TRAMA GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI

TRAMA GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI

Phileas Fogg con perfetto stile britannico decide di accettare una scommessa comodamente seduto nel salottino del suo club e senza porre tempo in mezzo parte per realizzare l’impresa, impegnando il suo intero capitale, cosa che non gli vieta di conservare per tutto il viaggio quello spirito scanzonato e flemmatico che è tipico dei gentleman inglesi. E particolarmente interessante è il tipico umorismo impiegato da Verne nella caratterizzazione dei personaggi dove le principali peculiarità della buona società inglese vengono spiritosamente raccontate e proposte da uno scrittore, non dimentichiamolo, di nazionalità francese. Non a caso Passepartout, il buon maggiordomo di Fogg, è francese, e da questo confronto nascono tutta una serie di squisitissime scene che sono state rese molto bene dalla famosa riduzione cinematografica interpretata da David Niven, che imperturbabile e flemmatico attraversa i continenti apparentemente incurante dei ritardi, della possibilità di perdere il suo patrimonio, sovranamente indifferente di fronte ai contrattempi, trovando perfino il tempo di salvare strada facendo una giovane nobile indiana, che poi sposerò una volta giunto in patria.

Numerosi imprevisti ostacolano il compimento dell’avventura, a partire  dal maggiordomo che si ubriaca e perde i biglietti, per finire con un agente che sorveglia e segue la spedizione convinto di aver riconosciuto in Fogg un malfamato avventuriero e famoso ladro internazionale. Gli espedienti attuati da questo indesiderato compagno di viaggio rallentano e ostacolano i nostri eroi, ma alla fine nonostante il prodigioso ritardo accumulato la scommessa è vinta, in modo rocambolesco.

Dopo varie disavventure e contrattempi alla fine Fogg affitta addirittura una nave intera per giungere in tempo a destinazione, ma ahimè arriva a Londra un solo giorno dopo la data prevista. Flemmatico come sempre accetta la sua sorte di buon grado, dedicandosi alle normali attività di chi ritorna da un viaggio, quando improvvisamente il suo sguardo cade sul giornale, la data non è quella che lui credeva, viaggiando sempre verso Est ha guadagnato un giorno, e perciò è effettivamente rientrato a Londra nel termine previsto dalla scommessa, ma attenzione, ormai gli restano solo pochi minuti per giungere al club in tempo, dove effettuerà il suo ingresso trionfante proprio sull’ultimo rintocco di mezzogiorno, materializzandosi giusto in tempo per riscuotere il premio, davanti ai soci allibiti che, orologio alla mano, si preparavano a brindare alla sua sconfitta.

Libro senza tempo che ci affascina e ci rapisce, questo giro del mondo risulta godibilissimo sia per le curatissime annotazioni geografiche, sia per l’originalità dell’idea, sia per la fantasiosa ironia che si scopre nell’ascoltare un francese che descrive vizi e virtù del popolo inglese, e anche soprattutto per l’incredibile diario di bordo che al suo interno è racchiuso e che ci mostra come ogni viaggio debba essere vissuto.

Paesaggi, personaggi, abitudini, usanze, costumi, religioni, mezzi di trasporto cambiano da paese in paese, da nazione a nazione, da continente a continente, e il vero viaggiatore è colui che sa riportare in patria un pezzo di universo così come l’ha conosciuto, serbandolo per sempre nella sua memoria.

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