UGO FOSCOLO IL VELO DELLE GRAZIE ANALISI

UGO FOSCOLO IL VELO DELLE GRAZIE ANALISI


Il brano fa parte del terzo inno, dedicato a Minerva. La dea fa dono alle Grazie di un velo, il cui significato allego-
rico è spiegato da Foscolo stesso:

Come le violente passioni avrebbero distrutto le più miti ispirazioni delle Grazie, sovvenne al poeta l’avventuroso
pensiero di proteggere quelle deità con un velo dagli assalti dell’Amore, che governa questo globo impetuosamente

e da tiranno. È sì trasparente quel velo, che non pur non asconde, ma neanche adombra le bellissime forme; e a gui-
sa di amuleto invisibile le difende dal fuoco delle passioni divoratrici.


ANALISI

-Le simbologie del velo e i significati il messaggio che Foscolo affida alle simbologie del velo delle Grazie è complesso e contiene in sé la summa dei significati del poema. Il velo rappresenta l’ideale dell’armonia Essa consiste innanzitutto in quel distacco sereno che mitiga la forza delle passioni troppo brutali e le purifica (il velo, dice Foscolo, deve difendere le Grazie «dal fuoco delle passioni divoratrici»). Ma essa è anche quel superiore equilibrio che sa temperare l’eccessiva gioia e l’eccessivo dolore che si presentano nella vita dell’uomo. «Smodata gaiezza e dolore profondo sono ignoti alle Grazie»: queste ricordano all’uomo che è stato affidato «alle alterne cure del piacere e del dolore» (Dissertazione di un antico inno alle Grazie); ed ancora, nell’inno secondo, il poeta afferma che le armonie della musica ricordano «come il ciel l’uomo concesse alle gioie e agli affanni [ … ]  e come alla virtù guidi il dolore  e il sorriso e il sospiro erri sul labbro  delle Grazie». L’armonia è dunque non solo concetto estetico, ma anche etico. Questa ideale temperanza di gioia e dolore è espressa dall’alternarsi delle varie figurazioni del velo: a zone dove prevalgono temi lieti (le due tortorelle innamorate, il convito festante) succedono zone dove dominano temi cupi e dolorosi (il sogno del guerriero, la madre che veglia il fanciullo malato). Ma questa alternanza si presenta anche all’interno delle scene stesse: alle speranze della giovinezza si mescola la consapevolezza del suo sfiorire; col trionfo del vincitore si fondono sia l’immagine della sconfitta e della schiavitù sia la coscienza del precario limite che divide la vita dalla morte; la festosità del convito è temperata dalla presenza degli esuli; la tenerezza materna evoca l’immagine pessimistica del destino inevitabilmente doloroso che attende l’uomo.

Ne emerge un ideale di equilibrata saggezza, che Foscolo attinge soprattutto dalla cultura greca: un saper godere serenamente le gioie della vita, senza dimenticare la sua fugacità e i dolori di cui è intessuta e l’approdo finale della morte. Proprio questo equilibrio sereno è la negazione di quella passionalità feroce e violenta che è insita nella natura ferina dell’uomo. All’equilibrio che purifica da quegli istinti guida appunto la civiltà. Le raffigurazioni del velo sono anche la celebrazione dei sentimenti gentili e delicati che della civiltà devono essere il fondamento e che offrono la garanzia di una vita più umana: la purezza dell’amore, l’affetto filiale e la pietà per i vinti, l’ospitalità, la fiducia reciproca tra gli uomini, la tenerezza materna.

La struttura del discorso poetico. L’ideale dell’armonia si riflette nella struttura ritmica e sintattica del discorso poetico. Si può osservare come campione la prima scena (vv. 153-163): sono versi dal ritmo estremamente sciolto e scorrevole, poiché sono rare le pause e le cesure interne: sei versi su undici ne sono del tutto privi (vv. 154, 155, 158, 159, 161, 163); e, si badi, la scorrevolezza del ritmo non scompare neanche quando vengono introdotte le note meste del declinare della giovinezza e della morte («discende un clivo onde nessun risale»): è il segno stilistico di quella temperanza di gioia e mestizia di cui si diceva. Vi è bensì un forte enjambement («Giovinezza» all’inizio del v. 156), ma esso non ha la funzione di spezzare il ritmo, bensì solo di segnare un culmine del movimento lirico, mettendo in pieno rilievo ritmico-sintattico la parola chiave; lo stesso vale per «la danzante» al termine del verso 157. (Unica eccezione è l’enjambement dei versi 160-161, «biondo Il crin», che sembra sottolineare la separazione del colore biondo della giovinezza da quello dei capelli). Inoltre la successione degli accenti ritmici è quanto mai varia e modulata, contribuendo ad accrescere il senso di armonica musicalità.

A livello sintattico sono riconoscibili calibratissime simmetrie. Si noti la costruzione perfettamente simmetrica, complemento di luogo + verbo al verso 154, verbo + complemento di luogo al verso 155 («nel mezzo del velo» I «balli», «canti» «fra’l coro»); ai versi 156-157 il soggetto «Giovinezza» è collocato al termine del periodo e all’inizio di verso; il corrispettivo soggetto del periodo seguente, la «danzante» è all’inizio di periodo e a fine verso; il verso 158 è aperto e chiuso da due verbi di senso opposto («discende», «risale»)


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