STORIA DEI COMUNI

STORIA DEI COMUNI

STORIA DEI COMUNI


Dopo il mille sorsero nelle città i comuni, associazione di cittadini che volevano governarsi da soli. I comuni rivendicarono poteri di governo all’interno della città chiedendo di eleggere i magistrati, di stabilire le tasse, di amministrare la giustizia, di arruolare gli uomini per difendere la città. Ma i poteri esercitati da comune spettavano di diritto all’imperatore, i comuni si svilupparono per lo più nelle zone periferiche dell’impero, come l’Italia centro-settentrionale da cui gli imperatori per lungo tempo rimasero assenti. Non si svilupparono invece nell’Italia Meridionale, dove la presenza dei re normanni soffocò soffocò sul nascere ogni tentativo di autonomia da parte dei cittadini. I comuni dell’Italia Centro-Settentrionale cominciarono quindi a scegliere da soli i propri capi, a darsi delle leggi, a prendere decisioni che riguardavano lo sviluppo della città, la sua economia e la sua autodifesa. Tuttavia i cittadini partecipavano solo in minima parte a queste decisioni. IL comune rappresenta senza dubbio un enorme progresso rispetto al governo dispotico ed ereditario del signore feudale; al suo interno il potere è affidato a più persone anziché ad una sola; le cariche pubbliche è sempre appartenente ad una classe sociale privilegiata. In un primo tempo la classe dominante è formata dai nobili che si sono trasferiti in città. In questa fase il comune era governato da consoli che duravano in carica un solo anno. Accanto al console funzionava un parlamento generale, composto dal popolo riunito nella piazza principale detta arengo e chiamato inizialmente ad eleggere i consoli e prendere le decisioni più importanti. Questa assemblea cittadina viene ben presto sostituita da un Consiglio Maggiore, composto dai cittadini più importanti, che prende le decisioni più generali. Per le decisioni più urgenti è riservato è creato un Consiglio Minore. Che ha anche il compito di assistere i consoli nella loro attività di governo. Successivamente aumenta nella città l’importanza dei mercanti e degli artigiani. Allora queste classi cercano di ridurre il potere della piccola nobiltà. In questo periodo in cui i borghesi tendono a pesare di più nel governo della città, il comune è governato da un uomo solo il podestà. Che resta in carica per un anno e che proviene da un’altra città per essere più imparziale nei confronti delle fazioni interne del comune. Sempre in questo periodo, gli artigiani e i mercanti, diventati più numerosi e ricchi, tendono ad unirsi in Arti o Corporazioni, associazioni che raccolgono tutti coloro che lavorano in un determinato settore (arte della lana, arte della seta, arte del vetro). Esse stabiliscono i prezzi dei prodotti e i salari dei dipendenti per evitare la concorrenza, regolano i sistemi di lavorazione in modo da garantire la qualità dei prodotti fabbricati nella città. Inoltre le Corporazioni esercitano una forte pressione sulle decisioni del comune, in modo che siano protetti gli interessi dei ceti borghesi.