Umberto Saba Amai

Umberto Saba Amai

  1. Individua gli aspetti metrici più evidenti. 
  2. Spiega l’accostamento tra “trite parole”, rime facili e verità profonde delle cose.
  3. In che cosa consiste per Saba la volontà di usare “poesia onesta”?
  4. Spiega perché questa poesia rappresenta una sorta di testamento poetico ed una dichiarazione di poetica.

 

Questa poesia è formata da due quartine più una strofa composta da due versi, un distico. I versi sono quasi tutti endecasillabi, tranne il terzo verso composto da sole tre sillabe: ‘amore’. Le rime sono baciate, i versi centrali delle strofe rimano tra loro, così pure l’ultimo verso di una strofa con il primo della strofa a seguire. Restano isolati il primo e l’ultimo verso della poesia.  

Saba parlando di “trite parole”, intende quelle parole ormai logore, abusate e banali, che non venivano più utilizzate dai poeti, sempre alla ricerca di nuovi linguaggi e tecniche, poeti che Saba non appoggiava. Le rime facili sono proprio quelle rime banalissime, utilizzate in moltissime poesie, dal principio della tradizione letteraria ad ora, e che se si vogliono usare con un significato diverso diventano «difficili». È proprio in questi pochi versi che risiede il manifesto poetico di Saba, lui si ritiene infatti un coraggioso tra i poeti, il suo tentativo è quello di esprimere cose nuove non attraverso mezzi nuovi, ma con tecniche ormai già sentite e già conosciute. Questa è un’impresa ardua per un poeta, Hegel per esempio era convinto che la ricerca continua di nuove tecniche artistiche fosse causata dal limite proprio delle vecchie tecniche nei confronti dei nuovi messaggi e valori della società moderna, Saba si cimenta quindi nell’impresa più antica e difficile del mondo, non è da meravigliarsi se non verrà alla fine compreso dai letterati a lui contemporanei.

È qui che Saba ci fornisce una giustificazione alla poesia, è suo compito infatti andare alla ricerca, e svelare, le verità nascoste del mondo, e l’unico mezzo che ha a disposizione l’uomo per comprenderle è la sincerità. Non c’è sincerità senza chiarezza, da qui deriva l’uso di un linguaggio semplice, comprensibile a tutti, che vada direttamente al cuore, magari amareggiandolo, ma una volta raggiunto, dopo un primo momento di paura, non si potrà più abbandonare il sollievo all’angoscia, che solo lei può dare. 

Saba fin dall’inizio della sua vita poetica, esprime l’idea di una nuova poesia, lontanissima da quella delle tendenze dominanti del suo tempo: non approvava l’estetismo dannunziano, il modernismo dei futuristi ed anche i crepuscolari, a cui erroneamente talvolta viene accostato. Il suo modello di poesia era una «poesia onesta», la poesia autentica, in grado di scavare in fondo l’animo, superando le ambiguità, le doppiezze, le ipocrisie dell’apparenza per arrivare direttamente al cuore delle cose e dei sentimenti, al loro essere reale. La poesia non ha uno scopo estetico, come proclamavano invece gli estetisti, ma anche una funzione indagatrice e quindi curativa, Saba era convinto che in quanto facenti parte di questo mondo, ogni persona od animale, aveva dentro di se tutte le conoscenze, il problema stava solo nell’estrapolarle da quel luogo chiuso e ovattato nel quale si trovavano, e tradurle in un linguaggio comprensibile a tutti.

Per le sue idee della poesia come cura per l’anima, Saba verrà proposto come alter ego di Freud, le funzioni che quest’ultimo infatti attribuirà qualche anno più tardi alla psicanalisi, Saba le aveva già legate alla poesia, in particolare a quella «onesta», e quindi non alla letteratura disonesta, fra cui primeggiava D’Annunzio.