SINTESI LA PRIMA RIVOLUZIONE INGLESE 1641-1649

SINTESI LA PRIMA RIVOLUZIONE INGLESE 1641-1649 

SINTESI LA PRIMA RIVOLUZIONE INGLESE 1641-1649

A Elisabetta, ultima dei Tudor e senza eredi, successe Giacomo  Stuart, figlio di Maria Stuart e già re di Scozia. Con Giacomo I (1603-25) iniziò non solo una nuova dinastia ma si ebbe l’unificazione, nella persona del sovrano, di due paesi diversi, separati e spesso in lotta tra loro: la Scozia calvinista e pastorale e l’Inghilterra anglicana ed ormai potenza commerciale e coloniale.
Scozia ed Inghilterra rimasero però ancora regni separati ed indipendenti e la loro effettiva fusione avvenne solo all’inizio del 1700. L’avvento della nuova dinastia determinò la nascita di forti contrasti e tensioni tra la corona e il parlamento, contrasti che sfociarono poi nelle due rivoluzioni del 1640-49 e del 1688-89. Tale contrasto si manifestò subito già sotto il regno di Giacomo I, e si aggravò sotto il regno di Carlo I (1625-49), successore di Giacomo I.
Carlo I accentuò le tendenze assolutiste della dinastia Stuart (che non voleva accettare le limitazioni e le prerogative del parlamento), perseguitò i puritani (= coloro che cercavano di trasformare l’anglicanesimo in senso calvinista) ed i presbiteriani (= calvinisti) scozzesi e fece invece concessioni ai cattolici, ponendosi contro la volontà delle due Camere.

Ciò portò ad una reazione del parlamento che costrinse il re ad approvare la famosa Petizione dei diritti del 1628, che stabilì quali fossero i limiti dell’autorità regia e quali fossero invece le garanzie costituzionali: il re ad esempio non poteva più imporre tributi straordinari senza l’approvazione del parlamento e inoltre era tenuto a convocarlo regolarmente. Carlo I cedette ma, pochi mesi dopo, sciolse il parlamento e per dieci anni non lo convocò più, instaurando un vero e proprio dispotismo, con arresti e persecuzioni.

Maturarono in questi anni i germi della prima rivoluzione inglese: infatti nel 1640 il re fu costretto a riconvocare il parlamento per chiedere il denaro necessario a condurre la guerra contro gli scozzesi che si erano ribellati.
Fu quello il Corto parlamento (dal 13 aprile al 5 maggio del 1640), subito sciolto dal re per la forte opposizione che si delineò in esso. Nelle elezioni che seguirono a tale scioglimento l’opposizione prevalse ancora, ma il nuovo parlamento non si lasciò più sciogliere e passò alla storia col nome di Lungo parlamento (1640-1653). Si crearono così le condizioni di una lunga e sanguinosa guerra civile che sconvolse l’Inghilterra: da un lato il re e dall’altro il parlamento. Questa guerra iniziò nel 1941 (N.B. in alcuni testi si indica come data di inizio il 1642) e si concluse nel 1649, con la condanna a morte del re (la prima esecuzione di un sovrano europeo) e la nascita della prima repubblica parlamentare della storia, detta Commonwealth.
Nel nuovo Stato fu sciolta la Camera dei Lords e il parlamento fu ridotto alla sola Camera dei Comuni: questa rivoluzione rappresentò, sul piano sociale, la vittoria della borghesia in ascesa. Il protagonista della repubblica fu O. Cromwell, un gentiluomo di campagna che organizzò l’esercito repubblicano e lo guidò verso la vittoria, ma poi assunse poteri così ampi da trasformarsi in un vero e proprio despota, tanto che sciolse il parlamento e si fece nominare Lord Protector.
Di fatto quella di Cromwell fu una forma di dittatura militare, tanto che nel 1653 assunse la carica di Lord Protector e dopo poco sciolse anche la Camera dei Comuni. L’unico organo istituzionale che poteva controllare e censurare il suo operato, il Consiglio di Stato, venne formato da uomini appartenenti alla sua cerchia. Il Cromwell cercò di imporre, con metodi forti e repressivi, il regime repubblicano a popolazioni che invece preferivano la vecchia monarchia.
Egli infatti soffocò con violenza spietata la rivolta dei cattolici irlandesi e dei calvinisti scozzesi. Il potere personale di Cromwell, che era nello stesso tempo capo dello Stato e capo dell’esercito, si scontrò tuttavia con gli interessi di quella borghesia che lo aveva sostenuto nella lotta contro il re e la nobiltà.

La sua dittatura infatti escludeva la borghesia da qualsiasi forma di partecipazione alla vita politica e, d’altra parte, la necessità di mantenere un forte esercito e un adeguato apparato di governo, obbligò il Cromwell a imporre nuove tasse, che colpirono soprattutto il ceto borghese: ciò determinò la nascita di una consistente opposizione sociale. Egli tuttavia rifiutò, per varie ragioni, l’invito a trasformarsi in sovrano.
Tra i provvedimenti economici più noti di questo periodo ci fu l’Atto di navigazione del 1651, che consentì solo alle navi inglesi, oppure del paese di produzione delle merci stesse, di importare in Inghilterra. Con tale Atto si colpirono in particolare gli interessi economici dell’Olanda, che era ormai divenuta una pericolosa concorrente sul piano dei commerci e della politica coloniale e che, con le sue navi, trasportava e vendeva merci di altri paesi.
Alla morte del Cromwell (1658) gli successe per breve tempo il figlio Riccardo, che però rinunciò perché non possedeva le capacità politiche e la forte personalità del padre. Per uscire da una pericolosa situazione di incertezza e debolezza, le classi dirigenti e l’esercito (rappresentato soprattutto da George Monck, un generale che aveva fatto carriera proprio nell’esercito di Cromwell) prepararono il ritorno degli Stuart: fu riconvocato quello che restava del Lungo parlamento e fu approvata una dichiarazione che riconobbe a Carlo II, figlio del sovrano decapitato, il diritto a ritornare sul trono inglese, purché accettasse il nuovo ordinamento civile e i diritti e le prerogative del parlamento.
Così nel 1660 Carlo II Stuart (1660-85) divenne sovrano e il principio della continuità dinastica e istituzionale venne rispettato.

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