FOTO DI HITLER IN PALAZZO VECCHIO A FIRENZE

FOTO DI HITLER IN PALAZZO VECCHIO A FIRENZE

FOTO DI HITLER IN PALAZZO VECCHIO A FIRENZE


ARCHIVIO FOTOGRAFICO HITLER E MUSSOLINI A COLORI FOTO DI HUGO JAEGER PER LIFE MAGAZINE

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Il treno di Hitler giunse a Firenze nel primo pomeriggio del nove maggio 1938 proveniente da Roma. Al binario sedici, addobbato con fiori, bandiere, grandi stemmi sabaudi e fasci littori dorati, c’erano ad attenderlo Benito Mussolini, i ministri Ciano, Starace e Bottai, nonché tutte le maggiori autorità cittadine, i gerarchi del regime e una guida ‘turistica’ d’eccezione: Ranuccio Bianchi Bandinelli.

Al momento dell’arrivo, mentre la banda cittadina intonava il Deutschland über alles, la Marcia Reale e Giovinezza, il cielo fu attraversato da una rombante squadriglia di caccia. Fuori da Santa Maria Novella, lungo le vie che sarebbero state percorse dall’automobile scoperta dei due capi di Stato, erano in trepidante attesa trecentocinquantamila persone provenienti da tutte le province della Toscana. La giornata era stata dichiarata festiva in tutta la regione, il tempo era bello, l’organizzazione risultava minuziosa. Sotto l’alto controllo esercitato, da Roma, da Alessandro Pavolini, e a Firenze dal podestà Venerosi Pesciolini, era stata messa in piedi una poderosa macchina propagandistica per realizzare l’evento, predisporre gli allestimenti ed abbellire la città. In Comune era stato creato un apposito ufficio festeggiamenti, mentre decine tra architetti, fotografi e giovani artisti – quasi tutti provenienti dall’Istituto d’Arte – avevano lavorato freneticamente alle scenografie sotto la guida di Giorgio Venturini, allora direttore del Teatro Sperimentale dei Guf di Via Laura. Così, per alcuni mesi la città era stata trasformata in un grande cantiere per via dei rifacimenti di facciate, strade, marciapiedi, spallette dei ponti; l’illuminazione delle strade era stata rinnovata, le vetrine dei negozi tirate a lucido. Al termine il bilancio delle spese fu assai cospicuo e dai 13-15 milioni di lire inizialmente previsti, ne furono sborsati almeno 19, fatto questo che creò al Comune, nei mesi che seguirono, una pesante condizione debitoria. Il centro della città tuttavia risultò profondamente trasformato, gli apparati effimeri avevano creato situazioni scenografiche inusitate con un continuo alternarsi di prospettive nuove, di emergenze monumentali – vere o ricreate in cartapesta – di geometrie alterate, di studiate sonorità e giochi di luci.

Proprio all’uscita della Palazzina Reale era stata realizzata, per esempio, una tribuna a gradoni lunga trecento metri e sormontata da un’alta spalliera verde. Da lì doveva infatti partire il corteo che avrebbe dovuto attraversare tutto il centro cittadino per recarsi a Palazzo Pitti, a Santa Croce, Boboli, Palazzo Vecchio, Palazzo Medici Riccardi e, infine, al Teatro Comunale. Via Panzani era stata decorata secondo il modello della galleria con gli striscioni bianchi con il giglio rosso di Firenze, il simbolo del saluto della città all’ospite. Poi, a seguire, in via dei Cerretani erano stati disposti i simboli della grande Germania hitleriana, mentre quelli delle antiche corporazioni della Repubblica facevano mostra di sé in via Calzaioli, più in là, dalle finestre dei palazzi di via Strozzi erano stati fatti pendere arazzi pregiati e insegne gentilizie. Lungo tutto l’itinerario era un susseguirsi di bandiere, labari, angoli infiorati, fino a giungere a Pitti dove Hitler si fermò per una breve riposo e dal quale ripartì alle 15.30 per dirigersi al sacrario dei martiri di Santa Croce. Da lì le auto del corteo, dopo aver attraversato Ponte alle Grazie, salirono al Piazzale Michelangelo, per entrare poi a Boboli da Porta Romana dove attendevano centinaia di figuranti per la messinscena degli antichi ludi toscani: dal pisano gioco del ponte alla aretina giostra del Saracino, dall’antico gioco del calcio fiorentino, al palio senese. Subito dopo prese avvio un rapido giro nelle gallerie di Palazzo Pitti e, passando attraverso il corridoio vasariano, degli Uffizi. Infine in Palazzo Vecchio si tenne un breve incontro con varie personalità politiche, della cultura e dello spettacolo. Firenze, che era l’ultima tappa di un viaggio che aveva prima toccato Roma (capitale del neoproclamato impero) poi Napoli (proiezione militare italiana nel Mediterraneo), doveva mettere in scena e sottolineare il nesso spirituale e culturale tra Italia e Germania e tra i rispettivi loro regimi. Per questo, in una sala degli Uffizi, erano state poste opere d’arte fatte giungere appositamente dalla Germania assieme ad altre di artisti tedeschi già facenti parte delle collezioni cittadine.

