MARINO E IL MARINISMO
MARINO E IL MARINISMO
-I poeti barocchi, sia che siano pro o contro Marino, condividono gli stessi temi: l’amore, la bellezza, cantati in modo artificioso e retorico, il piacere derivato dalla contemplazione della natura, ma, allo stesso tempo, il senso della cadu-cità del tutto, del passare inesorabile del tempo, del contrasto tra la vita e la morte. Entrambi le espressioni letterarie usano una lingua ed uno stile ricerca-ti, retorici e riccamente metaforici; e mentre per Petrarca il Canzoniere era più che altro un “cammino” della vicenda psicologica dell’autore, nel Seicento viene definito “selva”, in quanto è un insieme di testi diversi tra loro per temi e per stile.
Il Marinismo, che prende il nome dal proprio capostipite, Giambattista Marino, voleva rinnovare la lirica mediante il ricorso al meraviglioso, allo strano e allo sbalorditivo; è conosciuta anche come poesia concettista. Già nel Cinque-cento cominciarono a delinearsi le basi che portarono poi, nel secolo successivo, al superamento della tradizione cinquecentesca e ad un deciso antipetrar-chismo. Negli ultimi anni del ‘500, infatti, Tasso apparve ai contemporanei come l’unica persona da poter contrapporre a Petrarca, grazie anche a tutte le innovazioni che egli apportò nelle sue opere: interpretazione edonistica, rinuncia di vedere Petrarca come unico e indiscusso modello, stile retoricamente ric-co e fastoso, definito appunto “concettoso”. Ora, i rappresentanti del concetti-smo cinquecentesco, si dedicavano non tanto al contenuto dell’opera o alla ri-cerca metrica, quanto invece alla loro forma, divenendo, più che letterati, tec-nici della letteratura. Ed è in questo contesto che Giambattista Marino si impo-se, divenendo punto fondamentale per molte esperienze letterarie successive. Disinteressato completamente di politica, egli fu l’unico intellettuale, fu capace di uscire dai confini nazionali, per andare in Francia e in Europa. Il confronto con Tasso è molto evidente, non solo nell’Adone, che divenne un’opera in con-correnza con la Gerusalemme Liberata, ma anche nelle Rime: questo avvenne perché Marino in ogni momento emulava il suo modello, facendo suoi molti dei procedimenti di scrittura di Tasso.
La sua produzione letteraria è quasi interamente lirica: fanno eccezione le Di-cerie Sacre, qualche scritto encomiastico e la raccolta delle Lettere. Le Dicerie Sacre sono orazioni, in stile concettistico, caratterizzate da interminabili se-quenze metaforiche, sono tre: La Pittura, La Musica, Il Cielo. La raccolta princi-pale di Marino rimane tuttavia La Lira: 413 componimenti, tra quali ci sono so-netti, madrigali e canzoni; il suo capolavoro è invece l’Adone, poema mitologico in 40000 versi, in competizione con la Gerusalemme Liberata, vista la grande ammirazione per Tasso. Costruito sulla trama degli amori di Venere e Adone, il poema è arricchito da episodi collaterali e digressioni, che consentono all’auto-re di dare ampio spazio ai virtuosismi caratterizzanti del suo stile.
Discorso a parte dalle altre opere merita LA GALERIA. E’ una nutrita raccolta di liriche che illustrano pitture e sculture, reali e immaginarie, disposte in un ideale museo poetico. Contiene poesie composte nei più svariati metri (sonetti e madrigali), ordinate in Pitture e Sculture. All’interno delle Pitture i componi-menti sono inoltre distinti in Favole mitologiche, in Storie religiose, e in Ritratti
di filosofi, poeti, guerrieri, monarchi, eretici, alchimisti, corsare e negromanti, di donne virtuose, belle, o impudiche e scellerate. Le sculture invece sono divi-se in Statue e Rilievi, modelli e medaglie. Chiudono entrambe le sezioni i Ca-pricci, scene o paesaggi fantastici e bizzarri. L’idea di partenza di Marino era quella di accomunare i suoi componimenti con incisioni di soggetto mitologico, eseguite da pittori: produrre quindi una sorta di libro illustrato. Ma per motivi finanziari, o la cura di altre opere, distolsero Marino dal suo progetto iniziale, accontentandosi della sola stampa dei capricci poetici.
