WAR WORLD ORSOGNA

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ARCHIVIO FOTOGRAFICO

La battaglia di Orsogna venne combattuta tra il 2 e il 24 dicembre 1943 durante la campagna d’Italia della seconda guerra mondiale, lungo la Linea Gustav adriatica.

La battaglia di Orsogna si inserisce nel contesto delle operazioni militari condotte dall’Ottava Armata britannica – schierata sul versante adriatico – contro la 10ªArmata tedesca attestata in profondità lungo una serie di appostamenti difensivi appartenenti alla Linea Gustav.

A seguito dell’offensiva scatenata dal generale britannico B. Montgomery a fine novembre 1943 sul fiume Sangro con il V Corpo d’Armata, le truppe alleate si spinsero verso nord con l’obiettivo di raggiungere Pescara e la statale che da Avezzano porta a Roma. In tale contesto la 2ª Divisione neozelandese guidata dal generale Freyberg, alla sinistra del V Corpo, riuscì il 27 novembre a inoltrarsi oltre il fiume Sangro fino a liberare il 1º dicembre l’abitato di Castelfrentano.La veloce avanzata, favorita da un imponente appoggio aereo, sembrò aver frantumato definitivamente le linee tedesche su cui era appostata la 65ª Divisione di fanteria tedesca.


L’obiettivo dei neozelandesi era raggiungere Chieti in due giorni attraverso la statale che da Guardiagrele si collega a san Martino, proteggendo così il fianco sinistro del V Corpo che avanzava a nord più verso la costa adriatica.

Per raggiungere Chieti i neozelandesi avrebbero dovuto innanzitutto mettere in sicurezza il proprio fianco destro occupando la statale ortonese e liberando il paese di Orsogna. Il paese, posizionato su un ripido crinale, rappresentava uno straordinario punto di osservazione verso la valle nonché un’ottima postazione difensiva per le truppe germaniche. I tedeschi, consci di tale punto di forza, sebbene scossi dalla rapida avanzata alleata, riuscirono ad attestarsi saldamente lungo la linea difensiva Melone-Orsogna-Ortona.

Convinti, invece, che i tedeschi fossero ormai decisi a ritirarsi più a nord, i neozelandesi posticiparono l’attacco di ventiquattro ore, consentendo ai difensori di rafforzare le proprie difese all’interno e intorno al paese. Il piano d’attacco prevedeva l’impiego di sole due compagnie del 25º Battaglione di fanteria nella notte tra il 2 e il 3 dicembre. Il tentativo di conquistare il paese partendo da Colle Brecciarola, lungo la statale Orsogna-Lanciano, fallì bene presto grazie al contrattacco del 26º Reparto corazzato esploratori e del 26º Reggimento corazzato che riuscirono a mettere in trappola nella piazza principale la pressoché totalità degli effettivi neozelandesi. I diversi tentativi di raggiungere Guardiagrele aggirando Orsogna effettuati verso il bivio di Melone dal 22º Battaglione motorizzato, coadiuvato dal 18º Reggimento corazzato, furono bloccati dal II. Battaglione del 1º Reggimento paracadutisti tedesco.


Dopo un incessante bombardamento aereo che distrusse gran parte di Orsogna, il 7 dicembre i neozelandesi lanciarono l’operazione denominata in codice Torso. Il piano prevedeva l’impiego del 28º Battaglione Maori che avrebbe attaccato verso il cimitero cittadino da Colle Pascuccio e del 23º Battaglione verso la statale ortonese da Colle Sfasciata. Il 24º Battaglione avrebbe attaccato frontalmente il paese da Colle Brecciarola supportato dal 18º Reggimento corazzato. Il 23º Battaglione riuscì a conquistare il colle difeso dal II. Battaglione del 9º Reggimento granatieri tedesco ma non a inoltrarsi verso la statale. il 24° riuscì a spingersi verso l’abitato con due compagnie ma dovette a fine serata ritirarsi allorquando agli elementi posti a difesa di Orsogna si aggiunsero circa 80 uomini del III. Battaglione del 4º Reggimento paracadutisti, che di dimostrarono determinanti nel ricacciare le truppe neozelandesi dal paese. L’attacco maori ebbe alterne fortune: conquistato Colle Pascuccio, tre compagnie riuscirono a superare la statale ortonese conquistando il cimitero, per poi esserne scacciate verso la tarda serata da diversi contrattacchi del 26º Reggimento corazzato e del 9º Reggimento.

