VINCENZO GIOBERTI 1801-1852

VINCENZO GIOBERTI 1801-1852


Vincenzo Gioberti (1801-1852), dottore in teologia e sacerdote dal 1825, è noto soprattutto per le sue opere principali: La teorica del soprannaturale (1838), Introduzione allo studio della filosofia (1840), Del primato morale e civile degli italiani (1843), Il gesuita moderno (1846-1847), Del rinnovamento civile d’Italia (1851) e Protologia, pubblicata postuma.

Secondo Gioberti, la formulazione di una nuova filosofia è strettamente legata al progetto di rinnovamento della civiltà europea, a cui l’Italia, in quanto paese cattolico, deve apportare un contributo determinante. Gioberti critica fortemente la filosofia moderna, a partire da Cartesio fino all’idealismo moderno, poiché ha solo accentuato il divario tra filosofia e teologia, cadendo in un estenuante soggettivismo e psicologismo. Pertanto, è necessario riunire la filosofia con la teologia, non nel senso di subordinare una all’altra, ma di riportarle alla loro fonte di origine: la creazione. Secondo Gioberti, la creazione non è un evento avvenuto una volta per tutte, ma un processo continuo in cui Dio pone le creature fuori da sé, mantenendole sempre in rapporto con sé stesso. Ciò viene espresso dalla formula “l’Ente crea l’esistente”. Questa concezione non ha solo una validità ontologica, ma anche gnoseologica, poiché lo spirito umano conosce in quanto in ogni istante della sua vita intellettuale è spettatore diretto e immediato della creazione con una sorta di intuito.

Gioberti non solo ritiene di aver dato un fondamento oggettivo alla conoscenza, ma polemizza anche contro coloro che affermano che il linguaggio abbia un’origine puramente umana. Il linguaggio, infatti, come la natura, la religione e la società, può essere spiegato solo attraverso la creazione. Ciò non toglie che alla perfezione originaria del linguaggio, siano subentrati una serie di linguaggi costruiti dall’uomo, incapaci di esprimere l’Idea. Questa caduta di perfezione originaria non riguarda solo il linguaggio, ma tutta la vita dell’uomo, tanto che la storia viene spiegata come una palingenesi, ossia come un ritorno all’Essere ideale, come riscatto della caduta e riavvicinamento a Dio. In questo contesto, l’Italia ha un posto preminente, poiché non ha mai perso completamente l’unità originaria di filosofia e teologia.

La ripresa dell’hegelismo si ha con Bertrando Spaventa ed Antonio Labriola.

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