LE GUERRE NAPOLEONICHE
LE GUERRE NAPOLEONICHE
LE GUERRE NAPOLEONICHE
Guerre napoleoniche è il termine usato per definire l’insieme delle guerre combattute nel periodo in cui Napoleone Bonaparte governò la Francia. Furono in parte una estensione dei conflitti innescati dalla rivoluzione francese e continuarono durante tutto il Primo Impero francese. Non esiste un’unanime convergenza sul momento in cui ebbero inizio queste guerre. Qualcuno ritiene che siano cominciate con la presa del potere in Francia da parte di Napoleone nel novembre del 1799. Altri propendono per il periodo che va dal 1799 al 1802 nel contesto delle guerre rivoluzionarie francesi e considerano la dichiarazione di guerra fra la Francia e l’Inghilterra del 1803, che seguì il breve periodo di pace intervenuto dopo il Trattato di Amiens, come l’inizio delle guerre napoleoniche. Esse ebbero termine il 20 novembre 1815 dopo la disfatta napoleonica alla battaglia di Waterloo, con il Secondo Trattato di Parigi del 1815. Il periodo che va dal 20 aprile del 1792 al 20 novembre 1815 viene anche indicato come “la grande guerra francese”.
La prima coalizione. 1
La seconda coalizione. 2
Guerra delle cannoniere. 3
La Pace di Amiens. 3
La terza coalizione. 3
La quarta coalizione. 4
La quinta coalizione. 5
La sesta coalizione. 6
La settima coalizione. 7
La prima coalizione
La prima coalizione (1793-1797), fra Austria, Prussia, Inghilterra, Spagna, Regno di Sardegna e Regno di Napoli contro la Francia, fu il primo tentativo di sconfiggere il repubblicanesimo scaturito dalla rivoluzione francese. La coalizione venne sconfitta dai francesi a seguito della guerra totale dichiarata dal Direttorio. Nel 1795 la Francia si annesse i Paesi Bassi austriaci e la Renania. Seguì la conquista delle Province unite d’Olanda, alle quali aveva dichiarato la guerra nel 1793, e la trasformazione in Repubblica Batava. Si realizzavano così le antiche mire francesi sul piccolo ma ricco vicino olandese. La Spagna davanti alla minaccia francese firmò una pace separata, il 22 luglio 1795 (seconda pace di Basilea).
Le campagne italiane di Napoleone nel 1796 e nel 1797 fecero sì che anche il Regno di Sardegna abbandonasse la coalizione. Bonaparte impiegò un mese per conquistare il Piemonte (parte del Regno di Sardegna) e per far retrocedere gli austriaci. Le forze dello Stato Pontificio si arresero ai francesi a Forte Urbano, obbligando il papa Pio VI a firmare un trattato di pace provvisoria, mentre Bonaparte entrava nel Friuli-Venezia Giulia. La guerra finì con la sconfitta austriaca sfociata nel Trattato di Campoformio. La Gran Bretagna rimase così l’unica potenza in guerra contro la Francia.
La seconda coalizione
(1798-1801) fra Russia, Gran Bretagna, Austria, Impero Ottomano, Portogallo, Regno di Napoli e Stato Pontificio contro la Francia, fu all’inizio più importante della prima. Il governo corrotto e diviso della Francia, sotto il Direttorio, si trovava in piena agitazione, e la Repubblica era in bancarotta; quando nel 1799 Bonaparte prese il potere, trovò solo 60.000 franchi nel Tesoro Nazionale. La partecipazione russa produsse un cambiamento decisivo rispetto alla prima coalizione. Le forze austro-russe in Italia erano comandate dal prestigioso generale Suvorov. Napoleone era occupato in una campagna in Egitto, con l’obiettivo di minacciare l’Impero britannico.