Il piano tattico della terza battaglia (nome in codice Florence) prevedeva – dopo un pesante bombardamento di artiglieria contro il paese e le circostanti postazioni difensive tedesche – ancora una volta una manovra aggirante sui colli a nord-est di Orsogna. Colle Sfasciata rappresentava l’ideale trampolino di lancio per un attacco volto a conquistare definitivamente la statale ortonese e da lì lanciare un assalto da tergo attraverso una cooperazione di fanteria e mezzi corazzati. Tra l’8 e il 14 dicembre i reparti del genio neozelandese lavorarono per migliorare le vie di comunicazione a favore dei carri del 18º e del 20º Reggimento che avrebbero dovuto risalire i ripidi pendii non soltanto fittamente minati, ma soprattutto completamente fangosi a cause delle pessime condizioni meteorologiche.


Il 21º battaglione riuscì a spingersi verso la statale e a posizionarsi oltre la linea ferroviaria che le correva parallela. Sul suo fianco sinistro anche il 23º Battaglione, nonostante le gravi perdite, si stabilì lungo la statale ortonese fino al cimitero in attesa dei carri. Prima del loro arrivo i tedeschi lanciarono da Arielli alle ore 5 e alle ore 9 del mattino due pesanti contrattacchi con fanteria e mezzi corazzati contro le posizioni mantenute dai soldati neozelandesi. Soltanto grazie al pronto intervento di alcuni carri del 18º Reggimento la situazione si ristabilì a loro favore. Nel frattempo fu tentato dal 20º Reggimento –senza l’aiuto della fanteria – una sortita dal cimitero verso il paese ma, sebbene alcuni carri riuscirono a infrangere le prime difese portandosi quasi a tergo del paese, la maggior parte di essi venne fermata dai cannoni da 88 mm tedeschi nascosti lungo la direttrice d’avanzata. Alle 3:15 del 16 dicembre i tedeschi lanciarono un terzo attacco da Arielli con mezzi corazzati e il III Battaglione del 6º Reggimento Paracadutisti (2ª Divisione) contro il 21º e il 23º Battaglione. La cooperazione dei fanti e dei carri del 18º e del 20º Reggimento anche in questo caso ebbe la meglio e i reparti tedeschi dovettero ritirarsi verso Arielli verso le 5 del mattino. Non ancora terminati gli scontri nel settore del 21º e del 23º battaglione, il 20º Reggimento corazzato con l’appoggio del 28° Maori si lanciò nuovamente all’attacco dal cimitero verso Orsogna. Questa volta i paracadutisti del 4º Reggimento si fecero trovare maggiormente preparati. La fanteria maori fu quasi subito costretta a terra per prendere riparo e i carri senza alcun tipo di difesa contro i cannoni e le armi anticarro tedesche non riuscirono a inoltrarsi come pianificato. Il 17 dicembre il 26º Battaglione con uno squadrone del 20º Reggimento corazzato cercò di penetrare da Colle Brecciarola dentro l’abitato, ma le profonde demolizioni lungo la direttrice d’avanzate, le mine anticarro e le pressoché inespugnabili postazioni tedesche all’ingresso dell’abitato impedirono qualsiasi tipo di infiltrazione di truppe neozelandesi.


Il piano della quarta battaglia (Operazione Ulysses) prevedeva di continuare l’avanzata verso i crinali a nord di Orsogna paralleli alla statale e di lanciare un nuovo attacco corazzato verso Orsogna dal cimitero. I tedeschi dopo la terza battaglia, mantenuto il possesso di Orsogna, avevano però lasciato la parte di statale di fronte a Colle Pascuccio e Sfasciata in mano neozelandesi ritirandosi ordinatamente sui crinali che i neozelandesi volevano occupare. Le pessime condizioni atmosferiche dell’inverno 1943, un terreno pressoché inagibile per i movimenti della fanteria e dei mezzi corazzati, unitamente alla stanchezza delle già provate truppe neozelandesi furono determinanti nel fallimento dell’intera operazione. L’abilità dei paracadutisti tedeschi non consentì ancora una volta di far procedere i carri neozelandesi verso il paese; l’unica conquista fu un crinale parallelo al torrente Arielli. Con la fine della quarta battaglia le operazioni militari ad Orsogna entrano in una fase di stallo che si interromperà soltanto nel giugno del 1944. Le truppe neozelandesi e ei paracadutisti tedeschi si sarebbero rincontrati nel mese di febbraio sotto le pendici del monastero di Montecassino.

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