LIVORNO DURANTE LA GUERRA

LIVORNO DURANTE LA GUERRA

LIVORNO DURANTE LA GUERRA

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livorno historical foto: Tra il 16 giugno 1940 e il 26 luglio 1944 la città di Livorno subisce complessivamente cinquantasei bombardamenti di cui ricordiamo in particolare, oltre alle incursioni aeree degli angloamericani tra il 28 maggio 1943 e il 7 giugno 1944, le incursioni effettuate dall’aviazione francese il 16 e il 22 giugno 1940 e poi di nuovo il 9 febbraio 1941. Inoltre, il 13 giugno 1940, tre giorni dopo il discorso di dichiarazione di guerra di Mussolini, un raid messo in atto dal quadrimotore Farman 223-2 dell’Armée de l’Air, utilizzato per dare la caccia alle navi da guerra tedesche, mette a bersaglio alcuni caseggiati della città toscana.

Il 16 giugno 1940, alle ore 2.30, dunque, l’aviazione francese lancia su Livorno degli spezzoni che causano lievi danni nel quartiere Venezia, in Piazza Grande e in Piazza Magenta. Nel corso di un successivo bombardamento alle 4.45 del 22 giugno vengono colpiti abbastanza gravemente l’albergo Palazzo e i Bagni Pancaldi; infine, il 9 febbraio 1941 viene attaccata la zona dell’ANIC.

L’incursione aerea più disastrosa e perciò destinata a rimanere maggiormente nella memoria delle popolazioni civili locali resta però quella del 28 maggio 1943 perché il centro della città subisce il primo vero “bombardamento a tappeto”, quello temuto ma che nessuno pensava mai dovesse accadere: pochi minuti dopo il suono delle sirene, Livorno viene sconquassata dal lancio delle bombe, sommersa dal ferro e dal fuoco, i tetti, le mura, edifici interi saltano in aria, le macerie ricadono e producono ulteriori danni e vittime.

Secondo quanto scritto dal generale di Corpo d’armata Orlando, comandante generale della protezione civile antiaerea (UNPA), alle 11.30 di quella mattina (per pochi minuti) e successivamente alle 12.15 (per la durata di un quarto d’ora), circa 60 aerei dell’aviazione americana si abbattono sulla città e l’intera zona portuale, provocando ingenti danni a stabilimenti e attrezzature militari. Vengono colpite gravemente la Stazione marittima, Piazza del Voltone, Piazza Magenta, Via Maggi, Via Baciocchi, Via Marradi, Via Montebello, Viale Regina Margherita, Via Erbosa (oggi Via Solferino e Via Mastacchi), la Venezia, il porto e la zona industriale.

La scarica delle bombe, giudicata complessivamente dalle autorità prefettizie intorno alle 180 tonnellate, viene fatta ricadere sugli obiettivi in due ondate a distanza di circa 30 minuti l’una dall’altra; ad essere colpiti gravemente sono inoltre i fabbricati della dogana, i magazzini generali, il distretto militare e la caserma di finanza, stanziati lungo il molo Mediceo, oltre a tre siluranti; l’esplosione di una carica di munizioni provoca l’incendio di tre navi mercantili e di un piroscafo. La caserma dei carabinieri e il Comando Tappa tedesco sono completamente distrutti.


2 giugno 1943  alle 12,30 sopraggiunge la seconda ondata che effettuò il bombardamento più violento, oltre che del cantiere, dell’abitato cittadino. Ciò costrinse tutti a rientrare nei ricoveri […] a seguito di questo bombardamento vennero tagliati i collegamenti telefonici, cosicché il ricovero adibito nel posto di comando rimase completamente isolato. Per di più anche le sirene, per il danneggiamento dei fili, non potevano più funzionare. […] la voce del pericolo dello scoppio di munizioni, propagatasi rapidamente, allarmò oltre ogni modo la popolazione che si precipitò quasi totalmente verso la caserma e verso la stazione ferroviaria per allontanarsi dalla città


