La fondazione di Roma

La fondazione di Roma

Geografia

Il Latium vetus, ovvero antico Lazio, era un territorio inospitale e malsano coperto di paludi, spesso vittima di violente inondazioni del Tevere. Nell’età anteriore a Roma era abitato da tribù italiche di pastori ed agricoltori, discendenti della stirpe villanoviana, che presto si unirono a formare la popolazione dei Latini; così facendo potevano garantirsi una maggiore protezione nella pianura del Latium vetus alquanto indifesa da barriere naturali. E’ possibile dunque far risalire il proverbiale “DNA bellico” dei Romani a questa antica popolazione sempre pronta ad unire le forze contro assalti nemici.

Con l’aumento demografico i confini del Lazio di allargarono fino al Tevere, barriera difensiva ma anche importante punto strategico per il controllo delle strade.

Gli storici considerano come il primo insediamento romano un antico centro abitato dell’età del ferro (precisamente IX-VII sec a.c.) sulla vetta settentrionale del colle Palatino (in prossimità del Tevere ma non sulle sue sponde).

La Leggenda

Gli storici greci credevano che la fondazione di Roma fosse collocata poco dopo la caduta di Troia (XII sec. a.c.) mentre per gli annalisti romani la data oscilla tra il 758 e il 728 a.c.

Secondo la tradizione più nota, quella della leggenda che gli stessi Romani tramandarono ai propri figli, Roma venne fondata il 21 aprile del 753 a.c. -giorno della festa in onore di Pales, dea della pastorizia- da Romolo e Remo e dal fratricidio compiuto da Romolo nei confronti del fratello, indocile alla sua autorità: delitto che peserà, secondo molti autori latini, come una sorta di “peccato originale” del popolo romano, e che sarà creduto fonte delle ricorrenti guerre civili.

Numerose sono le leggende nate con la costante espansione dell’impero al fine di nobilitare le origini di Roma, parzialmente dimenticate ma innegabilmente rurali, a partire da Enea che, scappato da Troia, giunse nel Lazio ospitato da Evandro nella sua reggia del Palatino;in seguito al duello vinto ai danni di Turno (re dei Rutuli) Enea poté sposare Lavinia e fondare Roma (secondo altri Lavinio). Poichè però la fondazione di Roma cronologicamente si colloca nel VIII sec a.c., rimane un lungo periodo vuoto dalla caduta di Troia; perciò furono inseriti i re di Albalonga come dominatori della città di Enea fino all’intervento di Romolo.

Quindi i due gemelli sarebbero figli della vergine vestale Rea Silvia e del dio Marte; Rea Silvia era a sua volta figlia di Numitore, re di Albalonga, la città -secondo questa versione rivisitata della leggenda- dell’antico Lazio fondata da Enea. Dopo otto generazioni da Enea dunque salirono al trono di Albalonga Numitore ed Amulio, quest’ultimo però uccise l’altro e risparmiò solamente una dei suoi figli, Rea Silvia, costringendola però alla verginità dell’ordine delle Vestali. Malgrado ciò Marte la mise incinta e nacquero i due gemelli, immediatamente abbandonati dal despota in balia del Tevere.

A questo punto intervenne la famosa salvifica lupa, secondo altri una donna così soprannominata per la lascività dei costumi.

Teorie Storiche

Quanta verità ci sia in queste leggende non ci è dato di saperlo per certo, tuttavia è possibile che Romolo e Remo fossero i capi di un piccolo gruppo emigrante (un centinaio di persone) distaccatosi dalla popolazione di Albalonga per cercare fortuna coltivando terre vergini oppure per scappare dalla legge della propria città; più semplicemente avrebbero potuto essere emissari del proprio governo mandati a sorvegliare la zona.

Le altre storie mitiche sul regno di Romolo, e in particolare quelle relative al ratto delle sabine e alla guerra contro i sabini guidati da Tito Tazio, indicano una precoce fusione tra i latini e le altre popolazioni laziali: la storia del ratto e della guerra scampata per volontà delle stesse fanciulle forse nasconde un accordo volontario di fusione tra le due stirpi conveniente dal punto di vista difensivo. Non è escluso inoltre che la leggenda sia stata inventata e tramandata dall’orgoglio romano per nascondere una conquista ad opera dei Sabini.

Comunque siano avvenuti i fatti i due popoli si unirono e Romolo e Tito Tazio decisero di governare insieme; fortunatamente poco dopo Tazio morì evitando eventuali e probabili guerre di supremazia.

Non mancano teorie secondo le quali siano stati gli stessi Etruschi a fondare la città di Roma, forse lo stesso Romolo era un etrusco visto che il rito con cui fondò la città apparteneva a quella popolazione: scavare un solco con un aratro trainato da un toro e una giovenca bianchi. Alcuni storici sostengono che la parola Roma derivi dall’etrusco(< “Rumon”, fiume) e che fu fondata da quel popolo quale stazione di smistamento e rifornimento per le loro linee di navigazione con il Sud, un piccolo presidio di marinai più che una vera città; forse la guarnigione costretta a badarvi considerava un castigo il loro compito.

Solo successivamente sarebbero giunti i Latini e i Sabini, interessati forse a commerciare con quella civiltà più evoluta la quale invece dall’alto della propria superiorità non avrà avuto alcun interesse a frequentare quei contadini così primitivi. Fu così che Latini e Sabini decisero di far fronte comune (mettendo in comune le donne, ad esempio), viste le reciproche somiglianze contrapposte alle profonde diversità degli Etruschi, dando vita alla stirpe dei Romani.

Una volta sviluppatisi ed affermatisi forse i Romani si vendicarono dei torti subiti dagli Etruschi sterminandoli e cancellando ogni traccia della loro influenza nella storia, tanto da negare le origini etrusche di Romolo e della stessa città; effettivamente oggi rimane molto poco della civiltà etrusca.

Indubbiamente i Romani considereranno sempre corruttrice e malata la civiltà etrusca, nonostante avessero appreso da essa molte tecnologie urbanistiche ed architettoniche come l’arco o il sistema fognario; imitarono inoltre la toga e l’uso della moneta. Ma la politica romana, almeno fino alla fine della Repubblica, rimase sempre quella di carpire il meglio di ogni popolo conquistato e rifiutare ogni possibile mollezza, preservando la severità dei costumi.

Nella tradizione vulgata la menzione delle tre tribù gentilizie (Ramnenses, Titienses e Luceres) come parti di una nuova comunità, suggerisce un’ulteriore ipotesi, quella che la civiltà romana sia sorta dall’integrazione di tre popoli: non solo quindi di Latini e Sabini, ma anche degli Etruschi.

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