GIOVANNA D’ARCO VITA

GIOVANNA D’ARCO VITA


Era ancora in corso la Guerra dei Cent’Anni che tra il XIV e XV secolo oppose la Francia dei Valois all’Inghilterra dei Plantageneti e poi dei Lancaster. Carlo VI di Francia era morto nel 1422 e il Delfino, Carlo VII, detto Re di Bourges, godeva di scarsa stima, mentre gli Inglesi, alleato con la Borgogna erano padroni di Parigi e di buona parte della Francia.

Era la notte tra il 5 e il 6 gennaio del 1412 quella che vide nascere Giovanna d’Arco nel piccolo villaggio di Domrémy, un distretto della Lorena, nei Vosgi.

In quel distretto un secolo prima il sinodo di Treves aveva condannato ogni genere di magia, sortilegio, stregoneria e scritti superstiziosi. Un secolo dopo la morte di Giovanna l’inquisitore Nicolas Remy si sarebbe vantato di avere messo a morte un centinaio di streghe provenienti proprio da quel distretto. Un segno di evidente peculiarità culturale di Domrémy è racchiuso nel fatto che per secoli i bimbi li nati prendevano il nome della madre e non del padre. Il villaggio della futura Pulzella d’Orléans, non fu certamente un luogo qualsiasi.

I genitori sono modesti contadini, il padre è un notabile del paese, la madre Isabella, donna molto religiosa, aveva fatto vari pellegrinaggi in luoghi santi. Giovanna cresce, come del resto i fratelli, dedicandosi ai campi, molto pia, generosa e analfabeta.

Alcune fonti storiche parlano di Giovanna come di una anoressica ante litteram, una creatura che mangiava pochissimo e che non aveva mai avuto le mestruazioni, che vestiva da maschio, aveva capelli di foggia mascolina.

A tredici anni, mentre pascola le pecore nel bosco di Bourlemont (luogo noto per essere ritrovo di fate) incomincia a sentire delle “voci”, accompagnate per lo più da una luce. Nei primi tempi queste voci si limitano a darle consigli sulla morale poi, le voci diventano corpi e Giovanna riconosce l’arcangelo Michele, santa Caterina e Santa Margherita. Le appaiono in ogni luogo e in ogni momento e le ripetono che il regno di Francia è in pericolo e che solo il suo intervento può salvarlo.

Non bisogna dimenticare che da sempre in quei luoghi circolava una profezia, attribuita al mago Merlino, secondo la quale una donna avrebbe perduto la Francia e un’altra l’avrebbe salvata. La donna che la stava perdendo è Isabella di Baviera madre di quel Carlo VII, il re che sarà contattato da Giovanna d’Arco, ritenuto bastardo per la scarsa moralità materna. Isabella, amante del cognato, intrallazzando a destra e a manca dopo la follia del marito, ovvero alleandosi prima con i Borgognoni poi con gli inglesi, poi di nuovo con i Borgognoni, escludendo dalla successione Carlo, e secondo i cronisti alimentando le voci del suo essere figlio del cognato e infine riconoscendo reggente e erede al trono di Francia l’inglese Enrico V, a cui era andata in sposa Caterina figlia sua e del marito legittimo, ha perduto la Francia, e le voci dicono a Giovanna che sarà lei a salvarla.

13 febbraio 1429

Giovanna parte dal suo paese per incontrare Carlo VII. Furono Robert de Beaudricourt e Jean Metz che le fornirono la prima armatura e il cavallo con cui compiere il suo viaggio. Partì col fratello Pietro, da due servi e due cavalieri alla volta di Chinon, dove risiedeva il Delfino e mandò a chiedere udienza. Giovanna non aveva mai visto Carlo VII e questi, quel giorno, non portava nessun segno che potesse distinguerlo dai nobili della sua corte, ciò nonostante Giovanna gli si inginocchiò di fronte senza esitazioni. Ebbero un colloquio privato al termine del quale Carlo VII usci come trasfigurato e ordinò che le venisse dato ciò che chiedeva: armi, cavalli, soldati, viveri. Tutto.

