ENEIDE CANTO VI TRADUZIONE

ENEIDE CANTO VI TRADUZIONE

Eneide, canto VI (vv. 752-759, 788-795, 798-800, 847-853)

Dixerat Anchises natumque unaque Sibyllam
conventus trahit in medios turbamque sonantem,
et tumulum capit unde omnis longo ordine posset
adversos legere et venientum discere vultus.
“Nunc age, Dardaniam prolem quae deinde sequatur
gloria, qui maneant Itala de gente nepotes,
illustris animas nostrumque in nomen ituras,
expediam dictis, et te tua fata docebo.

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Huc geminas nunc flecte acies, hanc aspice gentem
Romanosque tuos. Hic Caesar et omnis Iuli
progenies magnum caeli ventura sub axem.
Hic vir, hic est, tibi quem promitti saepius audis,
Augustus Caesar, divi genus, aurea condet
saecula qui rursus Latio regnata per arva
Saturno quondam, super et Garamantas et Indos
proferet imperium.

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Huius in adventum iam nunc et Caspia regna
responsis horrent divum et Maeotia tellus,
et septemgemini turbant trepida ostia Nili.

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Excudent alii spirantia mollius aera
(credo equidem), vivos ducent de marmore vultus,
orabunt causas melius, caelique meatus
describent radio et surgentia sidera dicent:
tu regere imperio populos, Romane, memento
(hae tibi erunt artes), pacisque imponere morem,
parcere subiectis et debellare superbos.”


Traduzione

Anchise aveva parlato e conduce il figlio e insieme la Sibilla in mezzo ai gruppi e alla turba risonante, e occupa un’altura da dove possa vedere tutti di fronte in lungo ordine e riconoscere i volti di quelli che passavano.

“Ora suvvia, ti spiegherò quale gloria attenda in futuro la prole dardania, quali discendenti dalla gente italica siano destinati, anime illustri che andranno nel nostro nome, e a te indicherò il tuo destino.

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Ora volgi qui (entrambi) gli occhi, osserva questa gente e i tuoi Romani. Qui (è) Cesare e tutta la stirpe di Iulo che verrà sotto la grande volta del cielo. Questo è l’uomo, proprio questo, che molto spesso senti esserti promesso, Cesare Augusto, stirpe divina, che fonderà di nuovo nel Lazio l’età dell’oro, sui campi regnati un tempo da Saturno, estenderà l’impero sopra i Garamanti (1) e gli Indi……………………………… Fin d’ora i regni del Caspio e la terra di Meozia (2) rabbrividiscono all’avvento di costui e si turbano trepidi gli sbocchi del Nilo dalle sette foci.

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Forgeranno altri più dolcemente i bronzi che respirano (lo credo davvero), trarranno dal marmo vivi volti, peroreranno meglio le cause e descriveranno con il compasso i percorsi del cielo e indicheranno gli astri che sorgono: tu, o Romano, ricordati di dominare i popoli (queste saranno le tue arti), di imporre le norme della pace, di risparmiare i sottomessi e debellare i superbi.”

(1) popolazione nomade del deserto libico.

(2) regione del mar d’Azov, presso la Crimea.

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