STORIA DI CARTAGINE

STORIA DI CARTAGINE

STORIA DI CARTAGINE


FONDAZIONE DI CARTAGINE

Antica colonia fenicia, presumibilmente fondata nell’814 a .C. sulle coste dell’Africa settenterionale, vicino all’odierna Tunisi, occupava una posizione chiave nel Mediterraneo. Cartagine porta nel nome il segno della sua fondazione: Cartago in latino, come karkèdon in greco, è la trascrizione approssimativa del fenicio hastad Quart che significa ” Città Nuova.” Il nome indica infatti che la città era una colonia edificata dai Fenici venuti da Tiro intorno all’814 a.C. Questa data, tramandata da vari storici antichi, è stata sostanzialmente confermata dalla ricerca archeologica. Infatti una campagna di scavi internazionale dell’UNESCO (1974) ha permesso di rilevare l’esistenza nella città antica di abitati che risalgono alla prima metà dell’VIII secolo a. C. La città era conosciuta dai suoi abitanti punici o fenici come la “Città Nuova”, probabilmente per distinguerla da Utica, la “città vecchia”. Costruita su una penisola che si protende nel golfo di Tunisi, Cartagine aveva due ottimi porti collegati da un canale e dominati da un colle, sul quale vi era la Birsa, una fortezza cinta da mura. Molti sono i miti relativi alla fondazione della città che sono sopravvissuti attraverso la letteratura greca e latina; uno di questi narra che il fratello di Elissa, Pigmalione di Tiro, fece uccidere il marito della sorella, per carpirne le ricchezze. Elissa, quindi, lascio’ la città e dopo lunghe peregrinazioni, approdo’ sulle coste libiche dove fondò Cartagine.


STORIA

I primi anni di Cartagine, posta nel Mar Mediterraneo, sono definiti da una lunga serie di rivalità fra le famiglie proprietarie terriere e le famiglie dei commercianti e marinai. In genere, a causa dell’importanza dei commerci per la città, la fazione “marittima” controllava il governo e durante il VI secolo a.C. Cartagine cominciò ad acquisire il dominio dell’area del Mediterraneo occidentale. Mercanti ed esploratori costruirono una vasta rete di commerci che portarono una grande prosperità e un largo potere alla città-stato (una città-stato è una città che si governa da sola).

All’inizio del V secolo a.C. Cartagine era il più importante centro commerciale della regione, una posizione che avrebbe mantenuto fino alla sua caduta per mano romana. La città aveva conquistato i territori delle antiche colonie fenicie e le tribù libiche allargando la sua dominazione su tutta la costa dell’Africa dall’odierno Marocco ai confini dell’Egitto. La sua influenza si allargava inoltre nel Mediterraneo con il controllo della Sardegna, Malta le Isole Baleari e la parte occidentale della Sicilia. Erano state stabilite colonie anche in Spagna. In tutto il Mediterraneo occidentale resistevano all’imperialismo commerciale cartaginese solo Marsiglia le colonie greche e i commercianti etruschi.


RELIGIONE 

La fenicia Cartagine era famosa per i sacrifici dei bambini , di questa pratica ci parlano alcuni storici antichi: Plutarco (46-120 d.C.), Tertulliano, Paolo Orosio e Diodoro Siculo. Scavi archeologici moderni tendono uno confermare la versione di Plutarco. Solo in un cimitero per bambini chiamato “tophet” (“area sacra”) è stata deposta fra il 400 a.C. e il 200 a.C. una quantità stimata di 20.000 urne. Queste urne contenevano le ossa di neonati e in qualche caso di feti o di bimbi attorno ai due anni. D’altra parte è stato anche ipotizzato che quelle trovate fossero semplicemente le ossa cremate di bambini morti naturalmente. I pochi testi Cartaginesi che ci sono rimasti non menzionano i sacrifici di bambini. Il dibattito fra gli storici e gli archeologi rimane aperto.
Cartagine venerava molti dei. La suprema coppia divina era formata da Tanit e Baal. Nei primi secoli i rituali della città includevano danze ritmiche tratte dalla tradizione fenicia e sembra che la Dea Astarte fosse molto popolare. Nel periodo di massimo splendore Cartagine ospitava un grande numero di divinità provenienti dalle civiltà greca, etrusca ed egizia.


