Cent’anni di solitudine

Cent’anni di solitudine

E’ un romanzo molto lungo e complesso, in cui ripongo le mie migliori speranze“. Così Marquez descrive al suo editore, Francisco Porrùa, il libro a cui sta ancora lavorando.
In effetti, non è un libro da leggere distrattamente: ogni pagina va pesata e capita per comprendere davvero il senso e le relazioni tra i diversi avvenimenti.

**Attenzione: di seguito viene rivelata, in parte, la trama dell’opera.**

Cent’anni di solitudine narra la storia di una famiglia, i Buendìa, attraverso sei generazioni. Tutte le vicende sono incentrate in un paese, Macondo, inizialmente del tutto isolato dal resto del mondo: gli unici contatti con l’esterno sono quelli con una tribù di zingari, forieri di strane invenzioni e notizie dal mondo, e, in particolare, con il loro capo Melquìades, stregone e profeta.

A partire dai capostipiti della famiglia, Josè Arcadio Buendìa e Ursula Iguaràn, tra loro cugini e quindi terrorizzati dalla paura di dare alla luce figli con una coda di maiale, il romanzo si sviluppa narrando le storie di un’infinità di personaggi (figli, nipoti e bisnipoti) con nomi sempre uguali. Qui sta una delle difficoltà del libro: riuscire a capire di chi si sta parlando e a inquadrare le relative vicende. I nomi più ricorrenti sono Aureliano e Arcadio e questi due nomi rispecchiano due caratteri  ben distinti: gli Aureliano sono personaggi caratterizzati dalla volontà di vivere in solitudine, sono riflessivi, introversi, mentre gli Arcadio sono personaggi violenti, irresponsabili.
Le donne hanno un ruolo molto importante nella storia e, a differenza degli uomini, hanno personalità ben distinte.

Il libro, come dal titolo, ha come riferimento temporale un secolo, ma nonostante un periodo di tempo così lungo, il tempo sembra congelato e non fa che ripetersi in modo ciclico. E, in effetti, la sensazione è di trovarci fuori da ogni tempo e dallo spazio, in un mondo fiabesco.

In realtà, è altrettanto chiaro il legame tra questi personaggi, le loro caratteristiche, la loro personalità, con il mondo latino-americano, ma nello stesso tempo i caratteri fondamentali sono riconducibili anche all’umanità intera.
E’ quindi un libro allegorigo, ma su più livelli, potendo identificare la storia con quella dell’America Latina (le guerre civili e l’influenza degli Stati Uniti), ma anche in senso molto più ampio con la solitudine e la decandenza dell’uomo moderno.

Cent’anni di solitudine può risultare un pò pesante, soprattutto all’inizio, ma una volta che ci si è abituati allo stile e si è entrati nella narrazione, cattura. E regala davvero qualcosa al lettor

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