UNGARETTI L’ISOLA PARAFRASI

UNGARETTI L’ISOLA PARAFRASI


-PARAFRASI-

Giunse ad una riva che era sempre in ombra
per la presenza di antiche vegetazioni silenziose,
E si inoltrò nei boschi
e richiamò la sua attenzione il battito d’ali
di un uccello alzatosi da uno specchio d’acqua calda
increspatosi per il movimento,
e vide una presenza vaga (appassiva
e rifioriva);
ritornato a salire vide
che era una ninfa e dormiva
in piedi abbracciata a un olmo.
Vagando dentro di sé e passando da parvenza illusoria
alla verità della fiamma, giunse in un prato
dove l’ombra si raccoglieva
negli occhi delle fanciulle come fa
il buio della sera ai piedi degli ulivi;
i rami filtravano
i raggi solari simili a una pioggia lenta e rada.
Qui si erano addormentate delle pecore
sotto il tepore uniforme della luce solare.
Altre pecore brucavano
il manto d’erba illuminata:
le mani del pastore erano lisce e lucenti come vetro
levigato da una febbre debole.


Metrica
Versi liberi, in prevalenza endecasillabi, novenari e settenari.
La sintassi è ricca di anastrofi e iperbati, spesso spezzati
dall’enjambements.
Le inversioni, oltre a costituire un segnale della nuovo stile “neoclassico”
di Ungaretti, generano un effetto di “legato” (come se le parole fossero
intrecciate tra loro) che contribuisce alla qualità preziosa delle immagini (si
vedano ad esempio i vv. 13-15).


ANALISI DELLA POESIA

L’isola è una poesia di Ungaretti scritta nel 1925 e appartiene alla raccolta “Sentimento del tempo”, pubblicata nel 1933. Il linguaggio poetico è basato sull’ambiguità e rispetto ad altre opere il messaggio è meno semplice da comprendere a una prima lettura.

L’isola non va intesa come un luogo ben definito, in quanto può essere considerata come uno scenario fuori dal tempo volto a rappresentare anche un’interpretazione metafisica della vita. Si nota subito un certo stupore per la scoperta di una realtà in gran parte sconosciuta. La poesia, come detto, mostra un luogo onirico, dove possono trovarsi ninfe dei boschi, ragazze, pastori e greggi, ma anche una misteriosa foresta ricca di simboli.

Il personaggio principale della poesia è un visitatore che, secondo alcuni, sarebbe il poeta stesso. Non tutti però sono d’accordo con questa chiave di lettura. In quest’opera, colpisce molto il fatto che Ungaretti non abbia inserito alcuna nota autobiografica, nè riflessioni su se stesso, al contrario di altre sue composizioni.

Questa poesia può essere considerata come una esperienza di distacco dalla realtà e di introspezione. Essa a appartiene al periodo di crisi di Ungaretti, quando avverte un vuoto interiore ed esistenziale che lo angoscia. Molti hanno paragonato l’isola a un luogo di sogno, oppure alla Arcadia piena di ninfe e pastori. Un’opera pienamente ermetica ricca di figure e impressioni dotate di connessioni particolari, ma di difficile comprensione.

Emblematica una nota lasciata da Giuseppe Ungaretti, a proposito dell’isola:

“Il paesaggio è quello di Tivoli. Perché l’isola? Perché è il punto dove io mi isolo, dove sono solo: è un punto separato dal resto del mondo, non perché lo sia in realtà, ma perché nel mio stato d’animo posso separarmene”.