Ma fu soprattutto la visita al sacrario dei martiri di Santa Croce ad essere, da questo punto di vista, il momento più carico di significati. La celebrazione dei martiri della guerra e del fascismo, l’onore tributato qui al sacello di Giovanni Berta, voleva significare che entrambi i movimenti, quello fascista e quello nazista, avevano entrambi posto radici grazie al sacrificio e all’eroismo dei primi loro accoliti e militanti. La tappa a Santa Croce fu però indirettamente significativa anche per un’altra ragione: essa fu l’unico momento in cui i due capi di Stato poterono – per così dire – varcare le soglie di una chiesa, seppure nella sua parte sottostante e non dal portone principale. Il Cardinale Elia dalla Costa, infatti, seguendo in modo convinto le disposizioni di Pio XI che, a Roma, aveva fatto chiudere tutti i luoghi di culto e i musei vaticani ritirandosi a Castel Gandolfo – aveva sbarrato anch’egli tutte le chiese fiorentine e chiuso il suo palazzo vescovile. Privati della scenografia forse più ambita di Santa Maria del Fiore, la vera epifania pubblica dei due capi di Stato – a parte i veloci passaggi in auto – si ebbe solo in piazza Signoria quando era ormai giunta l’ora del tramonto. Qui i due dittatori si mostrarono al pubblico, che si assiepava numeroso, salutando dal balcone di Palazzo Vecchio. Dopo poco ripresero le auto e si diressero a Palazzo Medici Riccardi per la cena di gala, infine, alle nove di sera, si recarono a teatro dove si tenne un concerto in loro onore (musiche del Simon Boccanegra di Verdi eseguite dall’Orchestra Stabile fiorentina diretta da Vittorio Gui) dopo di che la visita volse al termine. Era ormai notte e, nel breve tragitto tra il teatro e la stazione ferroviaria, al margine esterno del parco delle Cascine, furono lanciati fuochi artificiali di saluto. Prima di giungere di nuovo alla stazione le auto passarono un’ultima volta sotto un arco di trionfo disegnato da potenti fasci di luce. Mezzanotte era scoccata da qualche minuto quando il treno di Hitler si mosse alla volta di Berlino. Cinque minuti dopo anche Mussolini salì in vettura per essere ricondotto a Roma.

 

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FUHRER VISIT IN FLORENCE

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PHOTO ARCHIVE HITLER AND MUSSOLINI COLOR PHOTOS OF HUGO JAEGER FOR LIFE MAGAZINE

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The train of Hitler arrived in Florence in the early afternoon of May 9, 1938 from Rome. At sixteen track, decorated with flowers, flags, coats of arms and large Savoy golden fasces, were waiting for Benito Mussolini, the ministers Ciano, Bottai and Starace, and all the major city authorities, the leaders of the regime and a guide ‘tourist ‘exceptional: Ranuccio Bianchi Bandinelli.