ALTRE OPERE. Tra le raccolte minori di Marino troviamo la Murtoleide (scritto satirico contro Murtola), gli Epitalami, le Egloghe boscherecce (antologia delle composizioni giovanili a carattere pastorale), il poema sacro La Strage degli In-nocenti (poema epico-religioso).
LA LIRA. La pubblicazione delle Rime avviene nel 1602, ed è divisa in due par-ti: la prima parte contiene 454 sonetti ordinati per materia in Amorosi, Marittimi, Boscherecci, Eroici, Lugubri, Morali e Sacri; nella seconda parte troviamo invece 255 madrigali e 18 tra canzoni e canzonette meliche in metro oraziano. Dopo 10 anni di attività, nel 1614, Marino pubblicò la raccolta definitiva delle rime, intitolata “La Lira”, facendo una scelta delle Rime del 1602, aggiungendo però una terza parte, divisa in Amore, Lodi, Lagrime, Divozioni e Capricci, per un totale di 413 componimenti. A prima vista, “Le Rime” non appaiono eccessi-vamente innovative rispetto a Tasso; le novità che possiamo riscontrare, sem-brano piuttosto essere riprese da alcune tematiche di Tasso, e lo stile dei com-ponimenti non appare eccessivamente ricco di artifici formali, come metafore e allitterazioni, ma viene tutto usato con misura. Nella Prima Parte della Lira ri-salta la sezione delle Rime Marittime: suggestione dei Paesaggi, tematica amo-rosa (pescatore Fileno e la Ninfa Lilla); fusione tra il cielo e mare è metafora dell’unione degli amanti. Nella Seconda Parte, composta da madrigali, compo-sizioni graziose, che in questo periodo ebbero particolare fortuna. Nella Terza Parte c’è la Sezione degli Amori, dove i personaggi diventano vittime del con-cettismo di Marino, dove compaiono personaggi estremi (schiava negra del so-netto), sui quali Marino agisce con ossimori, paronomasie e antitesi.
SAMPOGNA. Nel 1620 Marino pubblicò una raccolta di otto idilli mitologici (Orfeo, Atteone, Arianna, Europa, Proserpina, Dafni, Siringa, Piramo e Tisbe) e quattro pastorali (la bruna pastorella, la ninfa avara, la disputa amorosa, i so-spiri d’ergasto). L’opera si apre con cinque lettere, per mezzo delle quali Marino rivendica a sé l’introduzione del genere idillico nella letteratura italiana, e si di-fende dalle accuse dei suoi detrattori, che lo accusavano di plagio. Marino giu-stappunto fa una distinzione tra traduzione e imitazione. La traduzione è legit-tima purché provenga da fonti classiche; da lui non è molto usata (se non in Proserpina, Piramo e Tisbe e La Disputa Amorosa); l’imitazione, invece, consi-ste nel dare nuova forme alle cose vecchie o anche vestire di vecchia maniera le cose nuove: è comune a tutti i poeti, e tra gli idilli è riconducibile ad Orfeo, Atteone, Arianna ed Europa. Nella Sampogna, all’interno di ogni componimen-to, troviamo parti narrative (in endecasillabi o endecasillabi e settenari) e parti discorsive, composte da vari metri.
ADONE. L’Adone è l’opera a cui Marino dedicò la sua vita. E’ un poema mitolo-gico di quasi 41000 versi, distribuiti in venti canti. Nato come un poemetto in tre canti, è stato col tempo dilatato, fino a raggiungere dimensioni tali da di-ventare il poema più lungo della nostra letteratura. L’adone si presentò come
una poema di tipo barocco: infatti, la dilatazione del poema, avvenne per mez-zo di episodi secondari, mitologici, sentimentali, mondani, storici, che vennero apportati alla struttura classicista di base. Sul piano stilistico il poema marinia-no si presenta come una sorta di sintesi antologica della letteratura antica e di tutta la produzione dell’autore. La lingua scelta dall’autore è quella comune ita-liana, aperta all’uso di neologismi e dialettalismi. La pubblicazione avvenne in Francia, poiché Marino aveva paura che la censura ecclesiastica non lasciasse passare certi racconti amorosi presenti nel poema. Furono mosse molte critiche all’opera di Marino, come il rimprovero della violazione dei principi aristotelici, la mancanza di unità, impurità linguistica e macchinosità stilistica.