ANALISI DELLA NOVELLA ROSSO MALPELO
ANALISI DELLA NOVELLA ROSSO MALPELO
TITOLO
Rosso Malpelo, novella di Giovanni Verga pubblicata in Vita dei campi (1880).
Per la Bio-biblografia di Giovanni Verga si veda in http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Verga
GENERE LETTERARIO
Novella d’ambiente, ma anche novella sociale.
“E’ uno dei capolavori del Verismo. In essa Verga descrive la realtà di povertà e sfruttamento delle
classi disagiate in Sicilia alla fine del XIX secolo, realtà che egli conosceva e che emergeva altresì
dalle inchieste del Regno d’Italia da poco formatosi (1861). L’opera è anche un ritratto, umanissimo
e di grande attualità, di un adolescente, condannato dai pregiudizi e dalla violenza della gente
all’emerginazione e ad una tragica fine”
(vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Rosso_Malpelo)
TIPOLOGIA DELLE SEQUENZE
Prevalgono sicuramente le sequenze narrative, anche se è molto forte la componente descrittiva; ci
sono alcune sequenze riflessive. Pressoché assenti le sequenze dialogiche (espresse con il discorso
indiretto libero).
FABULA – INTRECCIO
Fabula e Intreccio presentano spesso sfasature per la manipolazione dell’ordine cronologico dei
fatti, mediante l’uso di analessi e prolessi (nel finale).
STRUTTURA
1) Introduzione e presentazione del personaggio
2) Situazione iniziale e inquadramento dell’ambiente
3) Tre eventi complicanti: a) ritrovamento della scarpa del padre b) morte del Grigio c) malattia
di Ranocchio
4) Ripristino dell’equilibrio con la morte di Ranocchio
5) Soluzione finale e Conclusione con la scelta del lavoro pericoloso e la scomparsa nella miniera.
TRAMA (in http://it.wikipedia.org/wiki/Rosso_Malpelo)
Malpelo e la gente
Malpelo si chiama in questo modo perché nato con i capelli rossi: secondo le leggende popolari
sono segno di cattiveria, quindi tutti diffidano di lui e persino sua madre dimentica il suo nome di
battesimo. Non si fida del figlio, e quando torna a casa lo accoglie picchiandolo assieme alla
sorella maggiore. Si vergogna anche di farlo vedere in giro. Il ragazzo è forte e sano, ma è testardo
e aggressivo, e ama vendicarsi di soppiatto, prendendosi la colpa di tutto anche quando non c’entra
nulla, mantenendo sempre il suo stato di fiero orgoglio e disperata rassegnazione. Lavora con il
padre, Mastro Misciu Bestia, in una cava dove si estrae la rena a Monserrato. Costui è un uomo
mite, che si accontenta di sgobbare al posto degli altri pur di procurarsi il pane. Lui e il figlio sono
molto legati: Misciu è l’unico ad avergli mai dato affetto, e Malpelo, appena gli altri operai
deridono il pover’uomo, lo difende.
La morte di Mastro Misciu Bestia
Un giorno il padre deve terminare un lavoro preso a cottimo, per eliminare un pilastro dalla cava,
malgrado sia molto pericoloso. La sera tardi, mentre Malpelo gli sta dando una mano, mettendo al
sicuro il piccone, il fiasco del vino e quant’altro, il pilastro cade all’improvviso addosso al genitore.
Quando anche l’ingegnere e Zio Mommu lo Sciancato vengono a sapere della disgrazia, è ormai
troppo tardi perché sono passate tre ore e il Bestia è già morto. Nessuno invece fa caso al figlio,
che inutilmente scava nella rena lacerandosi le unghie nello sforzo di salvarlo. Da allora, dice
l’autore: Non volle più allontanarsi da quella galleria, e sterrava con accanimento, quasi ogni
corbello di rena lo levasse di sul petto a suo padre […] Dopo la morte del babbo pareva gli fosse
entrato il diavolo in corpo… Sapendo che era Malpelo, ei s’acconciava ad esserlo il peggio che
fosse possibile.
