SONO UNA CREATURA DI GIUSEPPE UNGARETTI

SONO UNA CREATURA DI GIUSEPPE UNGARETTI

Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916

Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede

La morte
si sconta
vivendo 

Nell’agosto arido, il poeta trae ispirazione dal paesaggio del brullo e pietroso Monte S.Michele: paragona il suo pianto, in un rapporto analogico, ad una pietra del San Michele, come una pietra è freddo, è duro, è prosciugato, refrattario ossia respinge il calore, è privo di vita. Il pianto del poeta è muto, interiore, non si vede. La ripetizione della congiunzione all’inizio di cinque versi consecutivi costituisce una figura retorica: è l’anafora. Gli aggettivi in realtà non sono utilizzati per definire la pietra, ma la condizione dolorosa del poeta. La parola chiave della poesia è “pianto”. La vita è così dolorosa che la morte sembra una liberazione che si paga appunto con la sofferenza della vita stessa.