UNGARETTI VEGLIA ANALISI

UNGARETTI VEGLIA ANALISI


Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore.
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita


Forma metrica:

Versi liberi. Si ritrovano i modi dell’espressionismo nell’estrema semplicità del linguaggio e nella crudezza delle immagini. Il ritmo è lento con pause determinanti per isolare le singole immagini e mettere in rilievo il significato dei vocaboli più angoscianti, evidenziando la disumanità della situazione.


PARAFRASI

Un’intera (sottolinea la pena e l’orrore per quella lunga vicinanza forzata) notte sdraiato (buttato: quasi come un corpo inerme, perché costretto a rimanere immobile in quella posizione per evitare spari che potrebbero uccidere anche lui) accanto al cadavere di un compagno massacrato (questa parola occupa un intero verso a rafforzare l’atrocità di quella morte) con la bocca contratta in una orrenda smorfia di dolore (digrignata: la deformazione dei tratti del compagno morto in una maschera d’orrore; questa immagine priva la scena di ogni eroismo), rivolta verso la luna piena (volta al plenilunio l’immagine della luna trasmette pace, serenità, in netto contrasto con l’immagine di morte e violenza della scena), con le sue mani contratte e congestionate (congestione: l’accumulamento rapido del sangue rende gonfie e livide le mani del morto – metonimia) che penetrano (penetrata – metafora) fin nel profondo dei miei pensieri (nel mio silenzio) ho scritto lettere piene d’amore (la contrapposizione tra vita e morte è totale: alla morte il poeta oppone la vita ”della scrittura” per recuperare i lontani legami affettivi e come reazione alla disperazione).
Non sono mai stato tanto attaccato alla vita (vi è dello stupore da parte del poeta per questa istintiva reazione che lo porta a sentirsi tanto legato alla vita. La stupita constatazione è messa in rilievo dalla pausa che stacca gli ultimi tre versi dal resto della poesia e dalla rima al mezzo stato/attaccato).


Tema

Lirica intensissima, pervasa d’un senso allucinato della compresenza della vita e della morte nella realtà disumana della guerra. E’ Natale; il poeta, acquattato nella trincea, scrive lettere piene d’amore ai suoi cari lontani. Accanto a lui, è un compagno massacrato, ed egli si sente compenetrato dall’orrore della sua bocca digrignata, sente le mani di lui, congestionate nello spasimo supremo, penetrate quasi fisicamente nel silenzio della sua anima; e tuttavia, mentre rivive lo strazio di quella morte, si protendo con impeto elementare verso la vita. Le parole nude, scarnificate, essenziali, esprimono, col loro ritmo franto, un senso di tragicità, ma anche di riscoperta elementare della vita.

Con questa lirica Ungaretti parla di una sua allucinante esperienza di guerra. I versi descrivono una notte passata dal poeta al fronte accanto al corpo di un compagno ucciso, con il viso sfigurato dal dolore, le mani irrigidite dalla morte. La reazione del poeta è un istinto vitale irrefrenabile ed una ribellione disperata al destino di morte ed egli, pur avendo di fianco il compagno massacrato, durante la lunga notte in trincea, scrive lettere piene d’amore e dichiara un prorompente sentimento di attaccamento alla vita: non solo alla propria vita personale, ma a quella che è un bene comune, un diritto fondamentale di tutti gli uomini.
La contrapposizione vita/morte costituisce il fulcro della lirica e sullo sfondo permane la denuncia dell’assurdità delle guerre, di ogni guerra.Fa parte della raccolta Allegria, sezione Il Porto Sepolto.


COMMENTO

Questa poesia è una pagina del diario di guerra: le esperienze del poeta raccolte durante l’anno passato al fronte sul Carso tra il 1915 e il 1916.
Ungaretti ricorda una notte passata in trincea con un compagno morto, tracciando la descrizione realistica del cadavere di un soldato, suo amico, massacrato dai colpi del nemico: la bocca digrignata,le mani congestionate, il viso immobile illuminato dalla luna piena, così è rappresentato tutto il dramma della guerra.
In questa situazione di angoscia il poeta trova la forza di ribellarsi “scrivendo lettere d’amore”: l’orrore, la sofferenza suscitano in lui l’attaccamento alla vita. L’odio per la guerra lo spinge a reclamare il diritto di tutti gli uomini ad amare: la profondità della morte è oltrepassata dall’amore.
La descrizione così cruda dell’amico “di un uomo che non è più un uomo”, mutilato non solo nel suo corpo, ma anche nella sua dignità, dimostra chiaramente che agli occhi del poeta, la guerra “non crea eroi”, che nessun uomo può tornare dal fronte rafforzato: la guerra crea solo morti.
Ma ancora una volta, le mani, gonfie e impotenti del morto ricordano al poeta che il suo compito è quello di farsi portatore di messaggi di speranza per tutti: lui è il privilegiato, che superando la morte, dà un messaggio di testimonianza e di amore.

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