VITA E OPERE DI GIOVANNI PASCOLI

VITA E OPERE DI GIOVANNI PASCOLI

VITA E OPERE DI GIOVANNI PASCOLI


Giovanni Pascoli, nato a S. Mauro di Romagna, in provincia di Forlì il 31 dicembre 1855, trascorse la propria infanzia tra la fattoria La Torre dei principi Torlonia, di cui il padre Ruggero era amministratore, e Savignano, dove frequentò le scuole elementari. Dal 1862 studiò nel collegio degli Scolopi ad Urbino. Un grave episodio turbò la sua adolescenza: Il 10 agosto 1867 suo padre fu assassinato, per motivi non chiari, da ignoti rimasti poi sempre impuniti. L’anno successivo moriva di dolore anche la madre; la serie de i lutti familiari continuò con la morte, nel giro di breve tempo, della sorella maggiore e di due fratelli. Questi traumi caratterizzeranno in modo drammatico non solo la sua biografia, ma anche la sua produzione poetica ritornando, in forme dirette o indirette, a essere ossessivamente presenti nelle opere e a condizionarne la visione della vita.

Lasciata Urbino, Pascoli continuò gli studi liceali a Rimini, a Firenze e a Cesena. Ottenne una borsa di studio presso l’Università di Bologna con un esame sostenuto al cospetto del professor Giosué Carducci. Aderì al movimento socialista e partecipò attivamente alle agitazioni operaie con Andrea Costa e Severino Ferrari, tanto che nel 1879 fu arrestato e rinchiuso in carcere per alcuni mesi. Questa esperienza lo sconvolse a tal punto che uscì dalla vita politica e meditò il suicidio. Riprese gli studi e si laureò nell’82 poi, come professore di lettere latine e greche, insegnò nei licei di Matera, Massa e Livorno.

Nel 1891 uscì la sua prima raccolta di poesie, Myricae. ristampata più volte con aggiunte e correzioni. Dal 91 partecipò ai concorsi di poesia latina dell’Accademia di Amsterdam vincendoli ripetutamente. Nel 95 fu nominato professore straordinario di grammatica latina nell’Università di Bologna, e si trasferì con le sorelle a Castelvecchio di Barga, in provincia di Lucca. Due anni dopo passò ad insegnare letteratura latina all’Università di Messina, poi, nel 1903, in quella dì Pisa. Nel 1906 successe a Carducci nella cattedra di letteratura italiana dell’ateneo bolognese. Qui morì nel 1912, ma volle essere sepolto a Castelvecchio, presso quella carissima casa di campagna, dove aveva tentato dì ricostruire l’unità della famiglia così tragicamente distrutta.

La produzione poetica di Pascoli tenta più direzioni: quella delle voci sottili e dei moti dell’animo, quella delle celebrazioni ufficiali, della storia, della classicità. Le raccolte di maggior interesse, oltre a Myricae (1891), sono: Poemetti (1897), poi ampliati e sdoppiati nelle due raccolte Primi Poemetti (1904) e Nuovi poemetti (1909); Canti di Castelvecchio (1903), Poemi Conviviali (1904), Odi e Inni (1906). Le Canzoni di Re Enzio (1909), i Poemi italici (1911), i Poemi dei Risorgimento (1913, postumi), segnano una involuzione del poeta verso una facile retorica patriottica e intenti celebrativi. In prosa sono da ricordare alcune pagine di critica letteraria e di poetica (Il fanciullino), e fra i discorsi soprattutto La Grande Proletaria si è mossa, pronunciato nel 1911 in occasione dell’impresa libica, espressione di un nebuloso socialismo e di atteggiamenti nazionalistici.

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