STORIA DELL IRLANDA DAL 8000 aC– 1600

STORIA DELL IRLANDA DAL 8000 aC– 1600

Nell’8000 a.C. arrivarono in Irlanda i primi abitanti dalla Scozia e dall’Inghilterra. A questi primi colonizzatori si aggiunsero altre ondate di invasori provenienti da Francia e Spagna. 

Nel 100 a.C. ci fu l’ultima ondata immigratoria che lasciò l’impronta più rilevante sul carattere irlandese: quella dei Gaeli. La società gaelico-irlandese non conobbe nessuna forma di organizzazione politica romana, essa era caratterizzata dalla frammentazione politica e dalla guerra endemica, nonostante ciò queste genti condividevano una lingua comune, un comune codice di leggi, una comune tradizione di poesia orale e di musica, una storia comune che sfumava nella leggenda. In un’epoca nella quale nessun paese costituiva una nazione nel senso moderno del termine l’Irlanda aveva una propria identità culturale che potremmo interpretare come unità nazionale, ma anche come identità nazionale che, ricordando il saggio di M. Hroch, è l’elemento chiave per analisi del processo di formazione della nazione.

Grazie all’azione di un missionario britannico-romano (432 d.C.), che più tardi sarebbe stato canonizzato San Patrizio, il cristianesimo soppiantò il paganesimo, ma in realtà era la fusione riuscita del cristianesimo con la cultura gaelica, che così conobbe una fioritura senza precedenti. 

Nel 795 l’Irlanda venne sconvolta dall’arrivo dei vichinghi, definiti “Danesi” dalla tradizione popolare ma in realtà erano norvegesi. Essi eseguirono massacri, incendi, razzie seminando il terrore. Nel 1014 un sovrano della contea di Clare, il Gran Re Brian Boru, che era riuscito ad ottenere l’Alta Sovranità, sconfisse a Clontarf un grande esercito composto da vichinghi e da irlandesi della regione di Leinster; mentre gli altri re d’Irlanda aspettarono l’evolversi degli eventi. I vichinghi divennero col tempo parte della storia irlandese e grazie ai matrimoni misti, finirono per diventare essi stessi degli irlandesi.

Il 1° maggio 1170 nell’estremità sudoccidentale della contea di Wexford, sbarcò un piccolo esercito di Normanni. Gli invasori normanni non erano uomini del re d’Inghilterra, ma di un suo vassallo, il conte di Pembroke, detto Strongbow, ed erano stati chiamati in aiuto dal re irlandese di Leinster in lotta col proprio Grande Re. Strongbow conquistò Dublino e sposò la figlia del re di Leinster succedendogli al trono dopo la sua morte. I normanni penetrarono, grazie alla loro superiorità militare, in tutta l’Irlanda, salvo l’Ulster centro-occidentale. A questo punto, però, intervenne Enrico II, re d’Inghilterra. Il suo scopo non era quello di sottomettere gli irlandesi, ma di ricondurre all’obbedienza Strongbow. Fu questo il vero inizio dell’intervento inglese in Irlanda. Anche i nuovi invasori alla fine contrassegnarono matrimoni misti, adottarono leggi e costumi dell’isola diventando “più irlandesi degli irlandesi”.

Nel 1366 uno dei primi parlamenti irlandesi, riunitosi a Kilkenny, cercò di proibire per legge la “irlandizzazione” degli inglesi nati in Irlanda. Ma il tentativo non ebbe alcun effetto. Il governo regio finì per trovarsi quasi assediato in una zona di poche centinaia di chilometri quadrati intorno a Dublino, protetta da fortificazioni, detta “the Pale”. La corona britannica non aveva alcun potere effettivo oltre il Pale, dove regnava l’anarchia.