La Francia soffrì iniziali sconfitte. Napoleone ritornò in patria nel 1799, lasciando la campagna d’Egitto. Tornato a Parigi prese il controllo del governo francese, abbattendo il Direttorio con l’aiuto di Emmanuel Sieyès. Napoleone riorganizzò la milizia francese per contrattaccare sul Reno come in Italia. In tutti i fronti, le avanzate francesi trovarono gli austriaci impreparati. In Italia si batté con gli austriaci nella battaglia di Marengo il 14 giugno del 1800 ed avrebbe potuto perdere la battaglia se non fosse stato per l’intervento del generale Desaix che sconfisse la retroguardia austriaca. Desaix morì in battaglia e Napoleone ne fece un eroe nazionale incidendo il suo nome sull’Arco di Trionfo. Sul Reno, invece, la decisiva battaglia giunse quando un esercito francese di 180.000 uomini affrontò 120.000 soldati austriaci nella battaglia di Hohenlinden il 3 dicembre. L’Austria fu definitivamente sconfitta ed abbandonò il conflitto a seguito del Trattato di Lunéville, nel febbraio del 1801.
Il maggiore problema pendente di Napoleone era ora l’Inghilterra che non avrebbe mai accettato un’ Europa continentale ad egemonia francese. Napoleone era convinto che senza la sconfitta britannica non avrebbe potuto ottenere una vera pace. L’esercito britannico era una minaccia relativamente modesta per la Francia, ma la Royal Navy era una continua minaccia per la flotta francese e per le colonie nei Caraibi. Ma l’ impossibilità dell’offensiva in Gran Bretagna fu chiara a seguito della sconfitta subite dalla Francia nella battaglia di Trafalgar (21 ottobre 1805), dove morì l’ ammiraglio Horatio Nelson. Napoleone non abbandonò del tutto l’ idea di invadere le Isole Britanniche ma la subordinò alla politica del cosiddetto Blocco Continentale.
La Pace di Amiens
Il Trattato di Amiens (1802) diede come risultato la pace fra l’Inghilterra e la Francia, e significò il collasso finale della seconda coalizione. Tuttavia, non si considerò mai un trattato duraturo: nessuna delle parti era soddisfatta ed entrambe misero in atto delle inadempienze. Le ostilità ricominciarono il 18 maggio 1803. L’oggetto del conflitto cambiò e fu dettato dal desiderio di restaurare la Monarchia in Francia e cacciare Napoleone. Bonaparte dichiarò la costituzione dell’Impero il 28 maggio del 1804 e fu incoronato imperatore nella Cattedrale di Notre-Dame di Parigi il 2 dicembre dello stesso anno.
La terza coalizione
Nell’aprile del 1805, La GB e la Russia firmarono un trattato per espellere i francesi da Olanda e Svizzera. L’ Austria si unì all’alleanza dopo l’annessione di Genova da parte dei francesi e la proclamazione di Napoleone Re d’Italia. Gli austriaci cominciarono la guerra invadendo la Baviera con un esercito di circa 70.000 uomini. Nella battaglia di Ulma (25 settembre – 20 ottobre 1805), Napoleone sconfisse l’esercito austriaco con una brillante manovra avvolgente, forzando la sua resa senza sostanziali perdite. Con l’esercito principale dell’Austria battuto a nord delle Alpi Napoleone poté occupare Vienna.
Gli fu inviato contro un grosso esercito austro-russo numericamente assai superiore al suo: in quella che è solitamente considerata la sua maggiore vittoria, il 2 dicembre Napoleone sconfisse il nemico ad Austerlitz, in Moravia. Inferse un totale di 25.000 perdite mentre ne ebbe meno di 7.000. Dopo Austerlitz, l’ Austria firmò il Trattato di Pressburg, lasciando la coalizione. Questo costò all’ Austria la revisione delle clausole di Campoformido con la cessione di Venezia al Regno d’Italia napoleonico e del Tirolo alla Baviera. Con la ritirata dell’Austria dalla guerra l’ esercito napoleonico aveva un record di vittorie in terra, ma il grosso dell’esercito russo e la Prussia non erano ancora in gioco.
La quarta coalizione
La quarta coalizione (1806-1807), fra Prussia, Sassonia e Russia contro la Francia si formò solo un mese dopo la sconfitta della terza coalizione. Nel luglio del 1806, Napoleone aveva creato la Confederazione del Germania. Molti degli Stati più piccoli furono accorpati ai più grandi. Sassonia e Baviera furono elevati da Napoleone al rango di regni, guadagnando alla Francia nuovi alleati.
In agosto, il re di Prussia Federico Guglielmo III prese la decisione di andare alla guerra indipendentemente dalle altre grandi potenze. Sarebbe stato meglio decidersi l’ anno precedente ed unirsi ad Austria e Russia. Questo avrebbe potuto evitare il disastro alleato di Austerlitz.
