, spesso di difficile comprensione. Il tono dominante è di attesa e di stupore, sospensione temporale ed ambiguità volutamente ricercata. Si predilige l’uso di termini colti e rari sfruttati dal punto di vista metrico su settenari e endecasillabi, metri nobili della tradizione italiana, e le forme brevi e chiuse, come il sonetto.

GLI ESPONENTI

La produzione ermetica della poesia si articolerà in diversi modi da Ungaretti, Montale, Quasimodo ma anche con Gatto, Solmi, Betocchi, Bigongiari e molti altri. Questa poesia diventa per i poeti strumento di indagine e di esplorazione del reale di pari dignità rispetto alla filosofia e alla scienza. Tutto questo attraverso un linguaggio enigmatico cifrato le cui chiavi di comprensione sono esclusivamente in possesso dell’autore del testo che rifiuta di appoggiarsi alla tradizione. L’ermetismo è comunque circondato da una realtà storica e sociale molto particolare. Non si può dimenticare che molti si schierarono durante il fascismo per il regime, come Ungaretti, o, al contrario, come Montale che firmo per il manifesto degli intellettuali antifascisti, mostrando sin dall’inizio la propria volontà d’opposizione. Poeti come Pavese e Pasolini rimproverarono agli ermetici il distacco dalla storia e dalla società del Novecento. Questi due poeti si dedicarono ad una dimensione poetica descrittiva e narrativa della guerra.

Ungaretti durante la propria esperienza in guerra scrisse “San Martino del Carso”, Montale per confermare il suo distacco storico- sociale compose la lirica “Non chiederci la parola”. Quasimodo pronunciò la sua condanna contro la guerra ed i regimi nazi-fascisti attraverso la lirica “Alle fronde dei salici”, mirando alla fine della guerra.

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