Ultime lettere di Jacopo Ortis15 Maggio1798

Ultime lettere di Jacopo Ortis15 Maggio1798

PARAFRASI

15 maggio 1798


Dopo quel bacio io sono diventato un essere divino (un essere superiore, sovrumano, distaccato dalla materialità della vita). Le mie idee sono più elevate (coraggiose) e gioiose (ottimistiche), il mio aspetto più vivace (lieto), il mio cuore più capace di pietà (solidale e generoso). Mi pare che tutte le cose diventino più belle per effetto del mio sguardo: il canto lamentoso degli uccelli, il fruscio dei venti primaverili fra le foglie oggi sono più dolci che mai; le piante germogliano, e i fiori sbocciano al mio passaggio; non rifuggo più dagli uomini e la Natura sembra fatta per me. Bellezza e armonia sono anche nella mia mente. Se dovessi scolpire o dipingere (ritrarre) la Bellezza, considerando indegno (inadeguato) qualunque modello terreno, la (= la Bellezza) troverei nella mia immaginazione. O Amore! Tutte le arti discendono da te; tu per primo hai portato sulla terra la poesia sacra (perché nobilita ed eleva l’uomo), unico nutrimento per gli animi generosi che tramandano dalla solitudine (propria degli animi generosi e valorosi) i loro canti (le loro parole poetiche) di valore eccezionale (sovrumano) fino alle generazioni più lontane (nel tempo), spronandole con le voci e con i pensieri ispirati dal cielo a compiere azioni eroiche: tu (= amore) accendi nei nostri cuori l’unica virtù utile ai mortali, la Pietà, grazie alla quale può sorridere talvolta anche l’individuo infelice, condannato al dolore: e grazie a te (= amore) si rinnova sempre l’istinto di procreazione degli esseri viventi, senza il quale tutto sarebbe disordine e morte. Se tu fuggissi la Terra sarebbe odiosa (all’uomo, dunque intollerabile, inabitabile); gli animali sarebbero nemici fra loro; il Sole sarebbe un fuoco nocivo (dannoso, pericoloso); e il mondo sarebbe dolore, paura e distruzione universale. Adesso che la mia anima risplende di un tuo raggio (d’amore), io dimentico le mie sventure; io rido dei pericoli della mia sorte, e rinuncio alle allettanti promesse del futuro.   

……..

-Illusioni!- grida il filosofo. – Ma non è forse tutto illusione? tutto! Beati gli antichi che si credevano degni dei baci delle immortali dee del cielo; che facevano sacrifici alla Bellezza e alle Grazie; che diffondevano la splendida luce degli dei sulle imperfezioni umane, e che trovavano il bello e il vero inseguendo i sogni della loro fantasia. Illusioni! Ma intanto, senza di esse, io sentirei, nella vita, solo dolore o (il che mi spaventa ancora di più) nella fredda e noiosa assenza di ogni sentimento: e se questo cuore non vorrà più provare sentimenti, io me lo strapperò dal petto con le mie mani, e lo caccerò come un servo infedele.

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