STATO CRISTIANO-SOCIALE DEI GESUITI

STATO CRISTIANO-SOCIALE DEI GESUITI

Una vicenda unica ed irripetuta nella conquista dell’America fu la costituzione dei cosiddetti STATI MISSIONARI. Fin dall’inizio della penetrazione spagnola, fu evidente la violenta contrapposizione tra la brutale politica di sfruttamento degli indigeni operata dai colonizzatori ed i tentativi di protezione offerti da alcuni ordini religiosi. La difesa di popolazioni considerate come destinatarie privilegiate del messaggio evangelico era possibile, secondo i religiosi, solamente isolando gli indigeni dai colonizzatori spagnoli.

I più attivi ed i più risoluti nel realizzare questo disegno furono i GESUITI. Nella regione del Paraguay tra il 1610 ed il 1628 furono istituite tredici comunità o riduzioni (reducciones) nelle quali vivevano oltre 100.000 indios, in prevalenza guarani. Le riduzioni erano organizzate sui principi dell’eguaglianza sociale e della comunità dei beni, nel tentativo di costituire una vera e propria repubblica cristiana dove i principi evangelici venissero concretamente vissuti.

Presto questi villaggi ben organizzati divennero obiettivo dei bandeirantes, meticci brasiliani (provenienti dai territori di San Paolo), cacciatori di schiavi, che consideravano una preda molto ambita gli indios convertiti, educati e già addestrati al lavoro. In pochi anni ne furono catturati circa 60.000. Le riduzioni furono costrette a spostarsi più a sud, oltre le cascate dell’Iguacù, dove la difesa era più agevole. Altrove, nelle zone dei fiumi Uruguay e Rio Grande do Sul, i gesuiti organizzarono una risposta armata e sconfissero nel 1641 le truppe dei bandeirantes. Passate alla storia come tentativo di dar vita a forme di collettivismo economico-sociale a base religiosa o come realizzazione di uno “Stato ideale della Controriforma”, le reducciones gesuite furono per oltre un secolo e mezzo un grandioso esperimento “culturale” e sociale. Un esperimento che mirava non solo a convertire popolazioni primitive al cristianesimo, ma anche ad educarle al lavoro agricolo ed artigianale e ad una nuova organizzazione di vita.

L’introduzione delle più avanzate tecnologie occidentali fu favorita da un’abile politica educativa, nel rispetto delle tradizioni indigene. Così l’addestramento al lavoro non fu forzato, ma seguì le vie della competizione e del gioco; l’organizzazione della comunità vide convivere l’autorità tradizionale dei capitribù con una rappresentanza municipale eletta. Giocavano inoltre a favore dei gesuiti fattori magici e rituali che consentivano loro di mantenere un rigido controllo sulle comunità indigene.

Obiettivo e condizione di sopravvivenza delle riduzioni era tenerle lontane dalla “civiltà” e controllarne le relazioni umane e commerciali. Questo filtro e questa mediazione suscitarono presto l’ostilità dei coloni europei delle zone costiere, che vedevano ostacolati i propri metodi di impiego della manodopera e le proprie regole di mercato. Lo Stato cristiano-sociale dei gesuiti non sarebbe potuto sopravvivere senza il consenso dell’autorità civile. Ma quando nel 1750 la Spagna cedette al Portogallo i territori del Paraguay, dove erano situate le riduzioni, gli indios, sostenuti dai gesuiti, opposero una resistenza armata. Questo fatto, unito all’avversione per i gesuiti e per il loro “Stato sacerdotale”, fornì al primo ministro portoghese, il marchese di Pombal, il pretesto per la chiusura delle riduzioni. Due anni dopo la Compagnia di Gesù sarebbe stata soppressa in Portogallo e nel 1767 lo sarebbe stata in Spagna.