Ranocchio
Dopo qualche tempo, nella cava della rena viene a lavorare un ragazzino, piccolo e cagionevole,
che prima faceva il manovale, ma aveva avuto un incidente per cui si era lussato il femore. Per il
modo in cui cammina, lo soprannominano Ranocchio, e immediatamente diventa oggetto di sfogo
di Malpelo, che lo tormenta in cento modi: lo picchia, lo insulta, e se Ranocchio non si difende, lui
continua perché con la sua crudeltà vuole che impari a reagire. In realtà però Malpelo prova pietà
per lui, nonostante cerchi di nasconderla, e spesso gli dà la sua razione di cibo pur di non farlo
morire di fame, oppure lo aiuta coi lavori pesanti.
Il cadavere di Misciu
Una volta, riempiendo i corbelli, si ritrova una scarpa di Mastro Misciu Bestia, e alla notizia
Malpelo si fa talmente prendere dall’ansia di scoprire anche il corpo del padre, che devono tirarlo
su all’aria aperta, quasi come se stesse per morire di crepacuore. Dopodiché, va a lavorare in un
altro punto della cava per non vedere altro. Infatti il cadavere viene rinvenuto, e la madre di
Malpelo riesce a rimpicciolire i pantaloni e la camicia per adattarli a lui. Verga scrive: Malpelo se
li lisciava sulle gambe, quei calzoni di fustagno quasi nuove, e gli pareva che fossero dolci e lisci
come le mani del babbo, che solevano accarezzargli i capelli, quantunque fossero ruvide e callose.
Le scarpe, poi, le teneva appese a un chiodo sul saccone, quasi fossero le pantofole del papa, e la
domenica se le pigliava in mano, le lustrava e se le provava; poi le metteva per terra, …e stava a
guardarle… per delle ore intere, rimuginando chissà quali idee in quel cervellaccio.
L’aldilà
Quando un asino grigio muore di stenti e il carrettiere lo getta nella sciara[1], Malpelo, avidamente
curioso, trascina Ranocchio con lui a vedere i cani mangiarselo. Allora immagina che la civetta che
stride sulla sciara desolata si disperi per i morti che sono sottoterra, e che non può vedere. Secondo
lui, la morte è la liberazione di tutto, e per i deboli sarebbe meglio non essere mai nati. Ranocchio
invece gli spiega del Paradiso, il posto dove i vivi che sono stati brave persone vanno a riposare in
eterno. L’altro però non gli crede e gli dice: “Tua madre ti dice così perché, invece dei calzoni, tu
dovresti portar la gonnella!” Non molto tempo più tardi Ranocchio, il quale già deperiva da un po’,
si ammala di tubercolosi. Non va più a lavorare nella cava, e a nulla serve la minestra calda o i
calzoni di fustagno prestatigli da il Rosso, a nulla serve metterlo accanto al fuoco o pregare per lui.
Il giorno della sua morte, quando Malpelo va a casa sua e vede la mamma disperarsi, non capisce il
suo dolore per la perdita del figlio; crede che in famiglia le persone valgano solo per ciò che
guadagnano. Quindi immagina che la donna si lamenti perché ha sempre avuto un figlio così
malridotto, mentre la sua, di madre, non ha mai pianto per lui perché non ha mai avuto timore di
perderlo.
Gli ultimi giorni e la fine di Malpelo
La vedova di Mastro Misciu Bestia e la sorella di Malpelo si sposano entrambe e vanno a stare a
Cibali, chiudendo la porta di casa e abbandonando completamente il ragazzo. La sua fine avviene
in quella stessa cava, come per il padre, ma in modo diverso: Malpelo viene mandato ad esplorare
un passaggio sotterraneo, e sparisce misteriosamente per non tornare mai più. La novella si chiude
raccontando come i ragazzi della cava abbassino la voce quando parlano di lui nel sotterraneo, per
paura di vederselo spuntare davanti nell’oscurità, “coi capelli rossi e gli occhiacci grigi”.
AMBIENTE
Luogo principale in cui si svolge la storia è la miniera, con i suoi antri bui e tenebrosi, che
riflettono l’esistenza del protagonista.
TEMPO
Il contesto storico in cui si svolge la novella è indefinito. Anche il tempo della narrazione è
indefinito, con frequenti ricorsi ad espressioni come una volta, una sera, un tempo…. Il narratore
sconvolge l’ordine naturale degli eventi, tramite l’uso di espedienti come ellissi, sommari,
digressioni e prolessi.
PERSONAGGI
Il protagonista, Rosso Malpelo, viene presentato con una caratterizzazione diretta, approfondita in
seguito, indirettamente, nel rapporto con altri personaggi. Il narratore ne dà una caratterizzazione
fisica (brutto ceffo, sempre cencioso e sporco di sabbia), psicologica (torvo, ringhioso e selvatico)
e sociale (emarginato e vilipeso da tutti).
