CULTURA E STORIA DEL 600

CULTURA E STORIA DEL 600

CULTURA E STORIA DEL 600


GALILEO GALILEI: “METODO INDUTTIVO“: attraverso questa metodologia di ricerca, la scienza acquista finalmente autonomia, liberandosi della filosofia, la quale offriva un’indagine aprioristica sulla realtà, senza andare alla ricerca delle prove e delle conferme. Il metodo induttivo si contrappose nettamente a quello deduttivo, che è stato proprio di Aristotele, il filosofo greco nato a Stagira, isoletta della Cicladi, nel 384 a.c. e morto ad Atene nel 322 a.c.

Con la ricerca di Galilei, si afferma, nel pensiero occidentale, il METODO INDUTTIVO. A differenza del metodo deduttivo o sillogistico di Aristotele, che partiva dalle premesse generali e universali per giungere al particolare, l’indagine di Galilei parte dal particolare, attraverso l’osservazione dei fenomeni, per giungere al generale e all’universale.

Queste le caratteristiche del metodo DEDUTTIVO, così come Aristotele le ha tramandate: “Tutti gli uomini sono mortali”. Socrate è un uomo (Socrate è mortale). Il metodo induttivo, prescindendo dal sapere cartaceo di Aristotele, si lancia all’osservazione dei fenomeni naturali e indagando su di essi, giunge a formulare delle leggi universali, valide per tutti gli uomini.

CONDANNA: già nel 1616 la Chiesa era intervenuta ma in modo morbido, per frenare gli entusiasmi di Galilei. In quell’occasione vi fu dell’indulgenza da parte del Pontefice, che amico del Galilei ì, non andò oltre un semplice richiamo. Gli atteggiamenti mutarono nel 1632, questa volta a causa di un comportamento spavaldo da parte dello scienziato pisano. Galilei pubblicando l’opera “DIALOGO SOPRA I MASSIMI SISTEMI DEL MONDO” ha apposto sul frontespizio del testo “L’ASSURDO DI VERITA” un nullaosta (timbro) che spettava solo alla Chiesa. Si trattava dunque di una condanna, quella inferta dall’istituzione religiosa a Galilei che non teneva affatto conto delle nuove scoperte scientifiche. Questa condanna avrà conseguenze gravi nell’evoluzione della cultura italiana dopo il 1600. Essa si avvierà verso un lento ma inarrestabile destino di decadenza, dal momento che è stato vietato alle nuove idee scientifiche di Galilei di circolare liberamente. Al loro posto la cultura italiana si vide costretta a rimpiazzare le teorie di Aristotele, alle quali i nuovi tempi avevano incominciato a non credere più.

  • Aprioristico: in filosofia e per est. nel linguaggio comune, assoluto, astratto, che prescinde dall’esperienza e da qualsiasi fatto o circostanza possibile.

“Proclamò l’autonomia” la ragione, vera ispiratrice della filosofia si spiega il mondo ricorrendo a formule astratte, sempre prive di prove. Propone una conoscenza del mondo aprioristica. La scienza al contrario, rinunciando a quanto vi è di astratto, cerca di conoscere la realtà ricorrendo a prove e verifiche. Solo dopo adeguate sperimentazioni la scienza può rivelare i suoi risultati. Dunque la conoscenza che essa offre intorno alla realtà è a posteriori.

CARTESIO: (1596-1650) è il filosofo che comporrà il famoso “Discorso del Metodo“, dopo sosterrà che la ragione rappresenta il principio 1° della conoscenza, solo attraverso essa, gli uomini riescono a produrre “idee chiare e distinte” per conoscere la realtà. Nasce da qui la corrente filosofica del razionalismo. E’ illuminista credente, secondo lui la ragione nel l’uomo non è prodotta dai sensi, ma è stata inculcata da Dio al momento della nascita. Si crea dunque nel l’uomo un dualismo: da una parte di materia, dall’altra l’idea (che si identificano con la ragione (cioè sono la stessa cosa)).

LOCKE JOHN (1632-1704): è uno dei filosofi creatori dell’empirismo: quella nozione di filosofia che assegna all’esperienza la fonte primaria di ogni conoscenza: secondo il filosofo, il nostro cervello al momento della nascita dell’uomo è una tuborla raso. Un foglio bianco. Solo vivendo e facendo esperienza, il nostro cervello riesce a conoscere e rielaborare i dati della realtà.

[è Pensiero laico e razionalista per chi dice che l’uomo conosce senza rapporti col divino, per chi sosteneva questo al tempo vi era la prigione per chi si allontanava dal Divino a alla Chiesa].

