FOTO STORICHE LASTRA SIGNA
FOTO STORICHE LASTRA SIGNA
FOTO LASTRA SIGNA FIRENZE
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Le prime testimonianze di insediamenti organizzati in questi luoghi risalgono all’epoca romana.
I romani nel primo secolo a.C. fondarono un colonia militare, con relativa centuriazione dei terreni limitrofi all’Arno.
Questa si ampliò e crebbe di importanza nel tempo.
Le mappe agricole della campagna fiorentina conservano in gran parte, specialmente verso il piano di Signa, le tracce della primitiva centuriazione romana.
In tale periodo la viabilità aveva soprattutto scopi militari e amministrativi.
Tra le vie consolari, la più prossima a questa zona era la Cassia antica che conduceva verso Pistoia……………….
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Un’importanza rilevante per questo territorio assunse la via che conduceva verso il mare, la via Pisana, che un’iscrizione rinvenuta nei pressi di Montelupo afferma aperta nel 13 a.C..
Tale via prendeva inizio sulla sponda sinistra dell’Arno, e continuava costeggiando il fiume e ricalcando quasi identicamente l’odierno tracciato della S.S. 67, toccando fra l’altro Ponte a Signa e Gangalandi, per procedere poi lungo l’angusta “Chiusa della Gonfolina”.
Durante l’età imperiale non si verificarono sostanziali mutamenti territoriali.
L’attuale ubicazione dei centri abitati sulle colline a sud dell’Arno risale all’alto medioevo.
In tale periodo il dominio veniva acquisito dai Longobardi.
Essi giunsero verso il 570 e cambiarono fortemente l’assetto del territorio.
Nei secolo IX e X, la rete degli insediamenti umani nella zona rifletteva l’ordinamento della proprietà fondiaria imperniata sulla “curtis”, erede della “villa” tardo-romana ; a tale forma di insediamento si affiancarono gli edifici aventi scopi difensivi, quali i castelli.
Nei primi anni del XI secolo cominciò un’evoluzione delle strutture produttive che, modificando l’organizzazione agraria del territorio, porterà ad un nuovo assetto del paesaggio agrario, facendogli assumere come base la singola particella di terreno ; sarà il primo passo verso la costituzione dell’azienda agraria moderna che, con il sistema poderile, modellerà il territorio.
Ciò determinerà inoltre la nascita di nuovi insediamenti (i borghi rurali che, a partire dal XII secolo, il Comune di Firenze provvederà a fortificare) e il lento scomparire dei vecchi casali..
I territori di giurisdizione delle pievi vennero divisi in “Popoli” facenti capo alle numerose chiese rurali sorte nei luoghi ove si era andata concentrando la popolazione.
Anche in questo periodo la via di maggiore importanza per la zona rimane la Via Pisana; infatti pievi e badie sorsero presso di essa.
Emerse l’esigenza di un ponte sull’Arno. dato che la maggior parte della popolazione risiedeva sulle colline di là d’Arno.
Un ponte, forse in legname, esisteva a Signa fin dal XII secolo, ed era l’unico che attraversava l’Arno tra Firenze e Pisa ; nel 1278 era già rovinato tanto che venne costruito un fonte battesimale nella chiesa di S. Martino a Gangalandi per evitare di adoperare quello della pieve di Signa.
Le notizie riguardanti la costruzione di un ponte stabile sull’Arno sono del 1287.
Il ponte venne distrutto nel 1326 da Castruccio Castracani e poi reinserito in un nuovo sistema di fortificazioni del 1377.
Fu poi oggetto di restauri nel XV secolo ad opera dei Capitani di Parte Guelfa, al fine di togliere l’inconveniente dei piccoli archi che non lasciavano transitare i navicelli; successivamente, nel corso dei secoli, ha subito altre distruzioni e ricostruzioni.
La grande bonifica del contado di Firenze, iniziata dai Romani e mai interrotta a poco a poco si era compiuta ad opera dei monasteri, che avevano ricevuto amplissime concessioni di terre desertiche e paludose.
Quando i terreni della pianura, liberati dalle acque, divennero saldi, la strada abbandonò i crinali e le mezze coste scendendo in basso. La nuova rivoluzione stradale interessò anche la nostra zona che aveva usufruito delle bonifiche condotte dai monaci della Badia a Settimo ; grazie a tali opere sorsero molte nuove comunità in pianura, tra cui Castagnolo e Calcinaia.
