ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS ANALISI

ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS ANALISI

ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS ANALISI


Primo, grande romanzo risorgimentale, denso di passioni, d’amore, di morte, l’Ortis contiene in sé tutti i preussposti ideali, umani e poetici del Foscolo, grazie ai quali la sua poesia avrà ali vigorose per volare ad altezze vertiginose. Sulle sue pagine i grandi eroi del nostro Risorgimento attinsero quella grande forza spirituale che aveva spinto al sucidio il protagonista Jacopo, gesto che non è da intendere come un atto di viltà ma come una grande prova di coraggio scaturita dalla sua nobiltà d’animo, un virile atto di ribellione da parte di uno spirito libero e indomabile nei confronti della sopraffazione, della compromissione, e dell’impotenza. Non è possibile ignorare le Ultime Lettere Di Jacopo Ortis se si vuole comprendere la complessa evoluzione letteraria e spirituale di Ugo Foscolo.

L’Ortis è un romanzo epistolare nel quale Jacopo, il protagonista, avrebbe inviato delle lettere all’amico Lorenzo Alderani e poi si sarebbe suicidato. Dopo il suicidio, Alderani avrebbe dato alle stampe tutto il materiale epistolare per commemorare la scomparsa dello sfortunato amico. Nel 1798, a Bologna venne effetuato un tentativo di pubblicare la prima edizione delle Ortis, ma Foscolo lasciò in sospeso il lavoro perché partecipò alla guerra contro gli austro-russi e così l’editore, arbitrariamente, ne affidò il completamento ad Angelo Sassoli, che ne sconvolse i contenuti. Solo nel 1802, terminate le sue campagne militari, Foscolo riprese a occuparsei dell’Ortis, eliminando ogni manipolazione. La pubblicazione avvenne a Milano nello stesso anno.
Nel 1816 fu pubblicato anche a Zurigo e l’anno seguente a Londra. Nell’edizione del 1802 erano anche comprese un’ampia nota biografica e una pesante arringa contro Napoleone. Naturalmente il titolo era quello oggi noto, mentre l a versione del Sassoli si chiamava Vera storia di due amanti infelici.

Due grandi delusioni caratterizzano l’ortis, entrambe a carico di Jacopo, un giovane dai sani principi, ma ingenuo: la patria in mano allo straniero e l’amore.
Chiaramente autobiografico, il romanzo si bassa sul tradimento di Napoleone a Campoformio, che per interesse cedette Venezia all’Austria mentre era atteso come un salvatore della patria. Jacopo, disperato, si rifugia nei Colli Euganei, dove spera di placare il suo animo in fiamme, cofindando nel conforto della solitudine antica di quelle terre. Nella prima lettera emerge con grande vigore l’ardore patriottico di Fosclo, che fin da ragazzo era prointo a morire pur di non cedere all’invasore, ed emerge anche tutta la sua passione politica, che tuttavia si applesa in modo singolare, intrisa di pianto e di more, di struggwente malinconia e di disperazione infinita. Una passione incapace di dare vigore e stimoli vitali al protagonista, che trova sfogo in una desolante impotenza. Mentre Foscolo non aveva smesso di far politica, jacopo sembra invece lasciarsi andare alla più cupa disperazione, abbandonando completamente la lotta e trovando sfogo solo nel pianto e in un continuo autocommisetamento che rimarrà palpabile per tutto il romanzo. Dalla prima lettera scaturiscono chiari presagi di morte, ma la vita sembra di nuovo sorridere a Jacopo quando conosce Teresa, personaggio chiaramente costruito, una specie di puzzle letterario assemblato attraverso le reminiscenze dei più importanti personaggi femminili della letteratura europea.

Il carattere della divina fanciulla non è forse perfettamente definito, ma la sua figura è quella tipica della donna consolatrice, stando ad alcune sue doti che emergono in maniera straordinaria, quelle doti che Foscolo maggiormente apoprezzava in una donna: bellezza, pudore, compassione e soprattutto l’amore per ogni forma dell’arte. La forza cicatrizzante della bellezzza femminile nei confronti delle ferite dell’animo è uno dei miti più evidenti della poetica foscoliana.
Politica e amore percorrono la stessa strada a fianco del povero Ortis, sfortunato difensoere della propria città, che gli è stata sottratta senza che egli potesse minimamente opporsi, così come sarà sfortunato in amore, poiché la ricchezza di un altro pretendente di Teresa farà si che essa gli venga portatata via, innescando una spirale di irreversibile di dolore e di angoscia che non potrà che sfociare in suicidio. Il padre di Teresa è un piccolo borghese senza cuore, per il quale i soldi rappresentano l’unico biglietto da visita per poter chiedere la mano della figlia. la quale viene puntulamente promessa al ricco Odoardo, che però non era amato dalla scalpitante fanciulla , il cui cuore batteva per Jacopo .
Ben presto, frequentandola, Jacopo si ccorge di essere corrisposto, ma davanti alla grettezza dell’animo del padre di lei egli si rende conto di non poterla fare sua. La passione per Teresa aveva rovinato il cuore del giovane, ma non aveva certo lenito il dolore per la perdita dell’aamata venezia: quando anche i suoi sentimenti per la ragazza si perdono nel vuoto, il suo povero cuore crolla.
Sul piano strutturale, l’Ortis è molto vicino a I dolori del giovane Werther di Goethe: come nel romanzo tedesco, c’è un testimone muto della vicenda, Lorenzo Alderani, il destinatario delle lettere, anche se in realtà egli partecipa attivamente in qualche fase del romanzo. Il quale è diviso in due parti: nella prima, quella ovvimante preponderante, è il protagonista stesso a narrarsi, mentre nella seconda è Lorenzoche interviene a narrare l’amico.

Nell’Ortis si concretizza il succo della visione italiana dell’intreccio adottato dai movimenti innovativi europei; inoltre, il confronto con un gran scrittore coime Gothe, che eprime le medesime tematiche, dompstra la particolarietà attenzione da parte di Foscolo nei confronti dell’emergente Sturm und Drang. Interessante è il raffronto tra l’Odoardo originale di Foscolo e l’Alberto goethiano, delk quale Werther sembra essere quasi un amico, nonostante egli porti via Carlotta.
I due terzi incomodi sono descritti come person squisite, dai sentimenti genuini e dal cuore d’oro come le tasche. Questo però fino a quando Foscolo non modifica il personaggio, così com’è nell’edizione definitiva.

Odoardo diviene improvvisamente un individuo grigio e materialista, esponente tipico di una società nella quale il matrimonio non è il sigillo dell’amore ma una sistemazione calcolata, dove il successo è sinonimo di vita. Foscolo odiava con tutte le sue forze questo sistema e non si trattiene dal palesarlo con uno stile fortemente polemico, a tratti caustico, che sprizza un incontenibile rancore. Sotto l’aspetto contenutistic e formale, l’Ortis va considerato il primo esemplare di grande rilievo del romanzo moderno italiano.


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