Upon arrival, while the town band intoned the Deutschland über alles, the Royal March and Youth, the sky was crossed by a roaring fighter squadron. Outside Santa Maria Novella, along the streets that would have been covered from the car discovery of the two heads of state, it was anxiously waiting three hundred fifty thousand people from all the provinces of Tuscany. The day had been declared festive throughout the region, the weather was beautiful, the organization proved meticulous. Under the high control exercised, from Rome, Alessandro Pavolini, and in Florence by the mayor Venerosi Minnows, he had been standing a massive propaganda machine to realize the event, arrange fittings and beautify the city. Shared had been created a special office celebrations, while dozens of architects, photographers and young artists – almost all from the Institute of Art – had worked frantically to the production design under the guidance of Giorgio Venturini, then director of the Teatro GUF Experimental Via Laura

So, for a few months the city was turned into a large construction site because of the facade renovations, streets, sidewalks, parapets of the bridges; street lighting had been renovated, the windows of the shops are polished. At the end of the budget of the expenditure it was very substantial and by 13 to 15 million lire originally planned, they were disbursed at least 19, a fact that created the City, in the months that followed, a heavy debt condition. However, the center of the city turned out profoundly transformed the ephemeral had created unusual situations scenic with a succession of new perspectives, of monuments – real or recreated in paper mache – the altered geometry of studied sound and light effects.

Just off the Royal house had been made, for example, a platform with steps long three hundred meters and surmounted by a tall green trellis. From there it was in fact from the procession would have to cross the entire city center to go to Palazzo Pitti, in Santa Croce, Boboli, Palazzo Vecchio, the Palazzo Medici Riccardi, and finally, at the Teatro Comunale. Via Panzani had been decorated according to the gallery model with white banners with red lily of Florence, the symbol of the city greet the guest. Then, later, in Via dei Cerretani had been placed the symbols of the great Hitler Germany, while those of the ancient guilds of the Republic did show themselves in via Calzaioli, further, from the windows of Via Strozzi palaces they were made to hang tapestries fine and noble insignia.

All along the route was a succession of flags, banners, flowered corners, to arrive at Pitti where Hitler stopped for a short rest and from which departed at 15:30 and headed to the martyrs of the Holy Cross shrine. From there the parade car, after crossing Ponte alle Grazie, went up to the Piazzale Michelangelo, to enter then to Boboli from Porta Romana, where hundreds of people were waiting for the staging of the ancient Tuscan ludi: from Pisa game of bridge at the Arezzo Giostra del Saracino , the ancient Florentine football, the Siena Palio. Immediately after startup took a quick tour in the Palazzo Pitti galleries and, passing through the Vasari corridor, the Uffizi. Finally in the Palazzo Vecchio he was held a short meeting with various political personalities, culture and entertainment. Florence, which was the last leg of a trip that had first touched Rome (the capital neoproclamato Empire) then Napoli (Italian military projection in the Mediterranean), had to stage and emphasize the spiritual and cultural relationship between Italy and Germany and between their respective regimes. For this, in a room of the Uffizi, works of art had been placed specially made come from Germany, together with other German artists already part of city collections.

But it was the visit to the shrine of Santa Croce to be martyrs, from this point of view, the most full of meaning now. The celebration of the martyrs of the war and fascism, the honor paid here to the shrine of John Berta, would mean that both movements, the fascist and the Nazi, had both taken root thanks to the sacrifice and heroism of the first and their acolytes militants. But the stop in Santa Croce was indirectly significant for another reason: it was the only moment in which the two heads of state could – so to speak – cross the threshold of a church, even in its underside and not from main door. Cardinal Elia from Costa, in fact, following so convinced of Pius XI provisions, in Rome, had closed all places of worship and museums Vatican retreating in Castel Gandolfo – had also blocked all the Florentine churches and closed the his bishop’s palace. Private scenography perhaps most coveted of Santa Maria del Fiore, the real epiphany public of the two heads of state – apart from the fast passages in the car – it was only when he was in Piazza Signoria now in the sunset time.

Here the two dictators showed themselves to the public, who thronged numerous, waving from the balcony of the Palazzo Vecchio. Shortly after they resumed the cars and headed to the Palazzo Medici Riccardi for the gala dinner, finally, at nine in the evening, they went to the theater where he held a concert in their honor (music of Verdi’s Simon Boccanegra performed by the Florentine Stable directed by Vittorio Gui) after which the visit came to an end. It was night and the shortest route between the theater and the train station, at the outer edge of the Cascine Park, were launched artificial greeting fires. Before coming back to the station the cars passed one last time under a triumphal arch designed by powerful beams of light. Midnight was struck by a few minutes when the train Hitler he move to Berlin. Five minutes later Mussolini got into the car to be brought back to Rome.

 

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