Nel 1534 Enrico VIII decide di mettere fine all’anarchia irlandese perché la grande casata dei Fitzgerald, conti di Kildare (la casata che avrebbe dovuto rappresentare l’autorità della Corona inglese in Irlanda) era in aperta ribellione contro il sovrano. Enrico VIII decise che tutti i signori irlandesi avrebbero dovuto consegnare le loro terre alla Corona inglese, che le avrebbe restituite loro in forma di beneficio, sancendo il dominio della Corona su di esse.

Nel 1558 Elisabetta I sale al trono d’Inghilterra, vi è una rinnovata intransigenza del governo inglese nel far rispettare il proprio volere. I rappresentanti della regina in Irlanda erano inglesi appena giunti dall’Inghilterra e non più i vecchi signori anglo-irlandesi che nel passato si erano mostrati indipendenti. L’esercito della Corona era ora composto da inglesi provenienti dall’Inghilterra. Nel 1562 iniziarono una serie di guerre tra Vecchi Inglesi e nuovi inglesi appoggiati a seconda della convenienza da irlandesi favorevoli al nuovo ordine o contrari. Ma chi ne fece le spese maggiori fu la gente comune. Gli inglesi giunti di recente consideravano l’Irlanda e i suoi abitanti come una terra da conquistare e civilizzare, ma questa “civilizzazione” fu condotta con la violenza, il terrore e la paura. Col regno di Elisabetta I, per la prima volta l’Irlanda si trovava sotto l’effettivo controllo del governo inglese. Le fondamenta della tradizionale ostilità irlandese per il dominio inglese furono gettate proprio all’epoca di Elisabetta I.

Il fallimento della Riforma in Irlanda servì a legare insieme Vecchi Inglesi e irlandesi gaelici che rimanendo cattolici, acquistarono un nuovo elemento che li distingueva dai funzionari della Corona e dai coloni protestanti inglesi. La Riforma non aveva avuto successo in Irlanda per la difficile comunicazione ed informazione a causa di un territorio paludoso e privo di strade; perché il governo inglese aveva già difficoltà a imporre la legge dello stato senza doversi impegnare anche in questioni religiose;  l’imposizione del protestantesimo avrebbe potuto offrire ai sudditi irlandesi il pretesto religioso di  chiedere aiuto alle potenze cattoliche europee come la Spagna.

L’ultimo dei grandi capi gaelici irlandesi, Hugh O’Neill, che la regina Elisabetta I aveva nominato conte di Tyrone, voleva che il suo Ulster mantenesse una sua autonomia. Il suo obiettivo, l’equilibrio tra la lealtà alla regina Elisabetta e l’indipendenza dell’Ulster, era incompatibile. Alla fine l’identità gaelica di O’Neill ebbe la meglio. Alleatosi con il suo vicino dell’Ulster, Hugh O’Donnell, il conte di Tyrone dopo aver combattuto per la regina inglese ora gli si rivoltava contro.

Nel 1598 a Yellow Ford, O’Neill inflisse una clamorosa sconfitta a un esercito inglese comandato dal cognato di Hugh. Alla vigilia di natale del 1601 O’Neill, O’Donnell e gli spagnoli che arrivarono in aiuto del conte di Tyrone furono sconfitti nella battaglia di Kinsale dalle forze inglesi. Fu la fine dell’Irlanda gaelica. O’Neill fece atto formale di sottomissione alla Corona e ottenne il perdono.

NON CI ARRENDEREMO MAI !

(1600 – 1700)

Nel 1603 Giacomo I sale al trono e si rafforza il predominio inglese in Irlanda e in particolare nell’Ulster. Nel 1606 avvenne un insediamento privato organizzato da alcuni coloni scozzesi protestanti nella penisola di Ards. Questo insediamento protestante sulla costa orientale dell’Ulster divenne la testa di ponte attraverso la quale singoli coloni scozzesi si introdussero nell’Irlanda del Nord. I nuovi coloni scozzesi si distribuirono in tutto l’Ulster. La grande maggioranza dei coloni nell’Ulster era di origine scozzese e non inglese, vale a dire che si trattava non di anglicani ma di presbiteriani. 

