il giorno il risveglio del giovin signore parafrasi

il giorno il risveglio del giovin signore parafrasi

-Di Giuseppe parini-


Parafrasi

  1. Giovin Signore, sia che il tuo sangue purissimo
  2. e divino discenda da una stirpe di nobili antenati,
  3. sia che i titoli comprati e le ricchezze accumulate
  4. dal padre parsimonioso in pochi anni
  5. per terra o per mare correggano
  6. in te la mancanza di sangue nobile,
  7. ascolta me, Precettore di amabili maniere.
  8. Ora io ti insegnerò come trascorrere
  9. questi noiosi e lenti giorni della vita, che
  10. sono accompagnati da così lunga monotonia
  11. e insopportabile fastidio. Apprenderai quali
  12. debbano essere le tue preoccupazioni
  13. al mattino, quali al pomeriggio, quali alla sera,
  14. se nel tuo oziare ti resta tempo
  15. di tendere le orecchie ai miei versi.
  16. Già hai visitato attentamente gli altari
  17. consacrati al piacere amoroso e al gioco d’azzardo
  18. in Francia e in Inghilterra, e ancora porti
  19. impressi i segni del tuo impegno:
  20. ora è tempo di riposo. Invano Marte ti invita
  21. alla carriera militare; perché è ben folle colui
  22. che si guadagna l’onore mettendo a rischio la vita,
  23. e naturalmente a te disgusta il sangue.
  24. i tristi studi della dea Atena ti sono
  25. meno odiosi: te li resero troppo avversi
  26. le lacrimose aule dove le arti
  27. più eccelse e le scienze, tramutate
  28. in mostri ed evanescenti, orridi fantasmi
  29. fanno eccheggiare sempre le ampie volte
  30. di urla di giovani. Ora per prima cosa
  31. ascolta in quali piacevoli abitudini il Mattino
  32. ti debba guidare con mano gradevole.
  33. Sorge il Mattino in compagnia dell’Alba prima
  34. del Sole, che in seguito compare enorme
  35. sull’estremo orizzonte e porta beatitudine
  36. agli animali, alle piante, ai campi e alle onde.
  37. Allora il buon contadino si alza dal caro letto
  38. che la moglie fedele e i suoi figli hanno intiepidito
  39. durante la notte; poi, portando in spalla i sacri
  40. attrezzi che per prime scoprirono Cerere e Pale,
  41. si dirige verso i campi spingendo avanti il bue
  42. che procede lentamente, e lungo il piccolo
  43. sentiero scuote dai rami ricurvi la rugiada che,
  44. come fosse una pietra preziosa, riflette i raggi
  45. del sole nascente. Allora si alza l’artigiano,
  46. e riapre la rumorosa officina, e torna ai lavori
  47. non terminati il giorno prima, sia se deve fare
  48. chiavi complesse da eseguire e serrature
  49. ferrate che assicurino i forzieri del ricco
  50. tormentato, sia se vuole intagliare gioielli
  51. e recipienti d’argento e d’oro, ornamento
  52. per una novella sposa o per una tavola.
  53. Ma come? Tu inorridisci e drizzi sul capo
  54. i capelli come un istrice pungente,
  55. al suono delle mie parole? Ah non è questo,
  56. Signore, il tuo mattino. Tu col sole calante
  57. al tramonto non ti sei seduto a consumare
  58. una povera cena, e non andasti a coricarti
  59. su uno scomodo giaciglio alla luce del fioco
  60. crepuscolo, come è costretto a fare l’umile popolo.
  61. A voi, prole di origine divina, a voi, adunanza
  62. di Semidei in terra, altro concesse il benigno Giove:
  63. e con principi e regole diverse è meglio
  64. che vi conduca per una strada differente.
  65. Hai protratto la notte fino a tardi tra le feste,
  66. i melodrammi teatrali, i patetici giochi d’azzardo;
  67. e infine, stanco, in una carrozza dorata,
  68. con il frastuono di calde e veloci ruote
  69. e lo scalpiccio di cavalli assai veloci,
  70. hai turbato per lungo tratto la serena aura
  71. della notte; e hai diradato le tenebre
  72. con grandi torce, così come quando Plutone
  73. fece rimbombare la terra di Sicilia
  74. da una costa all’altra con il suo carro,
  75. innanzi a cui splendevano le fiaccole
  76. delle Furie con capelli di serpenti.
  77. Così tornasti a casa; ma qui ti attendeva
  78. con nuovi impegni la tavola,
  79. che era ricoperta da cibi saporiti
  80. e vini inebrianti dei colli francesi o di Spagna,
  81. o di Toscana, o il Tokai ungherese
  82. a cui Bacco concedette una corona
  83. di verde edera, e disse: “Siediti, regina
  84. delle mense”. Infine il Sonno in persona
  85. ti rassettò i morbidi materassi, dove,
  86. dopo che ti fosti coricato, il servo fedele
  87. chiuse le tende di seta:
  88. e a te dolcemente ha chiuso gli occhi
  89. il gallo che di solito apre quelli degli altri

La struttura e lo stile

Lo stile e la finalità del poemetto sono strettamente intrecciati: all’intenzione pedagogica del testo si affianca infatti l’impostazione ironica (e talora sarcastica) del Precettore. Quest’ultimo infatti cela la propria indignazione sotto l’apparente celebrazione della frivola aristocrazia cui si rivolge; in realtà, dietro all’accettazione e, in certi passaggi, all’esaltazione delle abitudini meschine del “giovin signore” si percepisce chiaramente un accento di critica e di commiserazione per un’esistenza inutile e dilapidata nella noia.

Il mondo della mitologia classica (da Cerere a Marte, da Venere a Pale fino addirittura a Giove) è evocato solo per sottolineare l’artificiosità e l’intima corruzione della società aristocratica, che ha ormai perso ogni possibile funzione storica o sociale (tanto da vivere ormai rinchiusa in palazzi, corti e sale da ballo). Lo stile classicheggiante del poeta, rintraccabile anche nelle Odi (basti pensare a La caduta), contribuisce a questo effetto ironico. Il poeta utilizza spesso una sintassi elaborata ed ipotattica, un lessico ricco di latinismi ed arcaismi e fa abbondante ricorso a figure retoriche per descrivere le imprese – assai poco eroiche e degne di nota – del suo protagonista principale

Metro: endecasillabi sciolti.


 

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