ARTHUR JOHN EVANS 1851-1941

ARTHUR JOHN EVANS 1851-1941

Storico ed archeologo inglese, pioniere delle ricerche sulla civiltà minoica, al suo nome è legata la scoperta del Palazzo di Cnosso sull’isola di Creta.

Prima di Creta
Arthur John Evans nacque a Nash Mills, Hertfordshire nel 1851. Suo padre, John, era un famoso numismatico e paletnologo inglese, che fu anche uno dei direttori del British Museum. Arthur John compì gli studi ad Harrow, prese una laurea in storia ad Oxford (1875) e si trasferì quindi a studiare a Gottinga. Nel 1884, tornato in Inghilterra, divenne curatore dell’Ashmolean Museum di Oxford, curandone l’ordinamento. Cominciò in questi anni ad interessarsi degli antichi sistemi di scrittura, maturando le sue cognizioni anche tramite i viaggi di studio compiuti nelle regioni balcaniche, in Grecia e in Sicilia.
Avendo notato delle somiglianze tra il sistema di scrittura geroglifico e quello cretese, il suo interesse si spostò su Creta, dove si recò nel 1893, acquistando un terreno presso Kephala, l’antica Cnosso. In quel momento forte era il fascino esercitato dalle splendide scoperte di H. Schliemann, conosciuto da Evans ad Atene nel 1883. E anche lo stesso Schliemann aveva progettato scavi a Creta, nello stesso terreno, poi non realizzati, con il fine di “chiudere le fatiche della …vita con una grande impresa, lo scavo dell’antichissimo palazzo preistorico del re di Creta a Cnosso, che io credo di aver identificato tre anni or sono”.

A Creta
Secondo la mitologia a Creta avrebbe regnato Minosse, il figlio di Zeus, re potentissimo, ricordato sempre solo con parole di gloria.
Evans cominciò a trovare immediatamente resti monumentali, che in breve si rivelarono pertinenti ad un palazzo esteso per più di 2 ettari. La pianta era simile a quella dei palazzi di Tirinto e di Micene, ma il fasto e la bellezza erano di molto superiori. Stanze, corridoi, cortili, muri, disposti secondo un’articolazione così complessa che ricordava veramente quella di un labirinto. Di quel labirinto la cui costruzione la mitologia attribuiva a Minosse, per dare dimora all’orribile mostro metà uomo e metà toro, il minotauro, a cui ogni anno erano destinati sette giovinetti e sette fanciulle come vittime sacrificali.
Sorprese la mancanza di fortificazioni nel palazzo, mentre affascinò la scoperta dei magazzini con gli orci colossali, decorati con motivi simili a quelli trovati a Tirinto, ancora posizionati uno accanto all’altro. E poi affreschi, sistemi di ventilazione, pozzi per i rifiuti, oggetti di ogni genere. E numerose iscrizioni ideografiche, con una scrittura tutta da decifrare.
In alcuni anni di lavoro Evans portò dunque alla luce non solo ciò che rimaneva di un antico palazzo, ma i resti di una civiltà completamente nuova, per la quale coniò il termine “minoica”, dal nome del re leggendario.
I risultati, ottenuti tramite una notevole capacità di riconoscere e valutare reperti archeologici provenienti da contesti diversi, furono esposti in The Palace of Minos. In quest’opera fondamentale Evans stabilì anche la nota divisione della cronologia egea in tre periodi chiamati Minoico Antico, Minoico Medio e Minoico Recente; ogni periodo è ulteriormente diviso al suo interno in tre sottoperiodi. Tale divisione cronologica è ancora considerata valida.
Evans condusse anche estesi e controversi restauri nel palazzo da lui scoperto. “Grossolani ripristini” che portarono alla ricostruzione integrale di “muri, scalee, colonne lignee”; “si ridipinsero” anche “intere pareti, creando nel vivo del venerabile monumento un irritante scenario da film storico” (M. Pallottino, Che cosa è l’archeologia, p. 240). Ma la popolarità di cui godettero all’epoca contribuì comunque a far conoscere la civiltà egea in Europa.
Secondo Evans la fine del palazzo fu violenta, improvvisa. Ne erano testimonianza le suppellettili abbandonate, le opere non finite, i segni di un’attività domestica improvvisamente interrotta. La causa fu individuata in un violento terremoto, uno dei tanti che scossero l’isola nel corso del tempo. “Solo la violenza di un simile cataclisma, che d’un tratto scosse e spalancò la terra ingoiando l’opera dell’uomo, potè distruggere il palazzo al punto che, sulle sue rovine, non furono ricostruite che misere capanne” (C.W. Ceram, Civiltà sepolte, p. 73).

Gli ultimi anni
Ereditato un cospicuo capitale, Evans si ritirò dopo il 1908 dagli incarichi pubblici. Proseguì le ricerche a Cnosso, lavorando contemporaneamente alla pubblicazione dei risultati degli scavi. Si ritirò definitivamente a Youlbury, presso Oxford, dove morì nel 1941.

Gli scritti principali di Evans
Through Bosnia and Herzegovina on Foot, During the Insurrection, August and September 1875, with an Historical Review of Bosnia (1876; 1877); Antiquarian Researches in Illyricum, I-II, III-IV, in Archaeologia, 48 (1885), pp. 1-105; 49 (1886), pp. 1-167; Cretan Pictographs and Prae-Phoenician Script (1895); Essai de classification des époques de la civilisation minoenne (1906); Scripta Minoa (1909);The Palace of Minos, I-IV (1921-35)

Fonte: http://www.treccani.it/scuola/dossier/2007/archeologia/biografie/evans.html

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