VITA PIER PAOLO PASOLINI

VITA PIER PAOLO PASOLINI

VITA PIER PAOLO PASOLINI

Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975) è stato un poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo e giornalista italiano, considerato tra i maggiori artisti e intellettuali del XX secolo. Culturalmente versatile, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi anche come pittore, romanziere, linguista, traduttore e saggista, non solo in lingua italiana, ma anche friulana.


Pasolini nacque a Bologna nel 1922. Compie il suo apprendistato come sceneggiatore per Fellini – collabora ai dialoghi de “Le notti di Cabiria”, 1957 – e più ancora per Bolognini (“La notte brava”, 1959; “Il bell’Antonio”, 1960; “La giornata balorda”, 1960), Franco Rossi (“Morte di un amico”, 1960), Carlo Lizzani (“Il gobbo”, 1960). Debutta nella regia col superbo “Accattone” (1961): al centro della vicenda, sta quel sottoproletariato già protagonista di due suoi noti romanzi (“Ragazzi di vita”, 1955; “Una vita violenta”, 1959), estrema propaggine d’un universo contadino minacciato dall’imminente avvento del benessere.

Sono argomenti che torneranno, in modi più tradizionali, nel successivo “Mamma Roma” (1962), storia dell’impossibile riscatto tentato per il tramite del figlio da una non più giovane prostituta. Nell’episodio “La ricotta” (1963) e ne “Il Vangelo secondo Matteo” (1964), Pasolini si confronta poi con il tema della Passione: in chiave ferocemente comica nel primo, che gli costò non poche traversie giudiziarie; secondo un’ottica terzomondista nel secondo, che resta fra i suoi esiti più alti. Hanno struttura e trasognata cadenza di fiaba gli episodi de “La terra vista dalla luna” (1967) e “Che cosa sono le nuvole?” (1968): interpretati da Totò come il lungometraggio “Uccellacci ed uccellini” (1966), sono a quest’ultimo preferibili per la loro grazia e la capacità di sintesi di temi altrimenti complessi. Il prosieguo della filmografia pasoliniana si sposta, in forme vieppiù discutibili e regressive, verso i luoghi del mito: “Edipo re” (1967), “Teorema” (1968), “Porcile” (1969) e “Medea” (1970) sono lavori involuti e tormentati, sovente mossi da uno sterile e scomposto gusto della provocazione.

Più prolifico il ritorno alla dimensione favolistica della “trilogia della vita”: totalmente immersi in una dimensione edenica e prestorica, all’insegna d’una sessualità libera e naturale, “Il Decameron” (1971), “I racconti di Canterbury” (1972), “Il fiore delle Mille e una notte” (1972) mostrano limpide tracce di poesia e sono testimonianza d’una ritrovata felicità creativa del regista. Il prematuro congedo, tuttavia, è affidato a quel “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (1975) uscito dopo la tragica scomparsa sua. Perseguitato dalla censura di moltissimi paesi, il film – trasponendo il celebre testo sadiano nel periodo terminale del fascismo – porta alle conseguenze ultime i coevi discorsi dell’autore sul genocidio del popolo, compiuto dal Potere in nome dello sviluppo e della omologazione al consumismo. Stupri, torture, coprofagia ed altro ancora vengono mostrati attraverso immagini che colpiscono duro e lasciano il segno: il risultato è irricevibile per molti, ingestibile per alcuni, ma i valori formali della pellicola rimangono elevati ed innegabili.

Pasolini fu ucciso in maniera brutale una sera di novembre del 1975: ucciso a colpi di bastone, fu travolto ripetutamente con la sua auto sulla spiaggia dell’idroscalo di Ostia, vicino a Roma. L’omicidio è stato attribuito ad un “ragazzo di vita” romano, Pino Pelosi, che si è prontamente dichiarato unico colpevole. Pelosi ha mantenuto invariata la sua assunzione di colpevolezza fino al maggio 2005, quando, a sorpresa, ha ammesso l’intervento nell’omicidio di altre persone, chiedendo la riapertura delle indagini. Le circostanze della sua morte non sono ancora state chiarite.