In settembre, Napoleone lanciò tutte le forze francesi sul Reno. L’esercito prussiano fu doppiamente sconfitto da Napoleone a Jena e dal maresciallo Davout ad Auerstädt (14 ottobre del 1806). Napoleone entrò a Berlino il giorno 27 ottobre, e visitò la tomba di Federico II il Grande, ordinando ai suoi marescialli di togliersi il cappello e dicendo: «Se egli fosse vivo, noi non saremmo qui oggi». In totale, Napoleone aveva impiegato solamente 19 giorni dal principio del suo attacco alla Prussia fino alla conclusione della guerra con la caduta di Berlino e la distruzione dei suoi principali eserciti a Jena ed Auerstädt. Il militarismo prussiano usciva completamente sconfitto dall’ esercito democratico e repubblicano francese.
A Berlino, Napoleone promulgò una serie di decreti che entrarono in vigore il 21 novembre del 1806, impostando il Blocco Continentale contro La GB. La Royal Navy era un problema per i commerci extra europei della Francia, ma non costituiva una minaccia per il territorio francese. Tuttavia, l’ insularità ed il dominio dei mari da parte della GB le permetteva di realizzare continue coalizioni antifrancesi. Questa era la premessa del cosiddetto Blocco Continentale. La seguente tappa della guerra portò all’espulsione di truppe russe dalla Polonia e la creazione del nuovo Granducato di Varsavia. A questo punto Napoleone fece rotta verso nord per affrontare i resti dell’esercito russo e cercare di invadere la nuova capitale prussiana di Königsberg. Un movimento
tattico nella battaglia di Eylau, tra il 7 e l’8 febbraio, costrinse i russi ad una successiva resa. Napoleone portò allora un attacco all’esercito russo a Friedland, il 14 giugno. Dopo questa sconfitta, Alessandro I si vide obbligato a firmare la pace con Napoleone con il Trattato di Tilsit, il 7 luglio del 1807.
La quinta coalizione
La quinta coalizione (1809) fra Regno Unito ed Austria contro la Francia, si formò mentre La GB attaccava la Francia sui mari. Mentre Napoleone rinunciava all’ invasione della GB, gli inglesi non riuscivano a cacciare i francesi dai porti di Anversa e Rotterdam. La lotta divenne economica, Blocco Continentale francese contro blocco navale inglese. Entrambi i contendenti aprirono nuovi fronti per imporre i loro blocchi: gli inglesi combatterono (e persero) negli Stati Uniti la guerra del 1812 ed i francesi affrontarono la guerra contro la Spagna (1808 – 1813).
Bonaparte decise l’ invasione della Spagna e del Portogallo, i quali nonostante il divieto francese continuavano a commerciare con l’ Inghilterra. Le truppe francesi occuparono gradualmente il territorio iberico fino ad entrare a Madrid e fu quello che propiziò l’intervento inglese. L’Austria, all’inizio neutrale, approfittò dell’opportunità per cercare di recuperare il suo antico Impero Tedesco che era esistito prima della Battaglia di Austerlitz.
Napoleone ottenne un successo in Spagna sconfiggendo spagnoli ed inglesi e cacciando questi ultimi dalla penisola iberica (ma non per molto tempo). L’attacco dell’Austria prese alla sprovvista Napoleone. Gli austriaci si introdussero nel Granducato di Varsavia, ma furono sconfitti a Radzyn il 19 aprile del 1809. Napoleone spinse l’esercito a contrattaccare in Austria. Una serie di battaglie relativamente minori assicurarono la vittoria austriaca nella battaglia di Essling, la prima sconfitta tattica di Napoleone. Napoleone rispose con un nuovo tentativo di assediare Vienna, battendo gli austriaci a Wagram, tra il 5 ed il 6 luglio 1809. La guerra della quinta coalizione finì col Trattato di Schönbrunn, il 14 ottobre del 1809. Nel 1810, l’Impero Francese raggiunse la sua massima estensione. Napoleone si sposò con Marie-Louise, figlia dell’ imperatore, per assicurare un’alleanza stabile con l’Austria e dare all’Imperatore un erede, cosa che la sua prima moglie, Giuseppina Beauharnais, non aveva potuto dargli. Oltre all’Impero Francese, Napoleone controllava la Confederazione Svizzera, La Confederazione del Reno, il Granducato di Varsavia ed il Regno d’Italia. I territori alleati includevano: il Regno di Spagna di Giuseppe Bonaparte, il regno di Westfalia di Gerolamo Bonaparte, il Regno di Napoli di Gioacchino Murat, suo cognato, il principato di Lucca e Piombino di Félix Bacciocchi, anch’egli cognato di Napoleone, ed i suoi antichi nemici, Prussia ed Austria.