  • Si aggiunga a queste cause di natura politica, quel processo al Galileo nel 1632, che a detta della storiografia più autorevole, avrebbe causato la decadenza della cultura italiana in Europa. La Chiesa condannando Galileo, ha impedito alle sue idee di circolare sul nostro territorio, consentendo in questo modo un ritorno alle culture del passato, all’Aristotelismo, alla cui dottrina non credeva più nessuno. Le idee di Galileo, intanto trasferite in altri paesi europei, hanno costituito un buon terreno per gli studi successivi di Newton.

GLI INTELLETTUALI:

In Italia, presso gli intellettuali, è forte il sentimento di asservimento al potere. Quando questa obbedienza viene a mancare, allora per gli intellettuali non vi è che la strada dell’esilio, se volevano portare avanti i propri studi e le proprie convinzioni. Soltanto Galilei aveva cercato di opporsi a questo aut aut, all’obbedienza o alla libertà.

Lo scienziato Pisano, vicino ai Gesuiti, aveva cercato di dimostrare che le scoperte scientifiche non erano in contrasto o in contraddizione con la fede, ma rappresentavano un ulteriore conferma di quanto era stato rivelato nelle Sacre Scritture.

SCRITTORE:

Lo scrittore nel 1600 non orienta le proprie opere nella ricerca di alcune verità, della libertà, della dignità, ma mette il suo mestiere di intellettuale al servizio di coloro che gli commissionano l’opera. Scrive cioè per i gusti del suo pubblico.

Il termine BAROCCO ha avuto, sin dalla sua origine, un significato peggiorativo, in parte lo conserva ancora oggi. Secondo alcuni studiosi la parola BAROCCO deriva dallo spagnolo BARRUCCO e dal portoghese barrocco, che designerebbero il nome di una pietra screziata, dette scaramazze. Si tratterebbe di una pietra irregolare che si distingue, per questo, dal senso della regolarità. Dunque con questo termine si mette in evidenza la caratteristica di uno stile che si distingue in particolar modo dallo stile rinascimentale, che era sempre dominato dal senso della proporzione e dell’ordine .

Per altri studiosi, il termine BAROCCO rimanderebbe ad un modo di essere di certi ragionamenti che si richiamavano ad Aristotele. Da questo punto di vista, barocco significherebbe “artificio retorico”. Pare che, quali che siano le sue origini, il termine barocco abbia dato corpo alla letteratura della meraviglia, che è nata in seguito alle scoperte scientifiche del 1600, che rivoluzionavano le conoscenze rinascimentali. La scoperta che l’universo fosse infinito, e non concluso come sostenevano le tesi Copernicane, ha dato a poeti e scrittori del ‘600 un senso di smarrimento, un sentimento di meraviglia, che essi seppero esprimere, dando alla loro poesia forme strane e bizzarre, intese a meravigliare e a stupire il lettore. Da notare che il pubblico non era più quello delle Corti, ma era quello delle città, appartenenti alle classi borghesi, e per questo motivo il suo gusto pretendeva altre espressioni, altre forme letterarie.

BAROCCO E LETTERATURE

MANIERISMO: il manierismo, che per molti aspetti si è identificato in Italia con la letteratura barocca, è uno stile letterario che nasce dalla imitazione formale di un autore importante. Significa, per tanto, comporre alla maniera di.. . Notevole la corrente pittorica e scultorea di imitazione che è sorta all’indomani dell’esperienza artistica di Michelangelo Buonarrotti .

CONCLUSIONI:

I risultati del barocco non furono sempre omogenei nelle varie arti. Se in letteratura evidenziò cattivo gusto e conferì all’arte il vizio di cadere nell’artificio, nelle altre discipline, come nella musica, nell’architettura, nella pittura, nella scienza, registrò successi insperati. Quanto avvenne allora nella nostra letteratura non va addebitato allo stile barocco, ai suoi limiti oppure alle sue esagerazioni, va scritto piuttosto a una crisi morale e politica che aveva colto la società italiana all’indomani del trattato di Carteau-Cambresis che consegnava la nostra penisola alla dominazione spagnola e della Controriforma del 1563 che riportava inquietudine e regresso nel tessuto culturale italiano.

Basti pensare ai risultati artistici di un Monteverdi, tra i primi fondatori del melodramma in Italia, del Bernini e del Borromini in architettura, di Galilei nella scienza. Ben altro destino, che non quello capitato alla nostra letteratura, fu quello avuto dal barocco negli altri paesi europei. In questi autori come Calieron de la barca, spagnolo (1600-1681), William Shakespeare, un inglese (1564-1619), Miguel Cervantes (1547-1616), spagnolo, autore del famoso Don Chisciotte ; raggiunsero risultati poetici altissimi, fino a diventare dei veri e propri classici.

