FRANCESCO PETRARCA RIASSUNTO
FRANCESCO PETRARCA RIASSUNTO
-Francesco Petrarca è stato uno scrittore, poeta e filosofo italiano, considerato il fondatore dell’umanesimo e uno dei fondamenti della letteratura italiana, soprattutto grazie alla sua opera più….
Petrarca nacque ad Arezzo nel 1304, da una famiglia fiorentina borghese. Il padre era un notaio, guelfo bianco in esilio e forse anche amico di Dante. A 8 anni si trasferisce ad Avignone con la famiglia, studia prima con il maestro Convenevole da Prato e a 12 anni all’università di Montpellier, per studiare a diritto e dopo 4 anni si trasferisce a Bologna con il fratello Gherardo. Il padre voleva che Petrarca intraprendesse la carriera forense, ma ciò non lo ispirava. A Bologna scrisse i suoi primi versi in vogare. Quando il padre morì torno ad Avignone senza terminare i corsi. Cominciò a condurre una vita frivola e questo gli portò grande favore presso al società aristocratica per le sue doti di arguzia e eleganza. Studiò i classici di Virgilio e Cicerone. Portava sempre con se anche “Le confessioni” il libro di Sant’Agostino donatogli da un francescano (Dionigi da Borgo San Sepolcro).
Scriveva e studiava il latino ma amava anche il volgare sulle orme degli stilnovisti. Dedicò le sue poesie ad una donna di nome Laura, che richiamava il lauro, pianta sacra ad Apollo, Dio della poesia . Nelle sue opere ricorre la data dell’incontro con Laura, il 6 aprile 1327 in una chiesa d’Avignone. Ci sono molti dubbi su questo amore e sull’esistenza di Laura, per alcuni fu un episodio effimero, e fu assunto con il valore di simbolo intorno a cui il poeta concentrò tutti i suoi sentimenti.
Petrarca sentiva il bisogno degli agi e della tranquillità. Intraprese la carriera ecclesiastica e prese gli ordini minori che gli consentivano di accedere a cariche e rendite lucrose. Si valse delle sue doti di intellettuali per entrare nelle grazie di potenti ecclesiastici come Giacomo Colonna.
Compì molti viaggi: a Roma nel 1337 si innamora delle rovine e aumenta in lui l’amore per il mondo classico. Ogni viaggio fu l’occasione per arricchire la sua cultura.
Questo lo porta a chiudersi interiormente per approfondire la conoscenza di se. Nel 1336 sale sul monte Ventoso con il fratello Gherardo, e rimane incantato dal paesaggio, si mette a leggere le Confessioni e legge una frase per lui illuminante: “e vanno gli uomini a contemplare le cime dei monti, i vasti flutti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l’immensità dell’oceano, il corso degli astri e trascurano se stessi”. Questo episodio è narrato in una famosa epistola delle “Familiari” e riassume l’esperienza di Petrarca divisa tra il richiamo dei beni materiali e il bisogno di una vita pura indirizzata al perfezionamento interiore.
Si ritura a Valchiusa vicino ad Avignone lontano dai tumulti della vita cittadina, in questo otium compone la maggior parte delle sue opere. Valchiusa diventa per il poeta il simbolo dell’attività spirituale indipendente, lontano dai condizionamenti della vita sociale e politica.
Petrarca mira anche alla gloria, tale desiderio viene appagato con l’incoronazione poetica che avviene a Roma in Campidoglio con una solenne cerimonia che rispecchia i fasti di Roma Antica.
Dopo questo evento cade in una crisi religiosa a causa della decisone del fratello Gherardo di farsi monaco certosino. Questo per lui è motivo di crisi perché il fratello era riuscito a prendere una decisione fondamentale mentre lui non risolse mai i suoi dubbi, dissidi. Nasce anche sua figlia Francesca che rappresenta la vita troppo immersa nei piaceri mondani, dato che chi prendeva gli ordini minori doveva rimanere celibe e casto.
Usa la sua fama di letterato per cercare di far tornare il papa a Roma, e critica la corruzione della Curia avignonese e chiede aiuto all’imperatore Carlo IV affinché scenda in Italia per ristabilire l’autorità imperiale. Si entusiasma del tentativo di riportare a Roma la repubblica da parte di Cola di Rienzo, ma dopo aver saputo del fallimento dell’impresa rimane sconsolato da ciò.
Nel 1347 Petrarca lascia Avignone e i Colonna per via dell’insofferenza provocata dalla corruzione della Curia. Vaga per l’Italia. A Firenze nel 48 conosce Boccaccio e stringe legami con il gruppo di intellettuali fiorentini precursori dell’umanesimo. Nel 53 si trasferisce a Milano come ospite del vescovo Giovanni Visconti, onora la corte con la sua fama da dotto. Vive nella campagna milanese nella tranquillità e nell’ozio. Nel 1361 fugge da Milano per evitare una pestilenza e si rifugia a Venezia, poi a Padova, dove vive gli ultimi anni della sua vita con la figlia Francesca e assorto nello studio e nello scrivere. Muore il 19/7/74 chino sul un libro di Virgilio.