Frequenti sono i paragoni con gli animali:
lo schivavano come un can rognoso
Rosicchiava il pane bigio come fanno le bestie sue pari
Si lasciava caricare meglio dell’asino grigio
Mordeva come un cane arrabbiato
Lavorava al pari di quei bufali feroci
Rannicchiarsi col suo saccone come un cane malato
Egli era ridotto veramente come quei cani , che a furia di buscarsi dei calci e delle sassate da
questo e da quello finiscono per mettersi la coda fra le gambe .
Malpelo è un personaggio statico, anche se si avverte in lui il seme di un cambiamento interiore.
E’ una persona emarginata e denigrata dalla società in cui vive, chiamato così a causa dei capelli
rossi che, secondo le superstizioni dell’epoca, sono riconducibili alla sua presunta malignità e
cattiveria. Subisce violenze sia alla cava che in famiglia, dalla madre (“non aveva mai avuta una
carezza da lui, e quindi non gliene faceva mai”) e dalla sorella (“gli faceva la ricevuta a
scapaccioni”). Ben tre morti scandiscono la sua “educazione sentimentale” (il padre, il Grigio e
Ranocchio). Così, divenuto “saggio”, rovescia sui più deboli (Ranocchio e il Grigio), a fine
“pedagogico”, la violenza che riceve dai più forti. Nonostante questo Malpelo avverte, anche se
confusamente, che c’è la possibilità di un mondo diverso, al di fuori di quello in cui vive.
PERSONAGGI SECONDARI
Ranocchio, l’amico più caro di Malpelo
La madre e la sorella di Malpelo, che si ricordano di lui solo per la paga che deve portare a casa ed
in seguito neppure più per quella
Mastro Misciu, Bestia, il padre di Malpelo, l’unico familiare che lo comprendeva (è morto e il suo
personaggio vive solo nei ricordi di Malpelo)
Lo sciancato (zio Mommu), uno dei manovali
I compagni di lavoro di Malpelo, che lo emarginano e lo deridono
Il Grigio, l’asino da soma della cava, personaggio simbolico
Il carcerato
NARRATORE
Il narratore, esterno alla vicenda, è un osservatore impassibile e oggettivo (a focalizzazione
esterna) e si limita a registrare i fatti, che risultano ancor più crudi al lettore, proprio per l’assenza
di qualsiasi tipo di commento o intervento del narratore.
TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE
Verga utilizza un discorso indiretto libero, riferendo i discorsi e i pensieri dei personaggi
indirettamente, ma riportandone le stesse parole. Questa tecnica dà immediatezza al racconto,
conferendo crudo realismo alla scena. L’autore adopera uno stile denotativo, riportando fatti e
situazioni in modo oggettivo. Tuttavia è possibile individuare alcune similitudini, volte ad
assimilare il personaggio di Rosso Malpelo ad un animale o a una delle bestie da soma della cava.
Verga si serve di un linguaggio risultato dalla fusione di lingua italiana ed espressioni, elementi
sintattici, locuzioni, immagini e similitudini mutuati dalla parlata regionale siciliana. Il lessico è
costituito da vocaboli italiani o derivati dal dialetto, oltre a pochi termini veramente dialettali (in
particolare appellativi e soprannomi per es. Zio Mommu, Mastro Misciu). Viene impiegato il
lessico della miniera, oltre a termini riferibili all’area semantica delle sensazioni di dolore e di
disagio, ma anche vezzeggiativi e dispregiativi (usati in modo offensivo nei confronti di Malpelo).
Nel testo prevalgono periodi piuttosto lunghi, composti da proposizioni collegate per
coordinazione.
CONTESTUALIZZAZIONE
La Novella è chiaramente ispirata ai canoni veristi che conobbero larga diffusione nella seconda
metà dell’Ottocento. L’opera va inquadrata soprattutto da un punto di vista socio – economico –
politico, per comprendere appieno le sue tematiche: è il periodo della rapida industrializzazione, in
un paese fondamentalmente agricolo. Nel sud corrisponde alla crisi agraria ed all’inizio
dell’emigrazione.
TEMI TRATTATI
Sfruttamento minorile – Infanzia negata – Disumanizzazione