La Repubblica Fiorentina decise di costruire nuove comunità come baluardo contro il nemico, istituendo a tal fine solide fortificazioni e invitando i propri sudditi a stabilirsi all’interno.
Nell’ambito di tale politica venne eretto, agli inizi del XV secolo, il castello di Lastra a Signa come uno dei capisaldi del sistema di difesa della Via Pisana nel Comune di Gangalandi.
Il grande interesse della Repubblica per questo luogo era dovuta al fatto che costituiva il porto fluviale di Firenze.
Sempre degli inizi del XV secolo è la costruzione del castello di Malmantile,: tale insediamento, situato sull’antica strada tra Firenze e Pisa, sul crinale che divide il Valdarno Fiorentino dalla Valle della Pesa, dominava tutto un vasto territorio.
Nel corso del ‘500 e del ‘600, Lastra venne profondamente coinvolta nel grande progetto mediceo di riorganizzazione territoriale, che si concretizzò, tra l’altro, nello sviluppo di Pisa e nella fondazione del porto di Livorno.
Nasceva allora quella direttrice di sviluppo economico e demografico disposta lungo il corso inferiore dell’Arno, che avrebbe condizionato la Toscana moderna e contemporanea.
Lungo l’Arno si consolidò tutta una catena di centri abitati, collegati in un modo o nell’altro al traffico dei “navicelli”, imbarcazioni a fondo piatto su cui erano trasportati uomini e merci.nella zona di Lastra a Signa assunsero importanza i centri di Porto di Mezzo, Ponte a Signa e Brucianesi.
Raggiungibile da Livorno in tutte le stagioni, lo scalo di Ponte a Signa divenne il porto fluviale di Firenze e dalla metà del ‘500 ricevette anche le merci delle manifatture pratesi.
Dunque Lastra diventa uno di quei piccoli centri che innestano nel paesaggio rurale del contado, le attività non agricole e conosce nel contempo un infittirsi della rete viaria che va di pari passo col sorgere sulle colline di stupende dimore signorili e di splendidi giardini all’italiana.
Tutto ciò determina il sorgere di una duplice identità che caratterizza Lastra:
classicamente mezzadrile da un lato e dall’altro manifatturiera e commerciale, in contatto permanente con il mercato internazionale. Le tracce di attività manifatturiere legate al commercio fluviale e all’esportazione sono, a Lastra, molto antiche; censiti sui libri della Lega di Gangalandi troviamo, nella seconda metà del ‘500, setaioli, cappellai, scalpellini.
Verso il 1670, Lastra era una delle località di maggiore produzione laniera della Toscana.
Tuttavia la vocazione commerciale e manifatturiera del territorio troverà la sua massima espressione nella produzione e nel commercio dei cappelli di paglia che, a partire dai primi decenni del 1700, assunse una dimensione quantitativa tale da coinvolgere una parte consistente della popolazione.
Fu un romagnolo trapiantato a Signa, Michelacci, che ebbe per primo l’idea di usare per la fabbricazione dei cappelli non già la grossolana paglia del grano maturo, ma quella tenera e flessibile del grano “sbarbato”, prima che la spiga venisse a maturazione.
Questa invenzione fece fare ai cappelli delle Signe un salto di qualità che li impose su tutti i mercati europei.
Nella 1774 il Granduca Pietro Leopoldo, diede vita alla Comunità di Lastra, riunificando sotto un’unica amministrazione i Popoli preesistenti.
La Comunità assunse la configurazione odierna a seguito delle riforme del 1833.
Dalla metà del XIX secolo, la popolazione andò accentrandosi nei borghi lungo il fiume poichè qui si poteva trovare lavoro nella fabbricazione dei cappelli di paglia, ma anche nella ceramica e nell’escavazione della pietra serena.
Con i cappelli andarono in tutta Europa anche i cappellai per fare la “stagione”; non pochi aprirono loro ditte e si sistemarono all’estero.
L’epoca delle grandi fabbriche di cappelli sarebbe tramontata con la grande crisi del ’29, ma erano ormai poste le basi per la grande fioritura imprenditoriale del secondo dopoguerra che a Lastra avvenne senza i consueti fenomeni di abbandono generalizzato dell’agricoltura.
Tutto ciò rende la collina lastrigiana un territorio di grande fascino, ancora ricco di boschi e pinete dalle quali si godono i panorami della Valle dell’Arno che meritano di essere visti e conosciuti.