ANALISI DELL’OSTERIA E DELL’AMBIENTE CIRCOSTANTE CAPITOLO 6

ANALISI DELL’OSTERIA E DELL’AMBIENTE CIRCOSTANTE CAPITOLO 6

-PROMESSI SPOSI-


-E’ il tramonto di venerdì dieci novembre quando Fra Cristoforo raggiunge la casa di Lucia di ritorno dal colloquio al “palazzotto” di Don Rodrigo, il signorotto del paese al quale tutti dovevan inchinarsi e verso quali lui non doveva nulla a parte che col signor castellano spagnolo a cui per convenienza ricambiava l’inchino.

Il vecchio non sapeva ancora niente di ciò che i poveri promessi e la fidata Agnese, per la disperazione e lo sconforto, avevan tramato quella sera. Tonio e Gervaso si stavano recando con l’amico Renzo all’osteria del paese luogo di trame ed imbrogli la cui descrizione avviene solo attraverso i personaggi. E’ inoltre questo un “topos” ricorrente nel romanzo , punto di ritrovo di molti compaesani. Sull’uscio, “vi trovaron quel tale già piantato in sentinella”, è così che il Manzoni definisce il personaggio, uno dei tre bravi di Don Rodrigo mandati in spedizione per rapire la futura sposa. Questi viene lungamente descritto nell’aspetto e nella postura, a simboleggiarne la natura ed il carattere, elementi attraverso i quali non è necessario esplicitare la funzione dell’uomo (il cui modo di vestire, a mio parere curato e ricco : “berretto di velluto chermisi” e capelli terminanti in trecce non racchiuse in una reticella simbolo dei Bravi; simboleggia in questo caso la sua funzione di superiorità verso gli altri malviventi e nello stesso tempo di sottomissione rispetto a Don Rodrigo) a cui viene successivamente attribuito l’aggettivo “cariatide”; che richiama alla mente del lettore la precedente descrizione del palazzo del signorotto del paese in cui i Bravi di guardia all’entrata vengono malamente paragonati alle bestie raffigurate sul portone. Proprio a causa del suo aspetto Renzo capisce di chi si tratta, ma nonostante ciò, trovandosi in quel luogo per questioni più importanti, “ne schiva la questione”. E’ questa una prima descrizione statica dell’ambiente in cui i personaggi sembrano quasi essere descritti come tratti da un quadro in cui l’unico movimento è dato solo dallo spostamento degli occhi del brigante dei quali viene esaltato il “lampeggiare” del bianco e del nero delle pupille.

Da questo punto, in cui gli uomini sembran prender atto e camminare, la descrizione dell’ambiente si fa dinamica e si sposta all’interno dell’osteria in cui troviamo gli altri due fuorilegge intenti a giocare alla “mora”, gridando e “mescendosi”da bere. Tra i due e l’uomo all’uscio avviene uno scambio di occhiate e segni scorti da Renzo che non capendo cerca spiegazioni tra i visi familiari che però non sembrano ricambiare il segno ma mostrare invece un gran appetito. Appare e questo punto la figura dell’oste che chiede le ordinazioni.

/ 5
Grazie per aver votato!