Il 4 settembre 1607 una nave francese issò l’ancora e salpò da Rathmullen portando verso un volontario esilio gli ultimi capi gaelici che tentarono di ribellarsi al dominio inglese: Hugh O’Neill, conte di Tyrone e di Rory (erede di Hugh O’Donnell) conte di Tyrconnell. La fuga dei due conti colse di sorpresa  gli inglesi. O’Neill abbandonò l’Irlanda perché si era reso conto che ormai sarebbe stato signore dell’Ulster solo di nome. Il conte era continuamente sottoposto alle angherie dei funzionari inglesi che, tra l’altro, ostacolavano la religione cattolica ed esigevano tributi in cambio del permesso di praticarla. O’Neill arrivò a temere per la sua stessa vita.

Le terre dei due conti che costituivano gran parte dell’Ulster dopo la loro fuga furono incamerate dalla Corona che cercò di usarle per un sistematico tentativo di trapiantare in Irlanda coloni provenienti dall’Inghilterra e dalla Scozia. Si trattò della cosiddetta Colonizzazione dell’Ulster, pianificata dal governo inglese tra il 1608 e il 1610, c’erano già stati episodi analoghi che però erano falliti. Ma stavolta il progetto di colonizzazione (anche se il pensiero prevalente era che si trattasse di una “civilizzazione”) si differenziava per l’ordine di grandezza, per la volontà di far tesoro dell’esperienza e per la disponibilità di capitali assicurata da alcune compagnie commerciali della City di Londra. La Irish Society, la società che si assunse la responsabilità della colonizzazione cambiò il nome della contea di Derry in Londonderry.

Il piano era quello di redistribuire tutta la terra della contea di Derry a coloni inglesi e scozzesi, che non avrebbero potuto avere degli affittuari irlandesi; una piccola parte della contea sarebbe stata affidata a soldati, i quali invece avrebbero potuto avere affittuari irlandesi. Un’altra parte di territorio sarebbe andato agli irlandesi che avrebbero pagato alla Corona il doppio della rendita annua pagata dai coloni.  Comunque le finalità politiche dell’operazione non furono raggiunte infatti non si riuscì a colonizzare in maniera uniforme le contee con una popolazione protestante proveniente dalla Gran Bretagna, ma il risentimento degli irlandesi gaelici e cattolici non fu per questo minore: essi si ritenevano i legittimi proprietari di tutto il territorio. I protestanti si sentivano insicuri e dovettero trasformare le loro fattorie in fortezze e vigilare continuamente sulla loro ricchezza. La colonizzazione dell’Ulster da parte dei protestanti inglesi e scozzesi progredì gradualmente ma vigorosamente. L’Ulster, che era in precedenza la regione più compattamente gaelica e cattolica, si trovava ora ad avere una popolazione mista, con interessi e credi religiosi contrapposti. 

Il 23 settembre 1641 si verificò una grande ribellione di irlandesi gaelici e cattolici i quali, pur proclamandosi a gran voce fedeli alla Corona, in realtà si batterono con ferocia per recuperare le terre che erano state loro sottratte. La ribellione era diretta contro i nuovi coloni in tutto il territorio irlandese, ma poiché era nell’Ulster che la colonizzazione era stata più profonda, fu qui che ebbe le conseguenze più gravi. Ciò che rese la ribellione così sconvolgente per i protestanti furono le notizie sulle atrocità che accompagnarono lo scoppio dell’insurrezione. In base ad alcune testimonianze risulta che i capi dei ribelli irlandesi si comportarono umanamente verso i loro prigionieri e pare che le atrocità non fossero parte di una politica deliberata quanto il risultato dell’indisciplina. È comunque incontestabile che durante la prima fase della ribellione del 1641 nell’Ulster vennero effettivamente perpetrati molti atti di brutalità contro i coloni inglesi e scozzesi. La rivolta del 1641 ebbe un’importante ripercussione sulla situazione generale dell’Irlanda: gli interessi dei due gruppi di cattolici irlandesi, i gaelici e i Vecchi Inglesi, vennero sempre più a coincidere ed essi si unirono nella ribellione. 

