SOPHIE KOWALEVSKI

SOPHIE KOWALEVSKI


Sophie Kowalevski nacque a Mosca il 15 gennaio 1850, figlia di un ufficiale d’artiglieria dell’esercito russo, discendente del re ungherese Mattia Corvino e visse gran parte della sua giovinezza nel villaggio di Palibino, vicino a Pietroburgo. Ebbe la tipica educazione delle ragazze di buona famiglia dell’epoca in Russia: imparò il francese e l’inglese ed in più, grazie agli istitutori di famiglia, varie nozioni di matematica.

Poiché le università russe dell’epoca erano chiuse alle donne, per poter acquisire la libertà di andare a studiare all’estero nel 1868 contrasse un matrimonio di convenienza (almeno nei primi anni) con Vladimir Kowalevski. Era quello il momento in cui le teorie nichiliste stavano diffondendosi in Russia e sotto la loro influenza non solo lei, ma molte altre donne russe negli ultimi decenni del secolo scorso emigrarono in varie università europee in cerca di un’emancipazione culturale negata in patria. Questo movimento favorì indirettamente l’apertura alle donne delle università dell’Europa occidentale. Anche l’Italia fu toccata da questo fenomeno: presso l’Università di Napoli si laurearono in medicina e chirurgia Anna Kuliscioff (1885) e Giulia Sofia Bakunin (1893) e in chimica Marussia Bakunin (1895).

A Heidelberg la Kowalevski seguì i corsi dell’università in forma non ufficiale poiché non le fu possibile esservi ammessa regolarmente; incontrò Gustav Kirchoff, Hermann Helmholtz, Paul Du Bois-Reymond e Leo Könisberg. Le fu consigliato di andare a Berlino a seguire i corsi di Karl Theodor Wilhelm Weierstrass, il quale, poiché anche a Berlino l’accesso all’università era negato alle donne, per quattro anni le diede lezioni private fino al 1874, quando ella ottenne dall’università di Gottinga il dottorato in matematica (in absentia), primo in matematica assegnato ad una donna ed uno dei primi in assoluto in Europa, con tesi sotto la direzione dell’illustre analista.

Nel 1875 la Kowalevski tornò in Russia, dove purtroppo, malgrado il dottorato e il suo apprezzato lavoro scientifico, i suoi tentativi di avere una posizione accademica non ebbero successo. Giocarono a suo sfavore il fatto che fosse donna, il suo passato, mai del tutto sepolto, di simpatizzante rivoluzionaria e infine, forse, anche la sua appartenenza alla scuola di analisi tedesca non gradita agli analisti russi più vicini alla scuola francese. Nell’anno del ritorno in Russia la Kowalevski interruppe la corrispondenza con Weierstrass ed il loro fruttuoso sodalizio scientifico; i contatti ripresero saltuariamente nel 1878, anno della nascita della sua unica figlia e poi, regolarmente, a partire dal 1880, quando ella riprese il lavoro matematico dopo un periodo di abbandono dedicato alla ricerca di un lavoro, alla scrittura di opere letterarie ed alla vita mondana moscovita. In seguito tornò a Berlino in cerca di una posizione che neppure il celebre Weierstrass riuscí a procurarle. Infine, per interessamento dell’amico Gösta Mittag-Leffler, influente direttore degli Acta Mathematica, divenne professore all’università di Stoccolma. Nel frattempo nel 1883 il marito si era suicidato per rovesci finanziari. A Stoccolma in quel periodo scrisse lavori letterari, un secondo lavoro sulla propagazione nei cristalli (in cui Vito Volterra troverà un errore), il lavoro sul problema della rotazione di un corpo solido attorno ad un punto fisso con cui vinse il prestigioso premio Bordin; divenne membro del comitato di redazione degli Acta Mathematica. Nel 1889 cercò ancora invano di trovare in Russia una posizione accademica; Pafnutij Ljwówitsch Tchebycheff riuscí solo a farla nominare corrispondente dell’Accademia delle Scienze. Tornò quindi a Stoccolma e qui morí improvvisamente nel 1891.

La Kowalevski lasciò 10 lavori di matematica, romanzi, racconti e commedie. Una figura cosí complessa, affascinante e dalla vita tormentata culturalmente, socialmente ed affettivamente ha suscitato molto interesse sia nella comunità matematica che al di fuori di questa; ella è stata presa come figura simbolo nelle battaglie per l’emancipazione della donna.

