SOLO E PENSOSO DI FRANCESCO PETRARCA
“Solo e pensoso…” di Francesco Petrarca.ANALISI E COMMENTO.Questa poesia è tratta dall’opera “Il Canzoniere” di Francesco Petrarca, come tutti gli altri sonetti della raccolta è dedicata a Laura, la donna per la quale prova un profondo e perpetuo amore, che però non verrà mai corrisposto. Questo è un sonetto, formato quindi da due quartine e due terzine. Le rime sono incrociate nelle prime due e invece consecutive nelle due terzine. I versi sono tutti endecasillabi piani e in diverse situazioni è presente la sinalefe. Petrarca fa largo utilizzo dell’apocope, cioè accorcia la parola togliendone la vocale o consonante finale; si trovano anche alcuni casi di sincope, cioè mancano la vocale o la consonante dal centro della parola. Le pause sintattiche sono regolari e poste dopo il secondo verso d’ogni quartina e nell’ultimo verso delle terzine. Nelle prime due strofe la pausa sintattica corrisponde anche alla pausa ritmica; mentre nelle terzine dopo la virgola notiamo nella terza strofa un’antitesi (la mia vita, ch’è celata altrui) e nella quarta un parallelismo (meco, con lui). L’autore utilizza molti gruppi consonantici –mpi e -nti nelle due quartine, questo provoca una particolare sensazione di monotonia e immutabilità. Ci sono inoltre due assonanze una nella prima e una nella seconda strofa rispettivamente: solo e pensoso, schermo e manifesto. Come nella maggior parte delle opere poetiche del tempo è molto presente l’anastrofe. Ci sono inoltre molte coppie d’antitesi, soprattutto a livello contenutistico, queste si concentrano prevalentemente tra la seconda e la terza strofa. Tutti i tempi verbali sono al presente, questo sta a significare delle emozioni che Petrarca continuava a vivere e non sola mente dei particolari momenti passati della sua vita. Questo amore sofferto lui lo visse per tutta la vita, anche se spera (come dice nell’ultimo versetto) di distaccarsene. Il tema principale del componimento è sicuramente la persecuzione dell’amore nei confronti di Petrarca. Lui infatti non riesce a sfuggire, non riesce a restare solo neanche per riflettere perché l’immagine di Laura gli appare in mente e lui non riesce a dissolverla. Lui vorrebbe fuggire dalla città, dalla vita, dalle persone vorrebbe solamente ritirarsi con se stesso. A differenza che in “erano i capei d’ora a l’aura sparsi” non viene utilizzata l’omofonia per invocare la donna, ma il personaggio è sottointeso e ben chiaro per chi conoscesse almeno un po’ il poeta. Il registro utilizzato in questa poesia è molto più malinconico, pessimista e sofferente di altri sonetti da lui stesso composti, ad esempio in “Erano i capei…” lui è comunque triste a causa della decadenza della bellezza di °Laura, ma non si perde d’animo e continua ad amarla; invece nel sonetto analizzato l’amore sembra per lui quasi una pena, una continua sofferenza, qualcosa che se non ci fosse sarebbe tanto meglio, da come lo descrive può sembrare ai nostri occhi una punizione inflittagli alla quale non riesce più a slegarsi. Questa visione dell’amore è molto triste e malinconica, tipica di Petrarca. PARAFRASI Solo e pensoso i più deserti campi Solitario e pensieroso i luoghi più abbandonati Altro schermo non trovo che mi scampi Altro rifugio non so trovare che mi protegga sì ch’io mi credo omai che monti et piagge cosicché credo ormai che monti, pianure Ma pur sì aspre vie né sì selvagge Del resto nessun angusto e solitario luogo altra analisi METRO: Sonetto con schema di rime ABBA ABBA CDE CDE In questo sonetto, uno dei più celebri del Canzoniere, compaiono alcuni temi ricorrenti della poesia di Petrarca: la ricerca della solitudine, il contatto con la natura, il pudore dei propri sentimenti. |