SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO OSSI DI SEPPIA
PARAFRASI
Durante la mia vita ho avuto molte volte l’ occasione di conoscere il male : si è manifestato nel ruscello che gorgoglia come un lamento, nella foglia secca, nel cavallo caduto a terra. Non ho conosciuto altro bene al di fuori di quello della realtà negata : e questa indifferenza l’ho conosciuta nella statua di pietra, nella
Temi
Nella prima strofa il poeta illustra, con tre immagini pregnanti, cosa sia il male; nella seconda passa a individuare, con altre tre immagini fortemente rilevate, quel poco di bene che è concesso agli uomini.
- Il male di vivere: lo spunto è quello del pessimismo cosmico leopardiano (come definito al v. 104 del Canto notturno di un pastore errante dell’Asia: “[…] a me la vita è male”).
- foglia riarsa: l’elenco, la climax ascendente, delle manifestazioni concrete del “male” è ulteriormente sottolineato dal netto enjambement tra i v. 3-4, duplicato nella seconda quartina ai v. 7-8 (“nella sonnolenza | del meriggio”).
- Lo stato sofferente della natura e il momento “negativo” della contemplazione della realtà da parte di Montale è ravvisabile in un ruscello ostacolato nel suo corso, in una foglia colta nel suo accartocciarsi, in un cavallo stramazzato, tutti correlativi oggettivi del “male di vivere”.
- divina indifferenza: per Montale la disamina dei mali del mondo condotta nella prima quartina non può che condurre, come unica e precaria forma di felicità e bene, all’indifferenza rispetto ai propri tormenti interiori. Non a caso le immagini della seconda quartina sono statiche e nettamente contrapposte al dinamismo pur sofferente della natura, catturato in modo così efficace nella prima strofa. La contrapposizione si esprime anche nelle scelte foniche: ai suoni “rivo”, “foglia”, “cavallo”, si contrappongono i suoni aspri della serie “strozzato”, “gorgoglia”, “incartocciarsi”, “stramazzato”.