SONETTO D’EPIFANIA CAPRONI SCHEMA METRICO
Sopra la piazza aperta a una leggera
aria di mare, che dolce tempesta
coi suoi lumi in tumulto fu la sera    Â
d’Epifania ! Nel fuoco della festa
rapita, ora ritorna a quella fiera di voci
dissennate, e si ridesta nel cuore che
ti cerca, la tua cera allegra – la tua
effigie persa in questa
tranquillità dell’alba, ove scompare
in nulla, mentre gridano ai mercati
altre donne più vere, un esitare d’echi
febbrili (i gesti un dì acclamati al tuo
veloce ridere) al passare
dei fumi che la brezza ha dissipati.
METRO: sonetto di endecasillabi a rima ABAB.ABAB.CDC.DCD; tutti i versi presentano enjambements costanti, che producono una tessitura ritmica di ampio respiro.
Scritta la sera d’Epifania del 1940, come risulta da alcuni abbozzi, fu pubblicata in “Ansedonia” II, 1, aprile 1940, poi in Finzioni (Istituto Grafico Tiberino, Roma 1941). Il richiamo a una sera di festa non può far passare sotto silenzio i numerosi riferimenti mortuari disseminati nel testo («festa / rapita», «voci dissennate», «effigie persa», «scompare / in nulla» , «dissipati») che rinviano alla morte della donna amata.
••2 dolce tempesta : cfr. Montale, Ossi di seppia, Arsenio, 27: «la tempesta è dolce».   •• 3 in tumulto fu la
sera: cfr. D’Annunzio, Maia, Laus vitae, 16, 201-203 «nell’ombra / della divina Sera, / tu multo della strada».       ••
6 dissennate: sul dattiloscritto originale era «forsennate»: cf r. L’opera in versi p.1094.  •• 8 effigie: vocabolo
caro ai crepuscolari, ripreso talora da Montale: «l a tua pensata effigie» ( Ossi di seppia, Ripenso il tuo sorriso, 9), «effigie di porpora» ( La bufera e altro, Iride, 28), «nell’effigie e nelle opere» ( Diario del ’71 e del ’72, Verboten, 8). Si veda anche Caproni Cronistoria, Era un grido, 15 «la tua effigie matura»; Poesie disperse, Senza titolo, 4-5: «cade […] / l’effigie» e Forse anche tu avrai lacrime, 9-10: «la tua umana / effigie». •• 12 echi febbrili: sintagma di gusto ermetico: cfr. ad esempio Quasimodo, Erato e Apòllion , Airone morto, 5: «echi squallidi»; Dare e avere, Lungo l’Isar, 17: «echi volubili»; o Luzi, Quaderno gotico, L’alta, la cupa fiamma, 14-15 «acuminati, / febbrili».