GOVERNO
Il Governo di Cartagine era un’oligarchia (governo dei pochi). Il potere della città era detenuto dalla potente casta sacerdotale e dai sovrani locali che venivano divinizzati dopo la loro morte. Selinunte come tutte le città cartaginesi, era governata da un re che, tuttavia, doveva tenere conto sia del Consiglio degli Anziani che dei proprietari terrieri.
Detentori del potere supremo erano i Suffeti (Giudici) che duravano in carica un anno. Più tardi uno o due Suffeti, che si suppone esercitassero il potere giudiziario ed esecutivo, ma non quello militare (riservato ai generali), erano scelti fra le famiglie più potenti e influenti.
Il Senato (notabili anziani) e l’assemblea popolare formata da grandi uomini (Alta camera), si dividevano il potere legislativo e prendevano le decisioni più importanti. Non si sa pero ‘ se i Suffeti venissero eletti da un consiglio o direttamente dal popolo in assemblea. Anche se il popolo poteva avere qualche influenza sulla legislazione gli elementi democratici erano piuttosto deboli a Cartagine e l’amministrazione della città era sotto il fermo controllo degli oligarchi.


LE GUERRE PUNICHE

Prima Guerra Punica:
scoppiò perché i Mamertini (banda impadronitasi di Messina) richiesero l’ammissione alla Lega Italica nel 264 a.C. L’offerta fu accettata dai Romani e i Cartaginesi considerarono questo comportamento un’intromissione in questioni di loro competenza. Il primo scontro a Milazzo nel 260 a.C. fu vinto dalla flotta Romana (grazie al “corvo”, ponte mobile e uncinato che veniva agganciato alla nave nemica e permetteva di effettuare combattimenti corpo a corpo, come se fossero sulla terraferma). Nel 256 a.C. Roma assediò Cartagine con il console Attilio Regolo che dettò condizioni di resa troppo dure. Perciò Cartagine resistette all’assedio distruggendo l’esercito nemico. I Romani, imponendo un prestito ai nobili, ricostruirono una flotta che annientò nel 241 a. C. presso le isole Egadi la flotta cartaginese. I Cartaginesi chiesero la pace. La Sicilia fu annessa a Roma e fu tolta la libertà politica ai suoi abitanti che erano governati da un magistrato romano. Roma, minacciando Cartagine di un nuovo assedio, prese la Corsica e la Sardegna. Conquistò, sconfiggendo i Galli nel 222 a.C. l’Italia settentrionale e infine anche la Dalmazia.
Seconda Guerra Punica:
A Cartagine c’erano due partiti : i proprietari terrieri, contrari a una nuova guerra per paura di perdere le loro terre, e il resto della popolazione favorevole alla ricostruzione dell’impero (famiglia Barca: Amilcare, suo fratello Asdrubale, e Suo figlio Annibale ). Annibale odiava profondamente Roma e riteneva di poterla sconfiggere inducendo le popolazioni sottomesse in Italia ad allearsi con Cartagine in cambio della libertà. Nel 219 a.C. Roma dichiarò guerra a Cartagine mandando in Spagna un esercito comandato da Scipione. Annibale varcò le Alpi, solo sulle rive del Ticino incontro ‘i Romani, nel 218 a.C. e li sconfisse. I Galli, sottomessi da poco, si allearono ad Annibale. I Cartaginesi si impadronirono dell’Italia settentrionale e, presso il lago Trasimeno, tesero un’imboscata all’esercito romano distruggendolo. Il Senato ordinò allora di abbattere i ponti sul Tevere e nomino’ un dittatore, Quinto Fabio Massimo. Questi, visto l’esito disastroso delle precedenti battaglie frontali, preferì adottare una tattica di logoramento, impegnando l’avversario con attacchi di sorpresa, fiaccandone le forze. Annibale stabilì in Puglia i suoi quartieri. Roma si convinse che le sconfitte precedenti erano frutto solo di imboscate e mandò così un grande esercito presso il villaggio di Canne, il 2 agosto 216 a.C. per uno scontro a campo aperto. Quasi tutto l’esercito (70.000 uomini), cadde in battaglia, compreso il console Emilio Paolo . Liberando senza riscatto i prigionieri italici, Annibale conquistò il favore di alcune popolazioni italiche. Parve che la Lega italica si disgregasse, Lucani e Sanniti si ribellarono e Capua aprì le porte ad Annibale . Roma ricostruì l’esercito. Molti partecipanti alla Lega italica compresero che un dominatore straniero sarebbe stato peggiore dei Romani, perciò si schierarono con Roma. Siracusa, alleata con Annibale, fu assediata e resistette sino al 212 a.C. Capua venne riconquistata e punita. I romani conquistarono anche la capitale della Spagna cartaginese, Cartagena . Nel 210 a. C. Roma inviò in Africa un esercito di volontari al comando di Scipione, i Cartaginesi richiamarono Annibale in difficoltà. Cartagine dovette accettare durissime condizioni di pace: rinunciarono ad ogni possesso fuori dall’Africa, consegnarono la flotta, pagarono una forte indennità di guerra, non poterono dichiarare guerra senza l’autorizzazione di Roma.
Terza Guerra Punica:
Annibale rimase a governare portando Cartagine ad un certo benessere. Roma voleva Annibale e questi scappò prima in Siria, formando un esercito che venne sconfitto, e poi in Bitinia dove fu tradito e preferì il suicidio nel 183 a.C. Intanto Massinissa provocava Cartagine con saccheggi, il re numida infatti, sicuro dell’appoggio romano e intenzionato ad impossessarsi di una parte del territorio cartaginese, compiva da tempo ripetute scorrerie oltre confine con ogni sorta di pretesto. Dopo aver più volte richiesto inutilmente l’intervento di Roma i governanti punici ,armato un esercito, entrarono in guerra contro i Numidi senza chiedere
l’autorizzazione romana, come prevedeva il trattato di pace. Il Senato colse l’occasione per dichiarare guerra a Cartagine, i romani attendevano questo momento e nel 149 a.C. scoppiò la terza guerra punica. Nonostante Cartagine fosse tornata sui suoi passi, Roma era decisa a distruggere la città ed affidò l’incarico al generale Scipione Emiliano. Il senatore Catone era un sostenitore di questa politica. La città venne rasa al suolo e fu sparso del sale sul terreno per renderlo sterile. Sopravvissero comunque il capitalismo e l’abilità nel commercio che già i Fenici avevano tramandato al mondo.


