TARQUINIO IL SUPERBO

TARQUINIO IL SUPERBO

TARQUINIO IL SUPERBO

Settimo ed ultimo re di Roma della dinastia etrusca dei Tarquini. Regnò dal 535 a.C. al 510 a.C., anno in cui fu messo al bando da Roma.
Figlio di Tarquinio Prisco, sposò prima Tullia Maggiore, la figlia maggiore di Servio Tullio, poi sposò la sorella di questa, Tullia Minore, con il cui aiutò organizzò la congiura per uccidere il suocero ed ascendere sul trono di Roma.
Tito Livio ci racconta, che Tarquiniò un giorno si presentò in Senato e si sedette sul trono del suocero rivendicandolo per se; Tullio avvertito del fatto, si precipitò nella Curia. Ne nacque un’accessa discussione tra i due, che presto degenerò in scontri tra le opposte fazioni; alla fine il più giovane Tarquinio, dopo averlo spintonato fuori dalla Curia, scagliò il re giù dalle scale. Servio, ferito ma non ancora morto, fu finito dalla figlia Tullia Minore che ne fece scempio travolgendolo con il cocchio che guidava.
A Tarquinio fu attrbuito il soprannome di Superbo dopo che negò la sepoltura di Servio Tullio. Tarquinio assunse il comando con la forza, senza che la sua elezione fosse approvata dal Popolo e dal Senato romani, e sempre conn la forza mantenne il controllo della città durante il suo regno.
Se le fonti antiche lo criticano per come conquistò e mantenne il potere in città, le stesse gli riconoscono però grandi capacità militari; sotto il suo regno fu presa Suessa Pometia e sempre in quest’epoca iniziò la centenaria lotta tra romani e i Volsci. A lui si fa discendere lo stratagemma con cui i romani conquistarono Gabi, dove mandò il proprio figlio Sestio che si fece accogliere in città dicendo di voler sfuggire alla tirannia del padre.
In verità il genitore ed il figlio agivano di comune accordo, dovendo il figlio recare discordia nella città nemica, tanto che questa per i contrasti sorti al suo interno si diede a Roma senza che fosse combattuta battaglia alcuna.
Preoccupato da una visione, un serpente che sbucava da una colonna di legno, il re organizzò una spedizione per Delfi in modo da ottenerne un’interpretazione del famoso oracolo; di questa spedizione fece parte anche Lucio Giunio Bruto, nipote del re, che celava i suoi veri pensieri fingendosi stolto, bruto appunto.
Dopo aver avuto il vaticinio richiesto dal re, la comitiva chiese anche chi sarebbe stato il prossimo re di Roma; il responso dell’oracolo, “Avrà in Roma il sommo imperio chi primo, o giovani, di voi bacerà la madre”, fu compreso solo da Bruto, che tornato in patria sbarcando a terra finse di cadere e baciò la madre terra.
In quel tempo Roma stava conducendo una guerra contro i Rutuli asserragliati nella città di Ardea; tutti i cittadini atti alle armi partecipavano all’assedio. In questo quadro si inserisce l’episodio di Lucio Tarquinio Collatino e di sua moglie Lucrezia, di cui si invaghì il figlio del re Sesto. Questo lasciato il campo si diresse tornò a Roma, dove con l’inganno e la forza fece violenza a Lucrezia.
Il giorno seguente, la donna si recò nel campo militare dove si trovava il marito, e denunciata la violenza subita davanti a tutti, si tolse la vita. Sconvolti dall’accaduto e pieni d’odio per Tarquinio e la sua famiglia, Bruto e Collatino giurarono di non aver pace fino a quando i Tarquini non sarebbero stati cacciati dalla città.
Raccolto il cadavere della nobile donna, seguiti dai giovani seguaci, i due si diressero a Roma dove Bruto parlò alla folla accorsa nel Foro; il suo eloquio fu così efficace e trascinante, e la nefandeza di Sestio così grande, che riusci a smuovere l’animo dei propri cittadini, stanchi dei suprusi dei Tarquini, che proclamarono il bando dalla città del re e dei suoi figli mentre questi, avvertiti da dei seguaci, stavano tornando in città dal campo militare.
Tarquinio messo al bando dalla città su cui regnava, trovò le porte della città sbarrate, e perciò si rifuggio a Cere; l’ex re non si diede per vinto, e tentò di restaurare il proprio regno con l’aiuto di Porsenna, a cui si alleò, e delle città latine aversarie di Roma. Nonostante i successi ottenuti dal lucomone etrusco di Chiusi, Tarquinio non riuscì più a rientrare in città e morì in esilio.
Durante il periodo della dominazione etrusca Roma diventa un importante stazione commerciale ed acquisisce il controllo su alcune comunità circostanti iniziando la sua espansione, anche con la fondazione di colonie romane, come quelle di Signa e Circei.
Sotto il suo regno fu portata a termine la costruzione della Cloaca Massima e del Tempio di Giove Ottimo Massimo.

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