TEMA LA LINGUA E  LA SCRITTURA DEGLI ETRUSCHI

TEMA LA LINGUA E  LA SCRITTURA DEGLI ETRUSCHI


Alla base di una buona civilizzazione, insieme ad altre cose, c’è una lingua, una scrittura, un modo di parlare ed esprimere i propri sentimenti, pensieri, affanni, gioie.

Gli etruschi sono ancora oggi un popolo misterioso, avvolto in un alone enigmatico, quasi amletico. Della loro lingua ci è pervenuto poco, non abbiamo libri completi, ci basiamo semplicemente su brevi testi frammentati e spesso in parte distrutti e a carattere prevalentemente funerario. Alcuni storici hanno addirittura affermato, e la cosa non mi sembra verosimile, che gli etruschi abbiano distrutto appositamente i propri scritti, sia per non farli cadere in mano ad inesperti, sia per creare un clima di mistero.
Dalle varie iscrizioni sembra che inizialmente costoro usassero solo lettere maiuscole e senza punteggiatura, addirittura quelle più antiche non presentavano divisione fra le parole. Solo nel VI sec. a.C. si iniziava ad avere un testo più o meno dettagliato, con maiuscole, segni di interpunzione, talvolta trattini. Usualmente scrivevano da destra verso sinistra, sebbene vi siano casi di bustrofedìa, cioè un rigo da destra a sinistra e il seguente da sinistra a destra.
Si dice che il loro alfabeto derivi da quello greco-euboico, ed è quasi del tutto decifrato, anche se l’interpretazione del senso delle parole ancora oggi si rivela complessa e spesso difficile, tutto ciò per la mancanza di testi lunghi ed articolati.
Furono dunque i greci che portarono con la loro colonizzazione, oltre agli dei, alle usanze, ai costumi, il loro alfabeto in Italia centrale intorno alla fine del sec. VIII a.C.
Importante è stato il ritrovamento di un documento noto come Libro della mummia di Zagabria, un testo sacro su tela di lino che parla di prescrizioni rituali, cerimonie per il culto, formule e tanto altro ancora. Non ci è pervenuto completo, però è stato di grande aiuto per capire sia la loro scrittura che la loro forma di vedere il culto.
Altro rinvenimento interessante, a mio avviso, è quello delle Lamine di Pyrgi, tre tavolette in oro databili intorno al V sec. a.C., trovate nel porto di Caere (l’odierna Cerveteri) nel 1964. La loro particolarità sta nel fatto che due di esse hanno iscrizioni in etrusco, mentre la terza è in caratteri fenici con corrispondenza di parole in etrusco, quasi come fosse una traduzione.
Un altro reperto è la Tabula Cortonensis, rinvenuta nei pressi di Cortona. Si tratta di un bronzo, rotto in otto parti, con descrizioni di carattere giuridico, un contratto di compravendita di un terreno agricolo. La Tabula è datata al II sec. a.C.
Come tutte le lingue e scritture anche quella etrusca subì influenze, cambiamenti, correzioni. Inizialmente il loro alfabeto era composto di 26 lettere, anche se dal passaggio dall’alfabeto greco occidentale alla propria trascrizione gli etruschi dovettero adeguarsi, in quanto quest’ ultimo aveva lettere in eccesso rispetto al greco: B, D, G, O, ed era privo delle F, Q, S. Inoltre, a secondo delle zone, si formarono sistemi alfabetici locali, passando in un secondo tempo all’ uso di 20 lettere: siamo intorno al V-IV sec.a.C.
L’insegnamento della scrittura era svolto dai centri religiosi, nei santuari ed era destinato per lo più alla classe dirigente e, certamente, ai sacerdoti. Era un segno distintivo della classe dominante.
Con la conquista dei romani, la loro lingua cadde in disuso, scomparendo poco a poco.