UGO FOSCOLO IL PENSIERO

UGO FOSCOLO IL PENSIERO

UGO FOSCOLO IL PENSIERO


LA PERSONALITÀ DEL FOSCOLO fu sempre animata dal rapporto oppositivo, dal conflitto tra l’aspirazione ad una serenità interiore assoluta e l’abbandono agli impulsi della passione e del sentimento. Nell’abbandono agli impulsi dello spirito, nella sua perenne inquietudine interiore possiamo cogliere la nuova sensibilità romantica ; nello sforzo di ricercare una dimensione armonica, di equilibrio e dominio dei sentimenti è evidente la componente classicistica. Soltanto nelle sue opere il poeta riuscì a sanare questa dicotomia: le poesie del Foscolo rappresentano , infatti, un insuperabile modello di perfetto equilibrio tra contenuto (romantico) e forma (neoclassica) .
Il Foscolo, nella sua concezione del mondo e della vita segue le dottrine materialistiche del 700, secondo le quali l’universo e tutta la materia sensibile sono il frutto dell’incessante processo di trasformazione della materia. La visione materialistica e meccanicistica della realtà porta il poeta a considerare l’uomo come prigioniero della materia: l’uomo, compiuto il suo ciclo vitale, ritorna con la morte al nulla eterno. La ragione, entusiasticamente esaltata dagli illuministi come fugatrice di tenebre ed indagatrice della verità, da sola non è sufficiente per condurre l’uomo alla conquista della felicità; anzi, spesso è proprio la ragione a far comprendere all’uomo i limiti angusti della propria esistenza, a renderlo cosciente nel dolore della frattura insanabile tra le illusioni della giovinezza e il reale. E’ questo il momento più acuto del pessimismo foscoliano, rappresentato idealmente dal romanzo giovanile, l’Ortis e dal suicidio del suo protagonista, Jacopo: un suicidio che è allo stesso tempo protesta ed eroica liberazione: liberazione dal dolore, protesta contro la Natura che ha destinato l’uomo all’infelicità. 
U. Foscolo, tuttavia , non soccombe al pessimismo che alimenta la prima fase della sua produzione artistica; sebbene i risultati della ragione e la formazione filosofica illuministica conducano l’autore ad una concezione materialistica della vita, i bisogni dello spirito inducono il poeta a trascendere la visione puramente materialistica dell’universo, in un perenne conflitto tra ragione e spirito, tipicamente romantico. La reazione del Foscolo si traduce nella creazione di IDEALI SUPREMI DI VITA, nella fede in VALORI UNIVERSALI, laici ed immanenti: LA BELLEZZA, L’AMORE, LA LIBERTA, LA PATRIA, L’EROISMO, L’ARTE, LA POESIA. Gli ideali foscoliani hanno una vera e propria concretezza nella dimensione morale del poeta, essi costituiscono la fede di cui si serve costantemente il poeta per superare con virile dignità i limiti angusti della ragione, per trascendere le contraddittorietà della realtà contingente. Nel conflitto tra reale /ideale, dinanzi all’urto con la realtà, l’uomo risulterebbe sconfitto senza il ricorso alle ILLUSIONI. LE ILLUSIONI RAPPRESENTANO PER IL FOSCOLO DEI MITI SALVIFICI, DEI VALORI ASSOLUTI CAPACI DI SFIDARE L’ETERNITÀ E LA MORTE, IL NULLA ETERNO: attraverso la POESIA, la più grande delle illusioni, perfino la morte, intesa come fine del rapporto tra le categorie logiche SPAZIO-TEMPO, risulta vana. LA POESIA E’ ETERNATRICE dei sentimenti umani e l’uomo mortale acquista gloria e immortalità nel ricordo dei posteri (concezione della poesia esternatrice, che conferisce gloria e immortalità: vedi cultura classica greco-romana; civiltà umanistico-rinascimentale).

Nella sua visione morale-artistica il Foscolo risente inevitabilmente della componente storica, sempre presente nelle sue opere. Non a caso FRANCESCO DE SANCTIS ( scrittore, storico della Letteratura e critico letterario, Morra Irpina, 28 marzo 1817 – Napoli, 29 dicembre 1883), in un suo contributo critico, definisce Ugo Foscolo il primo autore che abbia considerato “l’arte come lavoro psicologico”, lasciando intendere che attraverso la lettura delle sue pagine è possibile cogliere l’evoluzione psicologica, morale ed artistica del poeta, sempre alla luce dei complessi e dolorosi avvenimenti storici che segnarono l’Italia alla fine del 700. Il Foscolo vive dei medesimi ideali che avevano animato l’Alfieri, ma diversamente sperimenta l’urto con la triste e deludente realtà del tempo (vedi Napoleone Bonaparte). Così, dice il De Sanctis, mentre l’Alfieri appare come “il poeta dell’illusione”, il Foscolo rappresenta piuttosto “ il poeta del disinganno”. Ed è a partire dall’illusione, attraverso il disinganno, che il Foscolo giunge al pieno contatto con la realtà in tutte le sue sfaccettature; grazie a questo “esercizio della vita” , la poesia del Foscolo si arricchirà nel tempo di un nuovo impeto lirico culminante nei Sepolcri: in questo carme , conclude il De Sanctis il poeta “sviluppa tutte le sue forze, e in quel grado di verità e di misura che è proprio di un ingegno maturo” (in Francesco De Sanctis, Parabola della personalità fosco liana, da Saggi critici, Bari, Laterza, 1952, III, pp. 87–109).

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