ARTHUR RIMBAUD ALBA ANALISI

ARTHUR RIMBAUD ALBA ANALISI


Arthur Rimbaud

Alba

Una prosa poetica visionaria racconta un’esperienza irreale: alle prime luci dell’alba un fanciullo semi-divino si immerge nel risveglio della natura e delle cose, e vi si fonde.


L’autore

Arthur Rimbaud nasce nella cittadina francese di Charlesville nel 1854, da una famiglia benestante e affettivamente divisa. Dopo un’infanzia da bambino modello, secondo le direttive dell’inflessibile madre, manifesta nell’adolescenza spirito ribelle, fra rivolte, fughe e ritorni. Ha talento precocissimo: a 17 anni ha già scritto alcune delle sue più famose poesie, Vocali e Battello ebbro. Si reca a Parigi, dove conduce una vita all’insegna della trasgressione e della provocazione, incarnando la figura del “poeta maledetto”: sregolato, anticonformista, polemico, ma anche rabbiosamente autodistruttivo. A 20 anni ha già scritto tutti i suoi versi: decide di abbandonare l’arte, decretando implicitamente il fallimento delle sue ricerche poetiche. Inizia a viaggiare per il mondo facendo i mestieri più vari, in Africa si dà al commercio di prodotti coloniali e al traffico d’armi. Colpito da un tumore al ginocchio, nel 1891 rientra in Francia dove gli viene amputata la gamba. Muore poco dopo.

Illuminazioni

Raccoglie gli ultimi versi del poeta, scritti poco prima della sua partenza da Parigi. Il titolo è emblematico della sua poesia: per Rimbaud, infatti, il poeta è un veggente, che, a costo della sua sofferenza, giunge alle regioni interiori dell’ignoto, al mistero profondo della realtà. L’impegno del poeta è, soprattutto, nel trovare una lingua, una parola libera da logica e sintassi, capace di evocare attraverso le analogie e le associazioni il “deragliamento dei sensi”. Il poeta ha la parola, è un Creatore che può sfidare Dio. Illuminazioni porta all’estremo la ricerca di un linguaggio visionario e onirico: si sgretolano le forme poetiche e il verso è spesso sostituito da una prosa poetica. È totalmente negata la logica del discorso; la scrittura procede per immagini folgoranti, impressioni, allucinazioni. Il risultato è un testo spesso molto difficile: noi ti proponiamo uno dei componimenti meno ardui. 

Ho abbracciato l’alba d’estate.

Nulla si moveva ancora sul frontone dei palazzi. L’acqua era morta. Le zone d’ombra non lasciavano la strada del bosco. Ho camminato, ridestando gli aliti vivi e tiepidi, e le pietre preziose guardarono, e le ali si alzarono senza rumore.

La prima impresa fu, nel sentiero già pieno di freschi e smorti fulgori, un fiore che mi disse il suo nome.

Io risi al wasserfall biondo che si scarmigliò attraverso gli abeti: sulla cima argentea riconobbi la dea.

Allora alzai ad uno ad uno i veli. Nel viale, agitando le braccia. Per la pianura, dove l’ho denunciata al gallo. Nella grande città, ella fuggiva fra i campanili e le cupole, e correndo come un mendicante sulle banchine di marmo, io la incalzavo.

In cima alla strada, vicino a un bosco di lauro, l’ho avvolta nei suoi veli raccolti, ed ho sentito un poco il suo corpo immenso. L’alba e il fanciullo caddero in fondo al bosco.

Al risveglio era mezzogiorno.

(A. Rimbaud, Illuminazioni, trad. di I. Margoni, in Opere, Feltrinelli, Milano 1975)

note:

  • Nulla…morta.: Due immagini di immobilità assoluta. Forse lo scenario è Parigi, con i suoi palazzi e il suo fiume
  • ridestando…tiepidi: risvegliando il vento vivo per (il suo movimento e) il suo tepore. L’io lirico, dunque, come un giovane dio, infonde la vita: l’immagine si oppone a Nulla si muoveva, morta, ombra precedenti
  • le pietre preziose: metafora per le gocce di rugiada. Il verbo le personalizza
  • le ali: sineddoche per uccelli abitatori del bosco
  • wasserfall: termine tedesco che significa cascata. Qui, qualificato con l’aggettivo biondo, evoca una cascata di raggi solari fra le foglie degli alberi
  • si scarmigliò: si scompigliò. Il verbo è usato in relazione ai capelli: i raggi del sole, quindi, assumono l’immagine di capelli biondi che cascano fra gli alberi. Anche in questo caso assistiamo ad una personificazione di un elemento naturale
  • la dea: l’Alba, che rende argentate con la sua luce le cime degli alberi, viene divinizzata
  • Allora…gallo: l’io lirico solleva, toglie i veli che ricoprono Alba e la sua luce: ad ogni velo sollevato s’illumina il viale del bosco, la pianura; così il giovane dio può rendere manifesta al gallo – simbolo del risveglio – l’alba
  • e correndo…marmo: il paragone scopre la funzione dell’io lirico: nel suo inseguire l’alba, nel tendere a lei ed elemosinare da lei l’incontro, capiamo che non è un dio, ma una specie di sacerdote, capace di fare da tramite tre lei e il mondo.
  • lauro: alloro, pianta che nell’antichità era sacra ad Apollo e diventata poi simbolo dell’arte poetica
  • ed ho…immenso: l’io lirico raggiunta e colta Alba, la abbraccia e ne sente la vastità
  • L’alba…bosco: la caduta indica un abbandono totale e, insieme, la fusione, quasi in un abbraccio d’amore, fra il giovane dio e l’alba
  • Al…mezzogiorno: Il risveglio – da un sogno, da una visione? – segna l’assenza dell’alba (era mezzogiorno)

CHIAVI DI LETTURA

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Come in un sogno

Rimbaud riesce a creare un’atmosfera visionaria grazie alla personificazione degli elementi naturali, alle numerose metafore, alle allusioni. La sintassi è molto semplice, costruita soprattutto sulla brevità delle frasi: ognuna di esse è come un’illuminazione, una folgorante visione che aggiunge una nuova immagine.

…e interpretare

La divina Natura

Il testo evoca un’esperienza interiore profonda: è la fusione dell’io con la natura, colta nel suo aspetto più luminoso e profondo, un’alba estiva. È il tempo dell’inizio, il mondo ricomincia. La natura, allora, diventa vita, luce, divinità. L’io lirico riscopre in sé l’appartenenza al mondo naturale e, insieme, la condivisione della dimensione divina. Come un giovane dio, infatti, è capace di iniziare il giorno, di infondere il movimento, di dare voce ai fiori. Di “disvelare” la luce dell’alba e di abbandonarsi all’unione con lei.

Il poeta è Dio

Dietro le immagini che la lirica compone, cariche del simbolismo proprio di Rimbaud, possiamo scorgere un’allusione all’attività del Poeta. È come se ci venisse raccontato quello che Rimbaud chiamava “deragliamento dei sensi”, l’abbandono cioè della razionalità e della lucidità che il vero poeta opera, per cogliere il mistero della realtà, per giungere a ripetere con le sue parole l’essenza del mondo. È necessario immergersi nel mistero per poterlo vedere. Il vero poeta, grazie alla parola, diventa un nuovo dio, un creatore che attribuisce nome alle verità più nascoste. Nel giovane dio di Alba è difficile non vedere il poeta-dio: egli si immerge nella natura, la svela, la “denuncia” all’umanità. L’alba, quindi, è il mistero, la luce svelata, ma è anche la  vera poesia.

 

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