La sesta coalizione
La sesta coalizione(1812 – 1814) consistette nell’alleanza fra Regno Unito, Russia, Prussia, Svezia, Austria ed un certo numero di stati tedeschi, contro la Francia. Nel 1812, Napoleone diede inizio alla Campagna di Russia invadendola per obbligare lo Zar Alessandro I a rimanere nel Blocco Continentale ed estenderlo alla Crimea. La Grande Armée, 650.000 uomini, 270.000 francesi e molti soldati di paesi alleati o sudditi, attraversò il fiume Niemen il 23 giugno del 1812. Napoleone proclamava un «Seconda Guerra Polacca», ma contro le aspettative dei polacchi che fornirono quasi 100.000 soldati contro l’ odiato oppressore russo, Napoleone evitò di dare concessione alcuna alla Polonia, per tenerla come merce di scambio nelle successive negoziazioni con la Russia.
Questa mantenne la tattica di ritirarsi, lasciando dietro di sé «terra bruciata». Suvorov accettò il combattimento a Borodino, il 7 settembre ma non riuscì a fermare l’ armata francese che puntava su Mosca. Il 14 settembre, Mosca venne conquistata e saccheggiata ma Alessandro I rifiutò la resa. Privo di vettovagliamenti ed in una città in fiamme, Napoleone si vide costretto a ritirarsi. Così cominciava la disastrosa «Gran Ritirata», con 370.000 morti e 200.000 prigionieri. In novembre, rimanevano solo 27.000 soldati per attraversare il fiume Berezina.
Allo stesso tempo la guerra iberica giungeva ad una svolta definitiva. Nella battaglia di Vitoria (21 giugno del 1813), il Duca di Wellington sconfisse Giuseppe Bonaparte ed i francesi si videro obbligati ad abbandonare la Spagna attraversando i Pirenei.
Vedendo un’opportunità nella sconfitta francese la Prussia tornò in guerra; ma Napoleone raccolse rapidamente un nuovo esercito e distrusse nuovamente i prussiani a Lützen (2 maggio del 1813) e Bautzen ( dal 20 al 21 maggio). Queste battaglie videro affrontarsi sul campo un totale di 300.000 uomini, probabilmente la cifra più alta di fino ad allora in una singola battaglia.
In questo periodo gli alleati convinsero l’Austria che la Francia era fortemente indebolita e che conveniva affrontarla adesso. La coalizione schierava oltre 950.000 uomini sul confine austro-francese. Napoleone poté arrivare a circa 650.000 uomini. Gli alleati tedeschi della Confederazione del Reno, il Regno di Napoli di Murat nel Sud ed il Regno d’Italia di Eugenio di Beauharnais diedero a Napoleone circa 250.000 uomini. Pertanto, 900.000 soldati francesi in totale si opposero su tutti i fronti di battaglia a circa un milione di effettivi alleati.