IL PRIMO SETTECENTO

IL RINNOVAMENTO CULTURALE E LETTERARIO ITALIANO

L’opera d’arte nel ‘700 ritorna al classicismo. Secondo gli autori, la poesia e la letteratura non devono soltanto dilettare il lettore, ma devono anche educarlo. Dunque, al dilettevole dell’arte Barocca, i letterati nel ‘700 vi aggiungono anche l’utile. In poche parole, l’opera d’arte deve educare divertendo.

GIAMBATTISTA VICO

Vico fu contro Cartesio, perché non accettava l’idea che solo la ragione fosse il principio primo di ogni conoscenza e di ogni azione. Il filosofo napoletano assegnerà il primo principio conoscitore dell’uomo all’interno del contesto storico.

Pur non subordinando tutti gli aspetti della vita alla ragione, egli vide nella ragione stessa lo strumento con il quale l’umanità si è sottratta al primitivo stato felino, in cui versava.

Vico, per meglio comprendere e far comprendere la posizione dell’uomo dalla condizione di fellinità allo stato civile, suddivise lo sviluppo dell’uomo in tre età:

  1. Età del senso; 2. Della fantasia; 3. Della ragione.

A queste tre età, egli fa poi corrispondere per spiegarsi lo sviluppo della conoscenza umana, altre tre fasi:

Egli farà corrispondere alla fase:

  1. Del senso: lo stadio in cui gli uomini conobbero gli eroi ed ammirarono le loro gesta;
  2. Della fantasia: il periodo in cui gli uomini conobbero i Re;
  3. Della ragione: lo stadio della completa emancipazione, l’età contemporanea quella in cui si è sviluppato il progresso della scienza .

Dunque, la storia dell’umanità, secondo Vico si sarebbe evoluta secondo l’età dell’uomo: infanzia in cui prevale l’istinto, fanciullezza in cui prevale la fantasia, tranquillità in cui prevale la ragione.

Queste ricerche avranno vasta risonanza nella cultura del Romanticismo.

Negli anni che vanno dal 1800-1850 circa, le concezioni intorno all’arte furono per sempre vichiane, si sostenne infatti che la poesia e l’arte, fossero una contestazione tipica dei popoli fanciulli, quando in realtà era ancora agli inizi.

Si disse infatti che la poesia fosse libera, e spontanea espressione del sentimento.

ARCADIA:

Gli arcadi, nell’intento di opporsi alla poesia artificiosa del Barocco, finirono per costruirne un’altra non meno ingegnosa.

Il ritorno alla schiettezza e alla semplicità, rimase soltanto un’ambizione del loro programma.

Essi, per descrivere la schiettezza e la spontaneità dei sentimenti, finsero di essere dei pastori, e perciò essi finsero di essere puri e semplici. Questi poeti dell’Arcadia non fecero allora altro, attraverso il loro rituale che trasferire i sentimenti e le passioni delle corti aristocratiche, nel mondo primitivo e ingenuo dei pastori. Dunque, un artificio come quello dei poeti barocchi.

PIETRO METASTASIO

In tema con l’Arcadia Metastasio trasferisce i drammi e i sentimenti della Corte nella mitica campagna dell’arcadia, che era abitata da poeti pastori.

LA LIBERTA’:

Questa canzone, per la sua limpidezza e per la scioltezza del verso, costituisce la miglior espressione poetica di Pietro Metastasio.

La lirica è composta da 14 strofe di settenari, e si può suddividere in due parti, grazie a un diverso contenuto.

Nelle prime sette strofe, il poeta capovolgendo la consuetudine della lirica d’amore, che vedeva nei contrasti, nell’impossibilità dell’innamorato di comunicare con la donna amata la sua più adeguata espressione, celebra l’indifferenza e la soddisfazione dell’amante che è riuscito a liberarsi dalla passione amorosa.

Nelle seconde sette strofe, Amore contravvenendo ai canoni delle poesie petrarchesche, anziché esaltare la sofferenza che è costata per liberarsi dalla passione amorosa, celebra ancora una volta la soddisfazione per non aver raggiunto la libertà da Nice, la donna amata.

