TESTO IN PROSA DI PENELOPE E TELEMACO

TESTO IN PROSA DI PENELOPE E TELEMACO


-Il cantore famoso cantava per essi, che in silenzio erano seduti, attenti, narrava il ritorno difficile da Troia che la giovane Atena inflisse ai Greci. Dalle stanze superiori ascoltò il canto divino la figlia d’Icario, la saggia Penelope, che scese l’alta scala del palazzo, non da sola, ma accompagnata da due serve. Quando Penelope fu tra i pretendenti, si fermò in piedi difianco a una colonna, tenendo davanti al viso il velo: le due ancelle fedeli le stavano ai lati.

Piangendo disse al cantore divino: “Femio, tu conosci molti canti, imprese di uomini, di eroi e di dei che gli Aedi glorificano: cantagliene uno, seduto fra loro, mentre essi bevono del vino.

Smetti di cantare che mi spezzi il cuore perchè provo un dolore immenso, continua a rimpiangere quell’uomo (Odisseo) desidero ricordare per sempre quell’uomo famoso in tutta la Grecia”.

Telemaco rispose:

<<madre mia perché non vuoi che questo cantante ci allieti come la mente lo ispira? I cantori non sono colpevoli il responsabile è Zeus: lui assegna la sorte che vuole agli uomini operosi.

Femio non va rimproverato se canta la sfortunata sorte dei Greci, perchè gli uomini ammirano quel canto che suona più nuovo alle loro orecchie.

Il tuo cuore,la tua mente,le tue orecchie sopportino il dolore del non ritorno di Odisseo a Troia, dove molti altri eroi morirono. Va nella tua stanza e pensa alle tue opere comanda alle ancelle di occuparsi del lavoro;la parola spetterà agli uomini e sopratutto a me perchè ho il potere qui in casa>>

Lei piena di stupore, si ricordò le parole del figlio. Salì al piano di sopra con le sue serve e pianse molto per Odisseo, il suo sposo, fino ad addormentarsi.

I contendenti protestarono nella sala oscura e desideravano tutti di mettersi nel letto con lei.

Telemaco disse loro parole sagge:

<<O, contendenti di mia madre, che avete un orgoglio offensivo, ora godiamoci questa festa, ma non facciamo rumore, perché è una cosa bellissima ascoltare un cantore come lui, visto che la sua voce somiglia a quella degli dei.

Quando arriverà l’alba, ci riuniremo in assemblea che senza riguardi vi ordino pubblicamente di andarvene di casa:cercatevi altri banchetti, mangiando il vostro cibo, invitandovi casa per casa. Se invece vi sembra più semplice e bello distruggere i beni di Ulisse, fatelo, ma sappiate che invocherò gli dèi eterni. Ci desse mai Zeus  che vi tocchi il ricambio: e allora senza vendetta nella sala morirete>>.