Analisi del Testo La Metamorfosi

Analisi del Testo La Metamorfosi

Analisi del Testo di Franz Kafka

FONTE:https://digilander.libero.it/rita.terracciano/analik.htm


Il risveglio di Gregor Samsa, “trasformato in un insetto gigantesco”, è presentato dal narratore eterodiegetico come un fatto del tutto naturale, che non altera le strutture storiche del racconto. E’ questa la caratteristica essenziale di un procedimento che pone su uno stesso livello fatti impossibili (ossia evidentemente irreali) e fatti possibili (in quanto obbediscono invece a una logica del reale), attribuendo loro un identico statuto di verosimiglianza e di credibilità, sul piano della logica narrativa (che non coincide più, ovviamente, con quello della plausibilità “realistica”). Il significato dell’operazione è evidente e, nonostante l’apparente conservazione delle forme della narrativa tradizionale, assume una portata rivoluzionaria: se l’assurdo e l’irreale penetrano così profondamente nella realtà, al punto di identificarsi con essa, la realtà stessa finisce per risultare come la dimensione più assurda e irreale dell’esistenza.

 

La “metamorfosi” del protagonista, indicata all’inizio come un dato oggettivo e impersonale, non muta la consistenza dell’ambiente circostante, che osserva inalterato il suo aspetto abituale. Nulla, oltre alla mostruosità della sua nuova condizione, appare cambiato attorno a lui:, né la cameretta in cui stava dormendo, né il resto della casa, da cui provengono le voci consuete dei familiari. Anche la percezione delle cose non suscita, in Gregor Samsa, un eccessivo stupore o reazioni disperate, come sarebbe stato facile attendersi, se il narratore avesse voluto sottolineare l’eccezionalità dell’evento e il suo radicale contrapporsi a ogni plausibile attesa. Dopo essersi chiesto “Che cosa mi è successo?”, il protagonista appare quasi distratto dalle circostanze esterne (il “campionario di stoffe” sparso sul tavolo, il “picchiettare” della pioggia sulle finestre); si augura quindi di poter riprendere sonno, per tornare poi, col pensiero, alla dura monotonia del suo lavoro, lasciandosi interamente afferrare dai problemi e dalle preoccupazioni di sempre. L’irreale e il reale, il mostruoso e il normale, vengono così livellati e uniformati, risolvendosi in un’unica dimensione relativa alla coscienza del soggetto, al suo modo di rapportarsi con la realtà.

Su tale base vanno cercate le motivazioni che giustificano le intenzioni dell’autore e le soluzioni stesse del procedimento narrativo. Gli “indizi” disseminati in queste pagine risultano, in proposito, particolarmente rilevanti. L’insoddisfazione del protagonista, che appartiene a una modesta condizione piccolo-borghese, è dovuta in primo luogo ad un lavoro che lo affatica e lo umilia, impedendogli di realizzare le proprie aspirazioni. Le sue frustrazioni sono dovute anche all’autoritarismo del principale, che schiaccia e reprime ogni volontà dei dipendenti, per l’abitudine di “mettersi in cattedra” e di parlare loro “dall’alto”. Il desiderio di sottrarsi a questa tirannia, cha annulla interamente la personalità (“L’avrei fatto cadere dalla sua cattedra!”), non fa che ribadire una soggezione priva di concrete e immediate speranze (la prospettiva di una liberazione è allontanata in un futuro “di cinque o sei anni”). La prigione in cui deve vivere Gregor è resa ancor più soffocante e insormontabile dal legame con i genitori, dei quali è costretto “pagare il debito” (è anche questa un’affermazione simbolica, che indica un altro motivo di inferiorità, se non un vero e proprio senso di colpa, provocato dalla famiglia).

Il principale non è solo “sordo”, ma anche implacabile, in quanto depositario di un potere feroce, che può funzionare come un’inquisizione o una forza di polizia minacciosa e impietosa. Di qui l’ossessione della “sveglia” e la paura di essere in ritardo, propria di chi è soffocato dagli impegni e diventa preda del trascorrere del tempo; ma è ugualmente impossibile fingersi malato, di fronte a un’organizzazione sociale che perseguita e condanna inesorabilmente ogni anche minima infrazione alle leggi che regolano il sistema (tanto più quanto il precedente comportamento dell’individuo è stato corretto e irreprensibile).

L’intervento dei familiari completa il quadro che abbiamo tracciato. Le loro voci simboleggiano l’assedio psicologico al quale è sottoposto Gregor, che, “barricandosi” nella sua cameretta, rende fisicamente percepibile l’immagine della prigione, come spazio della sofferenza, ma anche come sola possibilità si rifugio e fuga, di fronte all’ostilità del mondo e della stessa casa. Alle parole sollecite e preoccupate della madre e della sorella, che sembrano mettere avanti il ricatto degli affetti, si sovrappongono quella del padre, che bussa “debolmente ma col pugno” (simbolo della violenza e della forza), alzando immediatamente la voce (“gridò”, “tonò con voce più profonda”). La figura del padre corrisponde così a quella del principale, in un angosciante accumulo di repressioni e inibizioni che ha la sua origine nella cellula dell’ambiente familiare, per estendersi poi alle strutture incombenti e annichilenti dell’intera società. La cameretta diventa allora il luogo più propizio della regressione, così come regressiva è la trasformazione di Gregor in insetto, che lo sottrae a ogni possibile relazione con gli ambienti e le persone della vita normale. Ma in questa “metamorfosi” si celano anche profondi sensi di colpa e la masochistica esibizione di un inguaribile complesso di inferiorità, se è vero che l’insetto è per lo più considerato come un animale immondo e repellente, che tutti possono calpestare e schiacciare. Kafka ha materializzato, in questo modo, gli angosciosi e tormentati percorsi di un incubo, offrendoci la chiave psicanalitica per la sua decifrazione; non a caso il protagonista scopre la sua nuova e orripilante natura dopo essersi risvegliato “da sogni tormentosi”, che rappresentano la vera genesi di questa straordinaria trasformazione.

Infine, questo racconto evidenzia la condizione di suicida di Gregor. Il tutto comincia quando, attratto dal suono del violino della sorella Grete, riappare tra i suoi familiari. Il padre per ricacciarlo indietro gli scaglia contro una mela che lo ferisce. Da questo momento in poi, Samsa non fa nulla per guarire della sua ferita, si astiene ostinatamente da ogni cibo, fino al punto di procurarsi la morte. A quel punto interviene la vecchia serva che, commiserandolo, lo getta nella spazzatura


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