Nell’agosto 1649 sbarcò sull’isola Oliver Cromwell, l’uomo che avrebbe approfondito il solco tra protestanti e cattolici. Egli sferrò il primo colpo a Drogheda, l’azione di Cromwell fu spietata, l’ordine di uccisione fu limitato ai soli soldati ma di fatto furono coinvolti anche donne e bambini, nessun prete cattolico fu risparmiato. Gli ufficiali si arresero ma vennero passati a fil di spada. Cromwell considerava il massacro di Drogheda una vendetta per le atrocità commesse dai cattolici durante la ribellione del 1641, ma gli abitanti di Drogheda non avevano preso parte alla rivolta e del resto la città era sempre stata all’interno dei confini del Pale. L’esercito di Cromwell si diresse vittorioso verso il sud. La città di Wexford venne presa d’assalto, furono massacrati 2000 persone tra cui vi erano anche donne e bambini. Dopo la presa di Wexford, Cromwell emanò un editto draconiano col quale vennero distribuite le terre dei cattolici irlandesi agli inglesi e gli irlandesi furono costretti ad andarsene in un’altra provincia nella parte occidentale dell’Irlanda. 

Quando al trono salì il cattolico Giacomo II (1685), i cattolici pensarono fosse giunto il loro momento, infatti Giacomo II nominò dei cattolici ad alte cariche dello stato in Irlanda e un parlamento irlandese (dominato dai cattolici), revocò le espropriazioni di terre effettuate da Cromwell. A Londonderry cominciò a spargersi la voce che i cattolici irlandesi fedeli a Giacomo II e ostili a Guglielmo d’Orange (Guglielmo III) stavano attaccando e massacrando i protestanti come era accaduto nel 1641. Quando la tensione era ormai al culmine, giunse la notizia che sarebbe stata inviata nella città una guarnigione cattolica fedele al re Giacomo II per sostituire la precedente. Di fronte a questa situazione i cittadini di Londonderry si divisero fra coloro che erano favorevoli all’ingresso nella città della guarnigione e chi non lo era. La decisione ufficiale fu quella di accogliere la guarnigione. A questo punto tredici apprendisti artigiani si impadronirono delle chiavi della città e il 7 dicembre 1688 sbatterono le porte di Londonderry in faccia al comando delle truppe di re Giacomo II. L’assedio della città da parte delle forze di Giacomo II ebbe inizio solo qualche mese più tardi. Quando Giacomo II in persona si presentò sotto le mura della città, il comandante protestante della guarnigione si dichiarò favorevole alla resa, ma venne immediatamente esautorato dai cittadini e dovette abbandonare la città travestito da soldato semplice. La vita della città all’interno delle mura del castello iniziò a farsi dura, si moriva di fame e per le malattie. Nel giugno 1689 venne sparato dalla guarnigione regia un proiettile di mortaio non esplosivo in quanto esso recava un piccolo foro sulla punta che conteneva una lettera comunicante le condizioni di resa. Il proiettile si rivelò comunque esplosivo per la storia successiva dato che la decisa risposta degli assediati fu: “Non ci arrenderemo mai!”. Nel luglio 1689 le navi inglesi di ancora nel Foyle, che erano state fermate dal blocco navale predisposto dalle truppe di Giacomo II, forzarono il blocco stesso e risposero vigorosamente al fuoco di artiglieria nemico riuscendo a passare e ad approdare al molo sotto le mura della città coi tanto attesi rifornimenti. L’assedio di Londonderry era finito. Nel 1690 Guglielmo d’Orange sbarcò sull’isola sconfisse Giacomo II.