VITTORIO ALFIERI BIOGRAFIA

VITTORIO ALFIERI BIOGRAFIA

VITTORIO ALFIERI BIOGRAFIA


Vittorio Alfieri nacque ad Asti, Regno di Sardegna, nel 1749 da una famiglia della nobiltà terriera piemontese.
Avendo perso il padre all’età di un solo anno, trascorse i primi otto anni della sua vita senza alcuna compagnia ad Asti, a Palazzo Alfieri (la residenza paterna).

Nel 1758, all’età di nove anni, entrò, per volere del tutore, lo zio Pellegrino Alfieri, nella Reale Accademia di Torino, dove restò fino al 1766; definì quel periodo nella sua autobiografia come “otto anni di ineducazione”, a causa dell’insofferenza per ogni forma di costrizione e dell’insegnamento pedantesco privo di stimoli. Nell’Accademia compì i suoi studi di grammatica, retorica, filosofia, legge. Venne anche a contatto con molti studenti stranieri, e proprio i racconti e le esperienze di questi ultimi, oltre alla voglia di sfuggire dalla grettezza del regno sabaudo e di ricercare orizzonti più vasti, lo spinsero a viaggiare attraverso l’Europa e a confrontarsi con le voci nuove della cultura europea. Uscì quindi nel 1766 dall’Accademia e intraprese i primi viaggi; visitò l’Italia da Milano a Napoli, sostando a Firenze e a Roma, nel 1767 giunse a Parigi dove conobbe Luigi XV che gli parve un monarca tronfio e sprezzante. Deluso anche dalla città, a gennaio del 1768 giunse a Londra e, dopo un lungo giro nelle province inglesi, andò in Olanda.

Tra il 1769 e il 1772, compì il secondo viaggio in Europa: partendo da Vienna, lasciata da indignato dopo aver visto il vecchio Metastasio, passò per Berlino, incontrando, con fastidio e rabbia, Federico II, toccò la Svezia e la Finlandia, giungendo in Russia, dove non volle neppure essere presentato a Caterina II, avendo sviluppato una profonda avversione al dispotismo.

Alfieri quindi esprimeva giudizi spesso taglienti e sdegnosi riguardo ai personaggi che incontrava, quasi come fosse rimasto deluso dalle sue aspettative; apprezzò invece gli spettacoli naturali, in particolare quelli offerti dagli stati scandinavi bagnati dal mare del Nord.

Rientrato in Italia nel 1772, rinunciò a ogni carriera politica e decise di dedicarsi completamente alla letteratura; per migliorare il suo italiano, dato che il francese era la lingua in cui per lui era naturale scrivere in quel momento a causa della sua provenienza, non solo lesse e rilesse i classici ma, come farà in seguito anche Manzoni, compì lunghi soggiorni in Toscana proprio per prendere confidenza con il fiorentino parlato.

Tra il 1775 e il 1782 stese le sue tragedie più celebri, tra cui il Saul, il Filippo, l’Antigone, La congiura de’ Pazzi e la Merope.

A Firenze, nel 1777, conobbe Luisa Stolberg, contessa d’Albany, con la quale strinse una relazione profonda e contrastata, che divenne definitiva dopo il 1780, quando la contessa si separò dal marito Carlo Edoardo Stuart, membro della famiglia reale inglese.

Nel 1778, dopo aver rinunciato a tutta la sua parte di patrimonio familiare, lasciò Torino e soggiornò brevemente a Roma, da cui successivamente fu costretto a fuggire per evitare lo scandalo della sua relazione con la Stolberg, essendo ormai divulgata la notizia.

Vagò quindi tra l’Italia, l’Inghilterra e la Francia, dove venne raggiunto dalla Stolberg che nel frattempo aveva ottenuto la separazione giuridica dal marito; raggiunsero insieme Parigi nel 1787 e lì restarono fino al 1782, vivendo in pieno gli anni della Rivoluzione Francese, salutata in un primo tempo con entusiasmo da Alfieri ma condannata duramente in seguito. Lasciata quindi anche Parigi, Alfieri con la sua compagna rientrò a Firenze, dove il poeta, oltre alla composizione di molte Satire e del Misogallo, si dedicò alla riscrittura della Vita, prima di morire, nel 1803.

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