UGOLINO della Gherardesca CANTO 33
Quel peccatore (Ugolino) sollevò la bocca dal suo feroce (fiero – ferino) pasto, pulendola (forbendola) con i capelli della testa (dell’Arcivescovo Ruggieri) ch’egli aveva roso (guasto) sulla nuca (di retro – nella parte posteriore). Poi cominciò [a parlare]: “Tu vuoi ch’io ricordi (rinovelli) il dolore disperato che m’opprime (mi preme) il cuore anche soltanto (già pur) a pensarci (pensando), prima ancora di parlarne (ne favelli). Ma se le mie parole devono esser un seme (esser dien seme – possono essere utili) a procurare infamia al traditore che sto rodendo, [allora] mi vedrai parlare e lacrimare insieme (zeugma: i 2 verbi sono retti entrambi da vedrai – ricorda Francesca nel V canto: dirò come colui che piange e dice).
Canto XXXIII dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri. In questo canto, Dante e Virgilio si trovano nel nono Cerchio dell’Inferno, nel quale sono puniti i traditori, e incontrano il peccatore Ugolino della Gherardesca.
Ugolino racconta a Dante la sua terribile storia, in cui lui e i suoi figli furono traditi e imprigionati nel castello della Torre dei Gualandi a Pisa, dove morirono di fame. La figura di Ugolino è legata al tradimento e alla disperazione, e la sua punizione nell’Inferno è quella di essere confinato con il suo nemico, l’Arcivescovo Ruggieri, che lui accusa di aver causato la sua rovina.
Nella citazione, Ugolino si riferisce al dolore e alla sofferenza insostenibile che prova nel ricordare la sua tragica storia. Tuttavia, egli accetta di condividere la sua storia con Dante se questo servirà a procurare infamia al traditore, l’Arcivescovo Ruggieri, che lo ha tradito e ha causato la sua rovina.
La Divina Commedia è ricca di emozioni, simbolismo e profonde riflessioni sulla giustizia e la punizione divina, e il personaggio di Ugolino è solo uno degli innumerevoli esempi delle diverse storie e pene che Dante incontra durante il suo viaggio attraverso l’Inferno.