Tuttavia molti dei soldati tedeschi che combattevano nelle linee francesi non erano affidabili. È ragionevole pensare che Napoleone non contasse su più di 450/500.000 uomini fedeli, cioè era superato nel rapporto di due a uno. Verso la fine dell’armistizio, Napoleone sembrava avere recuperato finalmente l’iniziativa a Dresda, dove vinse su di un esercito alleato numericamente superiore, infliggendogli enormi perdite, mentre i francesi ne soffrirono relativamente poche. Tuttavia a Lipsia in Sassonia (dal 16 al 19 ottobre del 1813), anche chiamata «battaglia delle Nazioni», 200.000 francesi lottarono contro più di 450.000 alleati, ed i francesi furono sconfitti e costretti a ritirarsi in Francia. Napoleone lottò in una serie di battaglie, compresa la battaglia di Arcis-sur-Aube, in Francia, ma a poco a poco fu obbligato a retrocedere davanti alla superiorità dei suoi avversari. Gli alleati entrarono a Parigi il 30 marzo del 1814. Napoleone era deciso a lottare, incapace di accettare la sconfitta. Durante la campagna aveva calcolato di inserire rinforzi di 900.000 reclute fresche, ma poté mobilitare solo una frazione di quella cifra e subì l’ abbandono da parte di molti sostenitori (come Bernadotte, creato Re di Svezia da Napoleone, passato agli Alleati pur di conservare il trono). Napoleone abdicò il 6 aprile a seguito del Trattato di Fontainebleau. Il 1° ottobre 1814 ebbe inizio il Congresso di Vienna. Napoleone fu esiliato all’isola d’Elba, e si restaurò la dinastia borbonica in Francia sotto Luigi XVIII.
La settima coalizione
La settima coalizione (1815) unì Regno Unito, Austria, Prussia, Russia, Paesi Bassi e Regno di Sardegna ed un certo numero di stati tedeschi, contro la Francia. Il periodo conosciuto come quello dei Cento Giorni cominciò quando Napoleone abbandonò l’Elba e sbarcò a Cannes, il 1° marzo del 1815. Man mano che si trasferiva verso Parigi, chiedeva appoggi nei territori che attraversava e giunto a Parigi abbatté l’appena restaurato regno di Luigi XVIII. Gli alleati prepararono immediatamente i loro eserciti per affrontarlo di nuovo. Napoleone preparò 280.000 uomini, divisi in molti eserciti. Prima del suo arrivo c’era un esercito di 90.000 uomini, ed egli riuscì a riunire oltre un milione di veterani di passate campagne, e promulgò un decreto per mobilitare circa 2,5 milioni di uomini nell’esercito francese. Questo fu quello che dispose di fronte ad un esercito alleato inizialmente forte di circa 700.000 soldati. Si voleva sorpassare numericamente l’ esercito francese, il quale non arrivò mai ad avvicinarsi neanche lontanamente al numero di effettivi di 2,5 milioni voluto da Napoleone.
Napoleone guidò circa 124.000 uomini dell’esercito al nord in una manovra preventiva per attaccare gli alleati in Belgio. La sua intenzione era attaccare gli eserciti alleati prima che arrivassero ad unirsi alla flotta inglese. Inizialmente la manovra riuscì ed i prussiani furono nuovamente sconfitti a Ligny il 16 giugno 1815. Tuttavia l’ esercito alleato sotto il comando di Wellington rinforzò la sua posizione-chiave, scelta in precedenza, su di un pendio a poche miglia a sud della cittadina di Waterloo, in Belgio.
L’inizio della battaglia di Waterloo, nella mattina del 18 giugno 1815, ritardò per molte ore, poiché Napoleone stava aspettando che il suolo si asciugasse dopo la pioggia della notte precedente. Nel tardo pomeriggio, l’esercito francese non era ancora riuscito a cacciare le truppe di Wellington dal pendio scosceso dove si erano rifugiate. Quando arrivarono i prussiani ed attaccarono il fianco destro francese, la strategia di Napoleone di mantenere gli alleati divisi si rivelò fallimentare, ed il suo esercito si dovette rifugiare in una confusa ritirata, pressato dall’avanzata degli eserciti alleati. Napoleone comunque guidò una ritirata ordinata verso Parigi, dove il maresciallo Davout aveva 117.000 uomini preparati per far retrocedere i 116.000 uomini di Blücher e Wellington. Questo sarebbe stato militarmente possibile, ma fu la politica a far precipitare la caduta dell’Imperatore.
Arrivando a Parigi, tre giorni dopo Waterloo, Napoleone si afferrava ancora alla speranza della resistenza nazionale, ma i politici, ed il popolo , dopo avergli fornito una ultima ed estrema occasione di rivincita, gli avevano ritirato il loro appoggio. Napoleone fu costretto ad abdicare di nuovo il 22 giugno del 1815. Gli alleati lo esiliarono nella remota isola di Sant’Elena, nell’Atlantico meridionale, a circa 1900 km dalla costa dell’Angola.