Se l’incursione aerea del 28 maggio 1943 resta impressa in modo indelebile nella memoria locale è in realtà il bombardamento del 28 giugno 1943 quello destinato a provocare più vittime civili, anche perché vengono colpiti diversi rifugi pubblici. L’incursione dura complessivamente 25 minuti ed inizia alle 11.00, per quattro ondate successive, distanziate pochi minuti l’una dall’altra; gli aerei si alzano ad una quota di oltre 5.000 metri e vengono sganciati sulla città tonnellate di materiale esplosivo. Secondo quanto riferito dai rapporti della Prefettura, presso lo stabilimento Motofides un carro ferroviario vuoto, fermo sul binario, viene lanciato in aria per poi ricadere completamente rovesciato a grande distanza.

Per effetto detonatore degli ordigni lanciati ad alta quota, i vetri e gli infissi degli edifici, nei pressi del porto, vengono “completamente frantumati, contorte le saracinesche e scalcinate le pareti delle case”. Secondo la prima sommaria ricognizione dei danni effettuata dal Prefetto della città (accompagnato dal Podestà e dal generale dei carabinieri Carlino), il primo effetto del bombardamento è la completa interruzione delle linee telefoniche, della luce elettrica, del gas e dell’acqua.


Il 25 luglio 1943, in concomitanza con la caduta del regime, Livorno subisce una nuova incursione aerea, in piena notte, alle 0.15: si tratta del terzo attacco aereo sulla città ad opera dell’aviazione americana. Il bombardamento dura complessivamente 45 minuti e viene effettuato da circa 30 plurimotori; ad essere colpita, stavolta, è tutta la zona periferica della città. Sono distrutti gli stabilimenti di una fabbrica di caramelle in Via Pompilia, gli stabilimenti della Borotalco (dove restano ferite quattro persone) e l’Ufficio postale di Piazza Carlo Alberto (oggi Piazza della Repubblica). Gravemente danneggiati sono inoltre quattro carri ferroviari presso la Stazione marittima e i cortili dello stabilimento fornace, mentre completamente distrutto da un incendio è lo stabilimento del Gommificio italiano in Via delle Sorgenti.


Apparecchi, provenienti da Nord Ovest, rotearono sulla città per circa 35 minuti e lanciarono numerosi artifici illuminanti, seguiti da sgancio di bombe e numerosi spezzoni incendiari da quota variabile da 1700 a 5200 metri e scomparvero a Sud est. […] il contegno della popolazione fu assolutamente di serena calma […] limitato numero di bombe sganciate (200-300), sganciamento avvenuto verso la periferia anziché al centro della città


Alle ore 12 del giorno 21 settembre 1943., un’ondata di aerei sorvolò Livorno ad alta quota e compiendo improvvisa picchiata, sganciò il proprio carico esplosivo sulla zona portuale. Dopo tale azione il Comando militare Tedesco pose in azione le sirene. Altre tre ondate seguirono la prima, ad intervalli di una decina di minuti, sganciando anch’esse nella stessa zona e lungo la linea ferroviaria Livorno – Pisa e Livorno – Collesalvetti […] risulta che nello stabilimento della Genepesca trovarono la morte alcuni operai che vi lavoravano e una decina rimasero feriti.

Pochi giorni dopo, il 24 settembre 1943 alle ore 22.00, la città viene sottoposta ad una nuova terribile incursione che distrugge gli impianti industriali del Silurificio Motofides, colpito a raffica da otto bombe. Vengono nuovamente colpiti la fonderia, i magazzini generali (incendiati per la combustione di materiale infiammabile) con perdite gravi di materie prime e di prodotti; ad essere fortemente danneggiati sono anche i reparti di attrezzature con la messa fuori uso dei macchinari, il reparto montaggio motori e il fabbricato dove si trovava il refettorio degli operai.


Le incursioni aeree su Livorno riprendono nel febbraio del 1944 e fino a luglio se ne contano complessivamente quarantaquattro.


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