Il suo valore scientifico è stato riconosciuto da molti celebri matematici della sua epoca: dal suo maestro Weierstrass, da Leopold Kronecker che scrisse il toccante necrologio sul Journal für die reine und angewandte Mathematik (1891, volume 108, numero 1), da Mittag-Leffler, dai matematici di Heidelberg, da Tchebycheff, da Joseph-Louis Bertrand, da Eugenio Beltrami e molti altri. Ciononostante la sua posizione nella storia della matematica è stata ripetutamente discussa, sostanzialmente sulla base di due elementi. Il primo è l’errore trovato da Volterra nel suo secondo lavoro sulla rifrazione della luce.

 

L’altro elemento di discussione interviene spesso nel giudizio su tutte le donne matematiche di cui abbiamo parlato: esso è l’influenza sulla loro produzione scientifica di eminenti personalità maschili che esse ebbero a fianco. Qualche dato in proposito emerge dalle note biografiche che ho riportato, inoltre nell’elenco del Rebière molte altre donne matematiche o più generalmente scienziate, sono mogli, sorelle o figlie di più celebri colleghi; sembra però che questo fatto abbia più che altro contribuito ad iniziarle ad un mondo che sarebbe rimasto a loro precluso a causa del tempo in cui vissero. Analogamente, un altro elemento comune a molte studiose, emergente dall’analisi dell’elenco del Rebière è il vantaggio di appartenere ad un’elevata classe sociale: esso ha certamente influenzato positivamente lo sviluppo delle vocazioni alla scienza. Ciononostante il puntiglio con cui Loria (Loria, 1936) stabilisce una precisa relazione tra produzione scientifica femminile e dipendenza dai suggerimenti di un uomo, attribuendo ad essi il merito delle opere femminili sembra eccessivo e non tiene conto che l’opera di ogni studioso risente dell’ambiente in cui nasce e delle persone con cui l’autore interagisce. Dunque nulla toglie al merito di Agnesi il fatto che essa abbia avuto contatti con Ramiro Rampinelli, con Jacopo Riccati e altri suoi contemporanei e che la Germain fosse in relazione con Gauss, Legendre, Poisson e altri notevoli scienziati.

Nel caso della Kowalevski il legame con Weierstrass fu senza dubbio profondo e stimolante, per la giovane allieva, ma, forse, anche per l’anziano e solitario maestro. Nelle Vorlesungen Uber die Entwicklung der Mathematik im 19. Jahrhunder del 1926 Felix Klein si può cogliere qualche dubbio sull’originalità delle idee della Kowalevski; questi dubbi sono ripresi da altri, per esempio da Eric Temple Bell nel suo Men of Mathematics del 1937 e nel 1986 da Chowdhury. Esistono le lettere di Weierstrass alla Kowalevski, mentre quelle di lei a lui furono distrutte da Weierstrass alla notizia della sua morte; nessun documento storico prova senza discussione che ciò che questa studiosa ha prodotto o è falso o è dovuto a Weierstrass, come è insinuato dai detrattori di lei. Dunque mi sembra che la Kowalevski possa comparire nella storia della matematica non solo come eroina dell’emancipazione femminile, ma come dignitosa studiosa che se non ha aperto nuove strade nella matematica, ha comunque sviluppato qualche buona idea e che ella possa essere assunta come paradigma del fatto che le pioniere nella matematica di cui ho parlato rappresentano figure eccezionali non tanto e non solo per quello che hanno prodotto, ma per le condizioni eccezionali in cui ciò è avvenuto.

Malgrado i riconoscimenti accademici ottenuti dalla Kowalevski, il periodo eroico dell’inserimento delle donne nella professione di matematiche non è finito con lei, come provano le vicende della vita della grande algebrista tedesca Emmy Noether (23 marzo 1882-1935). Malgrado fosse figlia del celebre matematico Max e malgrado ella godesse della stima di Klein e David Hilbert le fu negata una posizione all’università di Gottingen. A questo riguardo lo sdegno di Hilbert si manifestò nella famosa osservazione che il sesso non ha nulla a che vedere con queste cose, poiché, dopotutto, l’università non è un bagno pubblico. La Noether subí in seguito anche le persecuzioni razziali contro gli ebrei e solo pochi anni prima di morire ebbe un regolare stipendio da professore di matematica negli Stati Uniti.

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