TRADUZIONE: LA LIBERTA’

  1. Per merito dei tuoi tradimenti, finalmente sono libero, o Nice (il nome della donna deriva dal greco e significa “vittoria”): infine gli Dei hanno avuto pietà di me infelice.
  1. Sento che il mio cuore è stato liberato dalle catene d’amore, questa volta non sogno che la libertà.
  1. Si è spento l’antico ardore di un tempo e son tranquillo a tal punto che Amore non si finge in me atteggiamenti dietro cui nascondersi.
  1. Non diviene più che io diventi pallido, quando ascolto il tuo nome: quando ti guardo in viso, non mi batte più il cuore. Sogno, ma tu non sei più l’oggetto esclusivo dei miei sogni, mi sveglio e tu non sei il mio primo pensiero.
  1. Trascorro il mio tempo lontano senza desiderarti mai: sto con te e mi sei indifferente.
  1. Parlo della tua bellezza e non mi sento intenerire; penso ai torti da me subiti e non riesco a segnarmi.
  1. Non sono più confuso quando mi vieni appresso; posso parlare di te persino con il mio stesso rivale.
  1. Sia che tu mi guardi altezzosamente, sia che tu mi parli con dolcezza, il mio disprezzo è vano come la tua benignità; infatti le tue parole non hanno più su di me l’abituale dominio, i tuoi sguardi non riescono a penetrare dentro il mio cuore.
  1. Le cose piacevoli, la mia condizione di contentezza o di tristezza non dipendono più da te;
  1. poiché senza di te mi piacciono le cose piacevoli, le cose spiacevoli mi annoiano anche se sono con te.
  1. Ascolta se sono sincero: mi sembri ancora bella, ma non la più bella in assoluto: non ti offenda la verità;
  1. nel tuo bell’aspetto ora vi scorgo qualche difetto che prima mi sembrava bello. Quando spezzai lo strale d’amore che era penetrato dentro di me (confesso la mia vergogna) se ebbi l’impressione che si spezzasse il cuore ebbi la sensazione di morire.
  1. Ma per uscire dai guai, per no sentirsi oppresso, per riprendere il dominio di se, si può soffrire ogni cosa.
  1. Nel rischio, in cui gli è capitato di impigliarsi, l’uccellino lascia le piume per ritornare in libertà,
  1. poi in pochi giorni, rinnova le sue piume, diviene prudente per esperienza, e non si fa più ingannare. So che tu non credi domata l’antica passione,
  1. perché se continuo a parlare è perché non riesco ancora a tacere: quel naturale bisogno per cui ciascuno torna a parlare dei pericoli che a trascorso, mi spinge o Nice a parlare.
  1. Alla stessa maniera, il soldato dopo la feroce battaglia narra le ire trascorse, e mostra le sue cicatrici.
  1. Alla stessa maniera il prigioniero mostra le catene che trascinava un giorno.
  1. Parlo, ma non chiedo che tu mi presti ascolto; parlo, ma non ti chiedo se sei d’accordo
  1. Ma se sei tranquilla nel parlar di me. Io lasci una donna volubile; tu, perdi un uomo fedele: ma non so chi di noi due, si consolerà per primo.
  1. So che Nice non troverà più un’amante cosi fedele; so invece che è più facile per me trovare un’altra incostante (ingannatrice).

ESTETICA SENSISTICA:

E’ una concezione che svilupparono i letterati di ispirazione illuminista nel ‘700, secondo loro l’estetica d’arte deve ispirarsi ai sensi. A questa estetica ritornerà in particolare modo Giuseppe Parini, il quale per descrivere gli oggetti ricorrerà a una descrizione sensuale per rappresentarle.

Nel ‘700 si sviluppa la filosofia del materialismo meccanicistico destinata a contrapporsi nettamente alla filosofia dello spiritualismo dei cattolici. Abbandonata così la fede cristiana i filosofi ritengono che l’unica realtà sulla Terra sia la ricerca della felicità, del piacere.

Che attraverso questa interpretazione che la società europea settecentesca, svilupperà una concezione di vita epicurea fondata cioè sul piacere dei sensi.

PIACERE DEI SENSI:

Concezione secondo la quale l’arte deve recare piacere. (E si sposa sempre alla tesi del materialismo meccanicistico che trasforma tutto in materia).

I letterati italiani che si ispiravano all’illuminismo si sforzano di opporsi nettamente alla nostra tradizione classica. Essa prevedeva che l’opera d’arte dovesse educare divertendo, dovendo sostenere l’utile e il dilettevole. Con le nuove idee illuministe, queste tradizioni rischiavano di essere spazzate via. Ciò non è avvenuto perché gli intellettuali come il Vico e il Parini, cercarono di conciliare le opposte tesi, piuttosto che collocare una contro l’altra. Ne deriva che essi inserirono le nuove idee all’interno di una tradizione oramai consolidata.

GIUSEPPE PARINI:

Ha detta del De Sanctis, il maggior critico dell’800 letterario italiano, Parini è l’uomo nuovo della nostra letteratura. Colui che ha ridato dignità alla parola, caduta nel cattivo gusto dell’arte barocca prima e del melodramma dopo. Parini è colui che intende la letteratura e l’arte quale supremo magistero educativo, in grado di migliorare la società.

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