Ciò nonostante il Consiglio della Corona ritenne prudente mandare la Pulzella a Poitiers, per farla esaminare da un consesso di dotti: il confine tra Santa, Fata e Strega era netto, ma molto esile e se Giovanna doveva rappresentare la Corona bisognava esser certi di cosa fosse!

21 aprile 1429

Giovanna parte per Orléans su un bel cavallo bianco, chiusa in una splendida armatura, l’esercito la segue ammaliato, persino il maresciallo Gilles de Rais o l’ammiraglio Culan ne rimangono ammirati. Alla testa del suo esercito, Giovanna sgomina gli arcieri inglesi, considerati invincibili e libera Orléans pur rimanendo ferita da una freccia.

Non paga della vittoria, Giovanna convince il Delfino a recarsi a Reims per essere incoronato dal Vescovo Re di Francia. Questo avviene il 17 luglio dello stesso anno. Carlo VII, sentendo maturo il momento, decide di attaccare Parigi. Ma a Parigi le cose volgono al peggio e Carlo VII decide, nonostante le proteste di Giovanna di suonare la ritirata.

23 maggio 1430

Le “voci” avevano avvertito Giovanna di un pericolo imminente; fu Compiegne il luogo fatale che la consegnò, alla vigilia della festa dell’Ascensione della Vergine, alla soldataglia borgognone.

In seguito il vescovo di Beauvais, Pierre Cauchon, la vendette per 10.000 scudi agli inglesi. Giovanna venne trasferita a Rouen, piazzaforte Inglese, dove il vescovo Cauchon intentò contro di lei un processo per eresia.

Re Carlo, che tutto le doveva, non mosse un dito per liberarla, la dimenticò.

3 gennaio 1431

Inizia così il processo a Giovanna; le accuse rivoletele erano grossolane e poco dettagliate, non le venne nemmeno concesso un difensore.

Fu accusata di essersi vestita da uomo, “incurante di ogni verecondia e femminile pudore”, di aver ucciso a fil di spada, di essersi presentata come inviata di Dio, di aver offeso la fede cattolica negli atti e nelle parole: crimini che potevano condannarla come eretica o strega.

Secondo gli atti, a un certo punto la Pulzella firmò un documento di abiura, in cui negava le sue “voci” e prometteva di tornare ad abiti maschili. Ma in seguito tornò alle sue posizioni.

Se della breve vita di Giovanna si sa tutto, se del processo sono conservati i verbali, domande e risposte, negli archivi del British Museum, sulla sua morte non c’è nulla: manca il verbale relativo all’esecuzione, incartamento che si ritrova in tutte le esecuzioni per eresia. La Chiesa la ricorda il 30 maggio, data nella quale secondo le cronache del tempo “sarebbe stata bruciata o condannata ad esserlo”. Il pasticcio storico-leggendario è grande; secondo alcuni, infatti, la Pulzella viene sostituita prima di essere portata in piazza per essere bruciata.

Quel 30 maggio nella piazza di Rouen Giovanna arrivo dritta e fiera, scortata da 800 uomini armati. Non si sa con certezza se il boia ebbe dei riguardi nei suoi confronti, strozzandola o drogandola prima di legarla alle fascine, si racconta che le si inchinò chiedendole scusa per l’ufficio a cui l’avevano delegato la volontà di Dio e la giustizia degli uomini.

La lettura del Dispositivo di Sentenza la giudicò Eretica. La parola Strega non apparve poiché all’epoca i teologi non avevano ancora stabilita una netta demarcazione fra eresia e stregoneria.

Spento il rogo le ceneri vennero raccolte, ma si narra che vennero trafugate (o portate via con l’assenso prezzolato del boia) per liberarle nei luoghi ove Giovanna era nata, secondo un antico rito pagano che sottendeva al sacrificio del Dio incarnato.

/ 5
Grazie per aver votato!