COMMERCIO
Cartagine a partire dalla metà del VII secolo a. C aveva esteso la propria influenza politica e commerciale sull’Africa settentrionale su parte della Spagna, sulle Isole Baleari, sulla Sardegna, sulla Corsica e su quasi tutta la Sicilia. Protagonista di un vero e proprio imperialismo marittimo, per secoli Cartagine fu padrona incontrastata delle rotte mercantili e dei traffici per mare nel bacino occidentale del Mediterraneo. Ai suoi due porti giungevano, dal mare o dall’entroterra , l’oro dal Marocco, l’argento dalla Spagna, l’ avorio e gli schiavi e dall’Africa centrale, queste merci e i prodotti dell’artigianato cartaginese (tessuti di porpora, gioielli, vasellame pregiato e comune, armi), trasportati dalla flotta mercantile in tutto il Mediterraneo, costituivano la base della ricchezza di Cartagine. L’oggetto dei loro traffici comprendeva inoltre i prodotti delle miniere d’ argento e di piombo, la manifattura di letti e la biancheria, la lavorazione del legno, la produzione di ceramica, gioielli e vetri semplici e di poco valore e infine l’esportazione di animali selvaggi (provenienti dalle giungle africane),frutta, noci, avorio e oro.
Dediti principalmente al commercio, i Cartaginesi giunsero ad armare una flotta di eccezionale potenza, protetta da un esercito numeroso e temibile, in questo modo Cartagine poteva disporre in qualsiasi momento di un esercito ben addestrato, ben armato, motivato al combattimento attraverso compensi di denaro e, in molti casi, assai feroce, perchè costituito da persone che praticavano la guerra come mestiere. Per di più a Cartagine vigeva la spietata usanza di infliggere la pena di morte ai comandanti sconfitti in battaglia: in questo modo non soltanto venivano eliminati dei buoni soldati, ma non si garantiva ai generali la serenità necessaria per mettere a punto strategie di guerra e affrontare situazioni imprevedibili.


VITA QUOTIDIANA E ALIMENTAZIONE

La vita quotidiana e le usanze della famiglia punica erano estremamente semplici. Le famiglie si costituivano attorno al padre, tra gli svaghi erano compresi i bagni termali, la pesca e la caccia. I Cartaginesi si nutrivano di cereali e olio d’oliva, erano famosi per la bellezza delle loro vesti soprattutto quelle di lino o di lana che essi sapevano tingere con abilità. L’abito della gente comune consisteva in un gonnellino corto arrotolato intorno ai fianchi e una lunga tunica senza cintura ; veniva poi sempre usato il lebbede (tipico copricapo). I gioielli costituivano motivo di vanto di ogni cartaginese, infatti sia uomini che donne portavano vistosi gioielli come collane, bracciali ecc. Per quanto riguarda la cucina, i cartaginesi non mangiavano carne di maiale, in alternativa preferivano la carne di cane e amavano molto le verdure tra cui le più apprezzate erano: il cavolo, i piselli e il carciofo.


 

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